La pellicola è stata presentata alla festa del cinema di Roma
di Paola Dei
Suggestivo e a tratti metafisico racconto del regista argentino Pablo Aguero, Eva no duerme, ripercorre le orme della travagliata sepoltura di Evita Peron, che, dopo aver sposato il politico sudamericano da cui prese il cognome, divenne essa stessa attivista, simbolo di salvezza per alcuni e di manipolazione per altri, controversa nelle sue molteplici rappresentazioni ma pur sempre sorprendentemente ricordata e passata alla storia come capo spirituale di un popolo divenuto poi immagine di culto.
Aguero racconta l’inenarrabile e lo fa attraverso il corpo della donna morta di cancro nel 1952 e rimasta esposta a tutti fino al 1955, momento in cui un nuovo colpo di stato militare destituì il presidente e fece sparire la sua salma ritrovata 19 anni dopo.
Molte delle complicate vicende legate alla sua sepoltura restano ancora ignote in mezzo a trame di fitte possibilità che il cineasta lascia intuire, dedurre, senza mai imporci una storia delineata. La prima parte dell’opera, stupendamente costruita ci mostra l’imbalsamatore, lo stesso che ebbe in cura il corpo di Lenin, che attraverso un sofisticato processo di lavorazione cerca di modificare alcune caratteristiche fisiche di Evita, segni impressi dalla psiche sul corpo. Le suggestioni che il cineasta ci regala avvincono e convincono mentre ci avviamo a scoprire le parti più umane della donna sotto un incarnato azzurrato che sembra conferirle quel ruolo di culto e mistero nel quale é ancora avvolta. Si dice che l’imbalsamatore prese in carico Evita due mesi prima della morte per poterla studiare meglio e cogliere quelle caratteristiche che avrebbe dovuto modificare o mettere in evidenza attraverso sofisticate tecniche con le quali é riuscito a restituirle fascino e carisma.
La seconda parte più frammentata resta avvolta da un alone di fitto mistero, di trame sospese che lascia però accesa la curiosità negli spettatori.
Si mormora che colui che aveva in custodia il corpo di Eva dopo il colpo di stato, una notte sentì strani rumori in casa, pensando ad un ladro sparò ma in realtà uccise la moglie e questo permise di trasportare il corpo della Peron senza destare sospetti.
Fu portata in Italia, si mormorava che fosse in Vaticano, in realtà la sua tomba era in un cimitero di Milano dove é rimasta per molti anni per poi essere riconsegnata al marito che a sua volta, sposatosi con un’altra donna, tenne il corpo per altri due anni per poi seppellirla finalmente nella cappella della famiglia Duarte, questo il vero nome di Eva, nel cimitero di Recoleta, a Buenos Aires.
Le vicende di Evita sono raccontate nel libro “Santa Evita” di Tomás Eloy Martínez
Sappiamo che in Argentina il sessantesimo anniversario dalla sua morte verrà celebrato con la stampa di 20 milioni di copie di una banconota da 100 pesos che avrà impressa la sua immagine.