CHIUSI. Eva Braun, donna innamorata che sta per morire, icona enigmatica di una tragedia che intreccia l’amore incondizionato con la più esaltata incarnazione del potere criminale e le altre donne, le figure femminili legate ad Hitler nel momento della caduta inarrestabile del Terzo Reich. È “Eva (1912 – 1945) unplugged” una produzione Teatro i, con Federica Fracassi, regia di Renzo Martinelli, che la Fondazione Orizzonti d’Arte in collaborazione con l’associazione Noi Giovani Banca Valdichiana, portano sul palco del Teatro Mascagni per il Giorno della Memoria, martedì 27 gennaio, ore 21.15, ingresso gratuito. La tragedia mancata e grottesca, in cui Eva è un’eroina per cui non si può non provare tenerezza, nonostante tutto, proprio come se l’oggetto del suo amore potesse essere dimenticato, mette in scena un infinito amore, quello al di là del bene e del male, in cui affiora la paura. Paura dell’abbandono, paura dello strapotere dell’amato, paura della propria fragilità di amanti, paura che l’amore finisca, paura che l’amore si realizzi, paura dell’amore stesso e di quello che l’amore può chiedere. Tra il 29 aprile e il 1° maggio 1945, nel bunker sotterraneo del Palazzo della Cancelleria di Berlino, alcuni dei principali rappresentanti del partito nazionalsocialista si suicidano. Poche ore prima Hitler sposa Eva Braun; poche ore dopo i due si uccidono con le fiale di cianuro testate sul pastore tedesco del Führer, il primo a morire. E poche ore dopo Magda Goebbels somministra le fiale ai sei figli addormentati. Ancora poche ore, e anche Magda e il marito si avvelenano allo stesso modo. Ecco Eva e Magda: donne innamorate di Hitler, fedeli al loro amore fino all’ultimo istante e dispensatrici di una gran quantità di amore declinato secondo diverse forme: c’è fedeltà di amante, fedeltà di adepto, sottomissione, devozione, preghiera e quella paura che anima il progetto di Teatro i “Innamorate dello spavento”, di cui “Eva” è la seconda parte. La Braun è una donna votata a un nazismo ubbidiente in cui non crede affatto, le sue azioni sono mosse dall’amore per l’uomo. Lei stessa si riconosce romanticamente in Rossella O’Hara; l’amore è il fil rouge che lega le due eroine distanti nel tempo. Un parallelo che fa respirare l’aria dolciastra della passione e i gas della guerra, in cui la colonna sonora di Via col Vento scandisce i momenti di questa sua identificazione: più volte Eva si avvicina a un leggio, indossa le cuffie e al microfono elenca le possibilità infinite della storia di Rossella mentre la regia proietta spezzoni significativi del film. I “se fosse”, “se avesse”, “se solo”, ripetuti ossessivamente ricostruiscono la trama della sua stessa vita fatta di speranza ma anche di fatale rassegnazione.