di Gianni Basi
SIENA. Quello di lunedì 10 agosto (ore 21,15 in Sant’Agostino), sarà l’ottavo appuntamento dell’Estate Musicale Chigiana e si svolgerà all’insegna della dolcezza. Non aspettatevi grandi virtuosismi, qui prevarranno sentimenti aleggianti e sereni, si volerà con Mozart, ci si cullerà con Schubert.
Sei eccezionali personaggi, la sola volta tutti insieme in questa estate concertistica senese, e subito in replica alle 21,15 al Chiostro di Torri di Sovicille (martedì 11) e nel Cortile di Palazzo Piccolomini a Pienza (mercoledì 12) per “I Maestri Chigiani”, giocheranno coi nostri stati d’animo e produrranno sensazioni indicibili. Sei personaggi in cerca d’amore, da trasmettere a piene dosi. Con Accardo, Giuranna e Meneses appena reduci dal concerto di giovedì scorso nelle navate dell’Abbazia di Monte Oliveto, suoneranno Antony Pay, Franco Petracchi e Roberto Arosio. E con, in più, un gruppo di allievi chigiani fra i migliori in violino, violoncello e viola. Una piccola orchestra. Questi allievi, che sono il tratto distintivo fondamentale del lavoro chigiano sui giovani, saranno i talenti di domani e, molti di loro, già lo sono diventati. Pensiamo a Laura Marzadori, Jonian Ilia Kadesha, Pavel Guerchovitch e Francesca Dego del corso di violino di Accardo, Daniel Palmizio ed Elena Faccani di quello di viola di Giuranna, e Friederike Kieine, Cristina Basili, Kenji Nakagi e Paolo Bonomini cellisti del corso di Meneses. Era giusto citarne almeno alcuni, fra i tanti e tanti che ogni anno arrivano in Chigiana da tutto il mondo per i corsi estivi di perfezionamento, attribuendo ad essi il merito di affiancare poi durante i concerti i nomi celebri dei loro maestri, ex allievi anche loro ed ora svettanti nell'olimpo dei più grandi interpreti del classico.
Di Salvatore Accardo, che ormai a Siena è un’istituzione, ammiriamo la poesia che trae dal suo violino e quando occorre l’ardore, così come si è presi dai suoi gesti misurati nei momenti in cui dirige volteggiando l’archetto e andando a braccio, senza spartito. Da ragazzo suonava con Stern, Casals, Segovia, Oistrack, e quanto da loro ha imparato lo semina con gioia ai suoi allievi, e alla musica.
Bruno Giuranna viene da “I Musici” e dal “Trio Italiano d’Archi”, mitiche formazioni cameristiche del passato, e dalle viole suonate con von Karajan e i Philharmoniker. Ha insegnato alla Royal Academy of Music di Londra e alla Hochschule der Künste di Berlino, ha inciso i “Trii di Beethoven” con Anne-Sophie Mutter e Mstislav Rostropovich, ha vinto in qualità di direttore il Grand Prix du Disque a Parigi per la registrazione con David Geringas dei concerti per violoncello di Boccherini.
Il brasiliano Antonio Meneses, allievo del massimo cellista sudamericano Antonio Janigro, si afferma in Germania e vince nell’82 l’ambito “?aikowskij” di Mosca. Collabora poi con von Karajan, Muti, Rostropovich, Abbado, Terminakov e Chailly, e nella musica da camera ha come compagni Nelson Freire, Cristina Ortiz e Gèrard Wyss. Dal 2007 insegna al Conservatorio di Berna e dà master class in Europa, America e Giappone suonando da sempre col suo fedele violoncello “Alessandro Gagliano” costruito a Napoli nel 1730.
Antony Pay, dopo i trascorsi di primo clarinetto e membro fondatore della London Sinfonietta oltre che strumentista principe della Royal Philharmonic Orchestra e della Academy of St. Martin-in-the-Fields, ha collaborato con compositori di fama eccelsa, da Boulez a Stockhausen, da Henze a Maxwell Davies e Berio. In questi anni prevalentemente si dedica alle incisioni in studio delle partiture più celebri per clarinetto ed orchestra con autori quali Mozart, Weber e Crusell, scrive per riviste di musica antica, insegna ai master class alla Royal Academy of Music e nei corsi estivi chigiani, ed è ospite delle maggiori orchestre scandinave e statunitensi.
Anche Franco Petracchi, considerato a livello mondiale uno dei massimi concertisti di contrabbasso, insegna in Chigiana come pure all’Accademia Stauffer di Cremona, ed è autore di numerose revisioni e rielaborazioni editoriali di testi classici. Suona con un rarissimo “Rossi”, spesso in compagnia del cellista Bruno Filippini, ed è ospite in varie orchestre europee nella direzione di opere di Salieri, Cherubini, Rossini e Stravinsky oltre a tenere la cattedra di contrabbasso al Conservatorio di Ginevra ed essere richiesto nei Paesi scandinavi, Spagna e Stati Uniti, per insegnare ai giovani i segreti di questo strumento importantissimo in orchestra: il più grande fra “gli archi”, e quello dal suono più profondo.
Il suono invece universalmente più dolce del classico, che ben si confà ai brani di Mozart e Schubert di cui ora diremo, è quello del pianoforte. A suonarlo, tra una fitta tessitura di archi, sarà il monzese Roberto Arosio, pianista a tutto campo, vincitore di premi prestigiosi nei concorsi internazionali e duettista formidabile in tastiera con Lorena Caffini, primi al “Premio Brahms” nel ’98, e col clarinettista Paolo Beltramini col quale ha tenuto strepitosi concerti a Montepellier per Radio France ed alla Beethovenhalle di Bonn. Arosio, che negli anni ’90 è stato membro dell’Orchestra Giovanile Europea, ha suonato sotto la direzione di Carlo Maria Giulini, Georges Prêtre, Rostropovich e Aschenazy, ed è attualmente componente del Gruppo di Studio “Ottorino Respighi” di Venezia nonché titolare della cattedra di pianoforte presso la “Civica Scuola di Musica di Casatenovo”, nella Brianza lecchese.
Dall’amalgama di questi sei maestri, mostri non solo di bravura ma carichi di un bagaglio di esperienze notevolissime, si leveranno in Sant’Agostino le note veramente amabili di cui dicevamo in apertura. Del “Quintetto per clarinetto e archi K.581”, che Mozart compose per l’amico clarinettista Anton Stadler nel 1789, raccomandiamo non solo l’attenzione alla limpidezza del tutto, ma in particolare la purezza poetica del secondo movimento, quello del “largo”. I critici ne parlano come di “una delle pagine più dolci e struggenti mai ascoltate”. E pensare che Mozart la scrisse in un momento di totale desolazione, cose che andavano male, periodo no nell’ispirazione, valanghe di debiti. Tanto che fu lui stesso a gridare al miracolo. La seconda pagina, quella di Schubert col famoso “Quintetto in la maggiore D.667 detto La Trota”, ci immerge praticamente nella fresca carezza dell’acqua (e sì che ci vorrebbe…) oppure nella dimenticata pace del liquido amniotico, scegliete voi. Bello, anzi bellissimo, il brano non fu in verità tutta farina di Schubert ma frutto di una serie di variazioni apportate alla traccia di un quintetto di Johann Nepomuk Kummel, pianista di lui amico e allievo tra l’altro di Mozart. Ebbene, il risultato è una sorta di eccitazione gioiosa continua, brillante nei legami, nei passaggi, e soprattutto nella parte del re maggiore in cui la trota guizza, col pianoforte a fare scale in su e in giù in tastiera, ma dolcemente, insinuando la voglia di ciondolarvi gioiosi appresso.
Tutto ciò, avverrà lunedì 10 agosto. Ma, per chi se lo perdesse, c’è sempre la replica del martedì a Sovicille e del mercoledì a Pienza.
Senza dimenticare altre due date importanti degli eventi chigiani, immediatamente successive: giovedì 13, in Palazzo Chigi alle ore 21,15, ci sarà il concerto finale degli allievi di canto di Raina Kabaivanska. Molti se la ricorderanno, negli anni ’80 e ’90 quando era una delle primedonne della lirica, anch’ella definita “divina” come la Callas, fra le poche ad aver cantato con Cappuccilli e Domingo contemporaneamente e con von Karajan a dirigere, e in una indimenticabile “Tosca” con Pavarotti e la bacchetta di Daniel Oren.
Infine, sia giovedì 13 che venerdi 14, le penultime tappe dei concerti dei “Maestri Chigiani in Terra di Siena” con Boris Belkin al violino e l’Orchestra della Toscana diretta da Alessandro Pinzauti: il 13 alle 21,15 al Cortile di Palazzo Piccolomini a Pienza e, il 14, sempre alle 21,15, al Teatro Mascagni di Chiusi. Musiche di Haydn, Bach, Mozart e ?hajkowskij. Quali? Subito una sorpresa: la “Sinfonia in sol maggiore n.94” di Haydn detta appunto “La Sorpresa”, e poi uno “Scherzo”… ingegnato da ?hajkowskij col suo gran bel tempo di valzer in do maggiore op. 34, a conclusione della serata. Fra i due brani, gemme tra le gemme, la soavità dei concerti in re minore di Bach n.1043 e di Mozart in re maggiore n.218.
Dal 10 al 15 agosto insomma, una esclusiva cinque giorni tutta che suona, tutta carina, molto estiva, molto chigiana.
SIENA. Quello di lunedì 10 agosto (ore 21,15 in Sant’Agostino), sarà l’ottavo appuntamento dell’Estate Musicale Chigiana e si svolgerà all’insegna della dolcezza. Non aspettatevi grandi virtuosismi, qui prevarranno sentimenti aleggianti e sereni, si volerà con Mozart, ci si cullerà con Schubert.
Sei eccezionali personaggi, la sola volta tutti insieme in questa estate concertistica senese, e subito in replica alle 21,15 al Chiostro di Torri di Sovicille (martedì 11) e nel Cortile di Palazzo Piccolomini a Pienza (mercoledì 12) per “I Maestri Chigiani”, giocheranno coi nostri stati d’animo e produrranno sensazioni indicibili. Sei personaggi in cerca d’amore, da trasmettere a piene dosi. Con Accardo, Giuranna e Meneses appena reduci dal concerto di giovedì scorso nelle navate dell’Abbazia di Monte Oliveto, suoneranno Antony Pay, Franco Petracchi e Roberto Arosio. E con, in più, un gruppo di allievi chigiani fra i migliori in violino, violoncello e viola. Una piccola orchestra. Questi allievi, che sono il tratto distintivo fondamentale del lavoro chigiano sui giovani, saranno i talenti di domani e, molti di loro, già lo sono diventati. Pensiamo a Laura Marzadori, Jonian Ilia Kadesha, Pavel Guerchovitch e Francesca Dego del corso di violino di Accardo, Daniel Palmizio ed Elena Faccani di quello di viola di Giuranna, e Friederike Kieine, Cristina Basili, Kenji Nakagi e Paolo Bonomini cellisti del corso di Meneses. Era giusto citarne almeno alcuni, fra i tanti e tanti che ogni anno arrivano in Chigiana da tutto il mondo per i corsi estivi di perfezionamento, attribuendo ad essi il merito di affiancare poi durante i concerti i nomi celebri dei loro maestri, ex allievi anche loro ed ora svettanti nell'olimpo dei più grandi interpreti del classico.
Di Salvatore Accardo, che ormai a Siena è un’istituzione, ammiriamo la poesia che trae dal suo violino e quando occorre l’ardore, così come si è presi dai suoi gesti misurati nei momenti in cui dirige volteggiando l’archetto e andando a braccio, senza spartito. Da ragazzo suonava con Stern, Casals, Segovia, Oistrack, e quanto da loro ha imparato lo semina con gioia ai suoi allievi, e alla musica.
Bruno Giuranna viene da “I Musici” e dal “Trio Italiano d’Archi”, mitiche formazioni cameristiche del passato, e dalle viole suonate con von Karajan e i Philharmoniker. Ha insegnato alla Royal Academy of Music di Londra e alla Hochschule der Künste di Berlino, ha inciso i “Trii di Beethoven” con Anne-Sophie Mutter e Mstislav Rostropovich, ha vinto in qualità di direttore il Grand Prix du Disque a Parigi per la registrazione con David Geringas dei concerti per violoncello di Boccherini.
Il brasiliano Antonio Meneses, allievo del massimo cellista sudamericano Antonio Janigro, si afferma in Germania e vince nell’82 l’ambito “?aikowskij” di Mosca. Collabora poi con von Karajan, Muti, Rostropovich, Abbado, Terminakov e Chailly, e nella musica da camera ha come compagni Nelson Freire, Cristina Ortiz e Gèrard Wyss. Dal 2007 insegna al Conservatorio di Berna e dà master class in Europa, America e Giappone suonando da sempre col suo fedele violoncello “Alessandro Gagliano” costruito a Napoli nel 1730.
Antony Pay, dopo i trascorsi di primo clarinetto e membro fondatore della London Sinfonietta oltre che strumentista principe della Royal Philharmonic Orchestra e della Academy of St. Martin-in-the-Fields, ha collaborato con compositori di fama eccelsa, da Boulez a Stockhausen, da Henze a Maxwell Davies e Berio. In questi anni prevalentemente si dedica alle incisioni in studio delle partiture più celebri per clarinetto ed orchestra con autori quali Mozart, Weber e Crusell, scrive per riviste di musica antica, insegna ai master class alla Royal Academy of Music e nei corsi estivi chigiani, ed è ospite delle maggiori orchestre scandinave e statunitensi.
Anche Franco Petracchi, considerato a livello mondiale uno dei massimi concertisti di contrabbasso, insegna in Chigiana come pure all’Accademia Stauffer di Cremona, ed è autore di numerose revisioni e rielaborazioni editoriali di testi classici. Suona con un rarissimo “Rossi”, spesso in compagnia del cellista Bruno Filippini, ed è ospite in varie orchestre europee nella direzione di opere di Salieri, Cherubini, Rossini e Stravinsky oltre a tenere la cattedra di contrabbasso al Conservatorio di Ginevra ed essere richiesto nei Paesi scandinavi, Spagna e Stati Uniti, per insegnare ai giovani i segreti di questo strumento importantissimo in orchestra: il più grande fra “gli archi”, e quello dal suono più profondo.
Il suono invece universalmente più dolce del classico, che ben si confà ai brani di Mozart e Schubert di cui ora diremo, è quello del pianoforte. A suonarlo, tra una fitta tessitura di archi, sarà il monzese Roberto Arosio, pianista a tutto campo, vincitore di premi prestigiosi nei concorsi internazionali e duettista formidabile in tastiera con Lorena Caffini, primi al “Premio Brahms” nel ’98, e col clarinettista Paolo Beltramini col quale ha tenuto strepitosi concerti a Montepellier per Radio France ed alla Beethovenhalle di Bonn. Arosio, che negli anni ’90 è stato membro dell’Orchestra Giovanile Europea, ha suonato sotto la direzione di Carlo Maria Giulini, Georges Prêtre, Rostropovich e Aschenazy, ed è attualmente componente del Gruppo di Studio “Ottorino Respighi” di Venezia nonché titolare della cattedra di pianoforte presso la “Civica Scuola di Musica di Casatenovo”, nella Brianza lecchese.
Dall’amalgama di questi sei maestri, mostri non solo di bravura ma carichi di un bagaglio di esperienze notevolissime, si leveranno in Sant’Agostino le note veramente amabili di cui dicevamo in apertura. Del “Quintetto per clarinetto e archi K.581”, che Mozart compose per l’amico clarinettista Anton Stadler nel 1789, raccomandiamo non solo l’attenzione alla limpidezza del tutto, ma in particolare la purezza poetica del secondo movimento, quello del “largo”. I critici ne parlano come di “una delle pagine più dolci e struggenti mai ascoltate”. E pensare che Mozart la scrisse in un momento di totale desolazione, cose che andavano male, periodo no nell’ispirazione, valanghe di debiti. Tanto che fu lui stesso a gridare al miracolo. La seconda pagina, quella di Schubert col famoso “Quintetto in la maggiore D.667 detto La Trota”, ci immerge praticamente nella fresca carezza dell’acqua (e sì che ci vorrebbe…) oppure nella dimenticata pace del liquido amniotico, scegliete voi. Bello, anzi bellissimo, il brano non fu in verità tutta farina di Schubert ma frutto di una serie di variazioni apportate alla traccia di un quintetto di Johann Nepomuk Kummel, pianista di lui amico e allievo tra l’altro di Mozart. Ebbene, il risultato è una sorta di eccitazione gioiosa continua, brillante nei legami, nei passaggi, e soprattutto nella parte del re maggiore in cui la trota guizza, col pianoforte a fare scale in su e in giù in tastiera, ma dolcemente, insinuando la voglia di ciondolarvi gioiosi appresso.
Tutto ciò, avverrà lunedì 10 agosto. Ma, per chi se lo perdesse, c’è sempre la replica del martedì a Sovicille e del mercoledì a Pienza.
Senza dimenticare altre due date importanti degli eventi chigiani, immediatamente successive: giovedì 13, in Palazzo Chigi alle ore 21,15, ci sarà il concerto finale degli allievi di canto di Raina Kabaivanska. Molti se la ricorderanno, negli anni ’80 e ’90 quando era una delle primedonne della lirica, anch’ella definita “divina” come la Callas, fra le poche ad aver cantato con Cappuccilli e Domingo contemporaneamente e con von Karajan a dirigere, e in una indimenticabile “Tosca” con Pavarotti e la bacchetta di Daniel Oren.
Infine, sia giovedì 13 che venerdi 14, le penultime tappe dei concerti dei “Maestri Chigiani in Terra di Siena” con Boris Belkin al violino e l’Orchestra della Toscana diretta da Alessandro Pinzauti: il 13 alle 21,15 al Cortile di Palazzo Piccolomini a Pienza e, il 14, sempre alle 21,15, al Teatro Mascagni di Chiusi. Musiche di Haydn, Bach, Mozart e ?hajkowskij. Quali? Subito una sorpresa: la “Sinfonia in sol maggiore n.94” di Haydn detta appunto “La Sorpresa”, e poi uno “Scherzo”… ingegnato da ?hajkowskij col suo gran bel tempo di valzer in do maggiore op. 34, a conclusione della serata. Fra i due brani, gemme tra le gemme, la soavità dei concerti in re minore di Bach n.1043 e di Mozart in re maggiore n.218.
Dal 10 al 15 agosto insomma, una esclusiva cinque giorni tutta che suona, tutta carina, molto estiva, molto chigiana.