MONTISI. Un piccolo “evento” teatrale che riunisce dopo due anni la tribù del fortunato “Massischermo” con un nuovo spettacolo che verrà proposto in anteprima a Montisi, sabato (17 gennaio) alle 21,30, nei locali del Cinema S.p.a.r.m.
Francesco Storelli e Guido Dispenza saliranno sul palco in un “recital” particolarissimo. Un’ora di pura narrazione, senza artifizi né particolari allestimenti… La parola ed il racconto saranno assoluti protagonisti, e cercheranno di far rivivere le suggestioni del fortunatissimo “Massischermo” che nacque al festival Orizzonte di Manfredi Rutelli e che gli attori senesi hanno poi replicato innumerevoli volte in tutta la provincia, e persino a Roma.
“Essere di Paese”, si chiama questo nuovo recital, scritto interamente da Riccardo Lorenzetti. “Essere di Paese” nel senso dell’abitare una piccola comunità, e farne parte. Ma anche “Essere di paese” inteso come individuo: un “essere” particolare, con le proprie caratteristiche e il suo specifico stile nel vivere la propria vita. Chi lo ha visto in anteprima, ne parla come uno spettacolo semplice, tenero e un po’ fiabesco.
Pieno di personaggi ai quali sarà difficile non affezionarsi, perché ognuno di loro racconterà una storia che in qualche modo ci riguarda. Storie di vecchi bar e di epiche partite vissute tutti insieme davanti alla televisione. Di splendide sfide a biliardo e di memorabili corse di biciclette, dove i protagonisti sono camionisti e fornaciai. Contadini, meccanici e maestri elementari. Storie di paese, appunto; che parlano di amicizie e di valori forti, narrati con quello stile originale e divertente, un po’ Guareschi un po’ Stefano Benni, tipico del “Massischermo”.
“Essere di Paese” ha il sapore di un ricordo agrodolce, che è vicino e lontano, ma sempre inserito in un mondo piccolo che non esiste quasi più. Testimonianza di un modo di essere che sta tramontando ma che può ancora insegnarci qualcosa.
Francesco Storelli e Guido Dispenza guideranno gli spettatori in questo viaggio come fosse una specie di “racconto a veglia”: la famosa “vegliatura”, caratteristica dei nostri luoghi e soprattutto tipica di questa stagione, quando il lavoro in campagna si fermava e la gente, intorno al fuoco, aveva ancora il desiderio e la capacità di parlarsi.