Lo scrittore presenta 'Peregrin d'amore', edito da Mondadori
POGGIBONSI. I grandi nomi della letteratura e della storia italiana sono i protagonisti del libro di Eraldo Affinati che sarà presentato a Poggibonsi sabato 4 dicembre nella sala Set del Teatro Politeama. La serata, con inizio alle 17,30, fa parte delle celebrazioni che l’amministrazione comunale di Poggibonsi ha organizzato per l’edizione 2010 della Festa della Toscana cominciate lo scorso sabato per ricordare l’abolizione della pena di morte avvenuta per la prima volta il 30 novembre del 1786 per volere del Granduca di Toscana Leopoldo di Lorena. Sarà lo stesso Eraldo Affinati a presentare il suo libro “Peregrin d’amore – sotto il cielo degli scrittori d’italia” edito da Mondadori. L’evento è organizzato in collaborazione con La Libreria di Via Trento di Poggibonsi.
Intanto, sempre nel programma della Festa della Toscana, fino a domenica 5 dicembre resta aperta nella Sala Quadri del Palazzo Comunale la mostra “100 e 100 Pinocchi” che vede esposti 375 edizioni del libro di Pinocchio in lingue straniere e dialetti italiani. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 17 alle 19 ed il mattino su prenotazione per le scuole.
Il libro parte da una domanda: cosa significa essere italiani? Eraldo Affinati lo chiede a Dante e Petrarca, Boccaccio e Leopardi, Campana e Fenoglio; ma non si limita a interrogare le loro pagine. Pellegrino nei luoghi della nostra letteratura, trasformati e resi quasi irriconoscibili dalla modernità, gli accadono le avventure più incredibili: spiega San Francesco a una giovane prostituta nigeriana, Marco Polo agli adolescenti afghani della Città dei Ragazzi, crede di riconoscere Laura fra i ciclisti che scalano il Monte Ventoso e uno dei giganti di Giambattista Vico nei bassi napoletani. Eraldo Affinati diventa Renzo in fuga nei boschi lombardi. In Sicilia scopre che Ranocchio, il famoso personaggio di Giovanni Verga, si chiama Jonut. Nelle contrade romagnole ripercorre il cammino della cavallina storna. Insegue Gozzano fino in India. Ritrova il fantasma di Cesare Pavese nel deserto di Yuma e quello di Bassani in Israele. Sosta pensieroso davanti alla casa di Primo Levi. Sprofonda nella trincea che fu di Ungaretti. Va in Albania sulle tracce di Mario Rigoni Stern. Incontra per strada Accattone di Pasolini. Finché, raggiunta la tomba di Mazzini a Genova e quella di Garibaldi a Caprera, lascia intendere che senza i nostri grandi autori, troppe volte dimenticati, ma altrettanto spesso ancora ben vivi, dichiararsi italiani non avrebbe senso.