di Giulia Tacchetti
SIENA. Pubblico straordinario nella chiesa di Sant’Agostino il 26 agosto per assistere al concerto degli allievi della Chigiana, che ha chiuso il corso di direzione d’orchestra con l’esecuzione dell’opera in un atto di Giacomo Puccini “Suor Angelica”, sotto la direzione di Alessandro Cadario e Paolo Carbone. La regia di Gianluigi Gelmetti ha prodotto risultati eccellenti: lo spazio interno della chiesa era stato organizzato in modo che il pubblico, seduto in piccoli gruppi, guardasse la parete destra della navata, nella quale erano situati l’orchestra, e leggeri allestimenti scenici, come le scale da cui la zia principessa parlerà a suor Angelica. L’esecuzione in forma semi-scenica ha valorizzato l’intensità poetica dell’opera: le suore cantano raccolte in preghiera inginocchiate ai vari altari della chiesa, alle spalle ed ai lati degli spettatori, avvolgendoli con il loro canto. Mentre le campane rintoccano, suor Angelica attraversa il chiostro-navata e raggiunge le consorelle in preghiera. Piano piano escono allo scoperto le dure regole della vita di clausura, fatta di privazioni ed umiliazioni e la triste storia della suora: di origine nobile, ella vive lì da sette anni senza avere notizie della famiglia, che l’ha rinchiusa in convento per punizione. Ecco che entra in scena la zia principessa (Annunziata Vestri), che è venuta a farle firmare una carta per dividere il patrimonio da lei amministrato dopo la morte dei genitori ed in modo implacabile le comunica la morte del figlio avuto al di fuori del matrimonio. La Vestri, chiusa in un abito nero che le toglie l’età, con una voce chiara e determinata, che non indulge a nessuna sfumatura sentimentale, esprime tutto il suo disprezzo con una presenza scenica veramente straordinaria. Angelica (Chiara Angella ) dà sfogo a tutta la sua disperazione e decide di togliersi la vita con una pozione di erbe velenose. Mentre sta per spirare, le appare come in una visione, la Vergine, che spinge un bambino verso di lei, in segno di perdono. Un inaspettato momento magico che ci hanno regalato l’orchestra e la musica pucciniana: gli arpeggi degli strumenti, le trombe, leggeri colpi dei piatti, rintocchi delle campane, la fusione delle voci con l’orchestra (le suore cantano nei pressi dell’organo), fanno sì che la commozione traspaia dal volto di tutti gli spettatori.
SIENA. Pubblico straordinario nella chiesa di Sant’Agostino il 26 agosto per assistere al concerto degli allievi della Chigiana, che ha chiuso il corso di direzione d’orchestra con l’esecuzione dell’opera in un atto di Giacomo Puccini “Suor Angelica”, sotto la direzione di Alessandro Cadario e Paolo Carbone. La regia di Gianluigi Gelmetti ha prodotto risultati eccellenti: lo spazio interno della chiesa era stato organizzato in modo che il pubblico, seduto in piccoli gruppi, guardasse la parete destra della navata, nella quale erano situati l’orchestra, e leggeri allestimenti scenici, come le scale da cui la zia principessa parlerà a suor Angelica. L’esecuzione in forma semi-scenica ha valorizzato l’intensità poetica dell’opera: le suore cantano raccolte in preghiera inginocchiate ai vari altari della chiesa, alle spalle ed ai lati degli spettatori, avvolgendoli con il loro canto. Mentre le campane rintoccano, suor Angelica attraversa il chiostro-navata e raggiunge le consorelle in preghiera. Piano piano escono allo scoperto le dure regole della vita di clausura, fatta di privazioni ed umiliazioni e la triste storia della suora: di origine nobile, ella vive lì da sette anni senza avere notizie della famiglia, che l’ha rinchiusa in convento per punizione. Ecco che entra in scena la zia principessa (Annunziata Vestri), che è venuta a farle firmare una carta per dividere il patrimonio da lei amministrato dopo la morte dei genitori ed in modo implacabile le comunica la morte del figlio avuto al di fuori del matrimonio. La Vestri, chiusa in un abito nero che le toglie l’età, con una voce chiara e determinata, che non indulge a nessuna sfumatura sentimentale, esprime tutto il suo disprezzo con una presenza scenica veramente straordinaria. Angelica (Chiara Angella ) dà sfogo a tutta la sua disperazione e decide di togliersi la vita con una pozione di erbe velenose. Mentre sta per spirare, le appare come in una visione, la Vergine, che spinge un bambino verso di lei, in segno di perdono. Un inaspettato momento magico che ci hanno regalato l’orchestra e la musica pucciniana: gli arpeggi degli strumenti, le trombe, leggeri colpi dei piatti, rintocchi delle campane, la fusione delle voci con l’orchestra (le suore cantano nei pressi dell’organo), fanno sì che la commozione traspaia dal volto di tutti gli spettatori.