Grande attesa per i verdetti: qualche pronostico
di Paola Dei
ROMA. La kermesse romana sta evolvendo verso il gran finale con la presenza nella penultima giornata di uno degli attori più amati del cinema americano e non solo: Richard Gere, che oltre ad avere una carriera di successi alle spalle è marito e padre felice e si impegna anche in progetti umanitari a favore delle fasce più disagiate. Per questo motivo ha ricevuto dal Sindaco Alemanno un riconoscimento speciale in attesa del Marc’Aurelio alla carriera che ritirerà oggi 4 novembre 2011.
In attesa dei verdetti che conferiranno i premi, qualche pronostico, qualche curiosità e alcune riflessioni.
Un grande Pier Francesco Favino nella pellicola “L’Industriale” di Giuliano Montaldo che iniziò la sua carriera di regista firmando Film come “Sacco e Vanzetti”, “Giordano Bruno” e “L’Agnese va a morire” ma che nella pellicola fuori concorso presentata alla VIa Edione del Festival Internazionale del Film di Roma inciampa in alcuni aspetti retorici e troppo intrisi di sentimentalismo che tolgono alla pellicola il suo aspetto di universalità e profondità. Ottima la fotografia e l’idea di un bianco e nero con sfumatore di colore, ottima la recitazione di Favino che conferma la sua grande versatilità nell’interpretare personaggi border line, come già ha dimostrato ne “Il generale della Rovere”, fiction televisiva andata in onda recentemente, una algida Carolina Crescentini ed un inizio promettente che però finisce per dissolversi fra romanticismo e ampollosità.
Molto gradita la partecipazione del Presidente della Repubblica Napolitano con la moglie Clio, entrambi hanno stretto la mano agli attori ed al regista con grande simpatia e semplicità.
Una grande emozione con Pina Baush, film in 3D di Wim Wenders che ha travolto gli spettatori con originalità di contenuti, profondità, simbolismi ed una grande pietàs.
Wim Wenders nel corso di un piacevole confronto sul palcoscenico dell’Auditorium in Sala Santa Cacilia prima della proiezione -con Piera Detassis, Direttore artistico del Festival e Mario Sesti, noto collaboratore- ha raccontato di aver conosciuto Pina a Venezia, durante una sua visita con la fidanzata e fu proprio lei a condurlo al Teatro La Fenice per vedere una rappresentazione di Pina. Wim ne rimase estasiato tanto che, come egli stesso dichiara, la sua vita cambiò e decise di realizzare un Film sulla grande artista. L’intreccio delle posture, l’umanità trasmessa e la sensazione di avere Pina a un palmo di naso hanno tenuto tutti noi incollati sulle sedie con il fiato sospeso fino al momento del gran finale inondato di applausi e di occhi lucidi nel ricordo di una artista che tanto ha saputo dare alla professionalità ed alla vita di coloro che hanno avuto l’onoe ed il piacere di lavorare con lei.
Accanto a queste chicche uno strepitoso Principe De Curtis in 3D, delizia degna di essere rilanciata anche per altre pellicole.
Che dire poi di una esilarante commedia di Sebastian Borensztein dal titolo: “Un quento chino” che tradotto assume un senso ambivalente ma con il significato di: “Cosa piove dal cielo”. La pellicola affronta il tema dell’emigrazione in maniera non retorica ed è capace di farci sentire le lacrime premere sugli occhi mentre le risate si mescolano alla commozione ed alla tenerezza.Una Universalità che tocca temi fondamentali per la vita di ognuno di noi ma lo fa delicatamente ed i punta di piedi.
A seguire Pupi Avati con il Film: “Il cuore grande delle ragazze”, un ritratto sorprendente di una cultura campestre che si intreccia con una cultura cittadina e con una bella recitazione di Micaela Ramazzotti che mette in risalto doti di una artista cresciuta sul palcoscenico e capace di appropriarsi di parti inusuali con grande adattabilità. Soltanto per l’idea di sorelle brutte e buone che sfatano uno stereotipo ormai assodato nella cultura media, Pupi meriterebbe un Premio degno della sua carriera.
E che dire di ” The eye of the storm”, pellicola autraliana di Giuseppe Defeudis confezionata da Fred Schepisi che porta sul grande schermo il romanzo di Patrick White con una fantastica Charlotte Rampling nei panni di una egocentrica signora alle prese con la sua lussuria ed il suo egoismo. Personaggi fantastici, studio dei caratteri che a tratti diventa caricaturale e ci mostra il volto di una inghilterra nobiliare mentre dipana le proprie emozioni fra amori, denaro e paradossi della vita.
Una sola scene meriterebbe un Premio per il rondò di vicende che ci travolgono mentre Charlotte Rampling sul letto sta morendo e la dama di compagnia danza riesumando canzoni da Cabarèt tedesco e sullo sfondo un Uragano stra travolgendo una intera porzione di terreno. Assurda, paradossale, grottesca come lo è a volte la vita dove bene e male si uniscono rendendo difficile trovare il confine fra l’uno e l’altro.
Ivan Cotroneo amatissimo nella regia di “Tutti pazzi per amore” fiction televisiva di grande successo, originale e capace di trasformare stati d’animo tristi con levità, in questa pellicola dal titolo: “La kriptonite nella borsa” non ottiene lo stesso risultato, soprattutto per chi lo conosce ed è suo spettatore per la fiction citata. Qu si perde un pò in stereotipi e ridondanze ma ha il merito di aver dato il via ad una nuova stagione filmica e di aver di certo fatto parlare molto.
Altro Film con una buona idea di fondo ma con una sceneggiatura rozza che non ne valorizza i significati è “Babycall” pellicola svedese di Pal Sietaume.
Altra gradita sorpresa il Film su Bobby Fisher, personalità contorta e controversa considerato il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi. Battè Spasskij nel 1972 e poi si ritirò rifiutandosi di batteresi con Karpov. Un documentario dove mancano alcuni particolari ma che rende bene il carattere di Bobby descritto da Fine in un testo edito da Adelphi.
E per concludere “La femme du cinqueme” diretto da Pawel Pawfikowski che si addentra nella tematica del doppio lasciando aperti molti punti interrogativi e spazio per interessanti dibattiti.
Fuori concorso anche Roberto Faenza che cerca significati nuovi a tematiche antiche con il Film: “Un giorno questo dolore ti sarà utile”. Non ha riscosso molti consensi la pellicola: “Il paese delle spose infelici”, ridondante e enigmatico con la difficoltà di lanciare un messaggio deciso e universale.
In attesa del verdetto gustiamoci l’attesa.