
di Giulia Tacchetti
SIENA. Edoardo Bennato a Siena non in concerto, ma per presentare una sua mostra di circa 30 quadri dal titolo “Il cammino… in cammino” ai Magazzini del Sale.
Un lato inedito di questo famoso cantante rock, che ci ha sorpreso per la qualità delle opere: da quelle in bianco e nero del ’67, in cui l’autore fa uso del pennarello su carta, a quelle del 2015, in cui domina il colore con una tecnica mista su tela. Le prime risentono degli studi di Architettura, non solo perché rimandano ad un Bennato molto giovane, ma anche perché prevale il disegno fatto di linee, circonferenze, geometrie. Sono chitarre, fili, radio, cuffie, microfoni, che in forma quasi fumettistica si riferiscono al mondo della musica a cui Bennato appartiene. Tuttavia non sono semplici illustrazioni di oggetti. L’intreccio di fili contorti ne “La chitarra con cavi” del 2000, le due figurine in “ Senza titolo” 1967, militari (?) venuti da altri mondi in un contesto di fili e registratori, tra cui pare nascondersi una navicella spaziale, non comunicano le vibrazioni e le emozioni di un ambiente di musica rock, ma suscitano sensazioni legate a forze stritolanti e quasi negative.
Secondo noi sono queste opere che ci traghettano a quelle successive come ”La torre di Babele” del 1976 (litografia), la “Fuga dalla Bosnia” del 2001, “Donna con bambino”, “Venditore con zaino”, “Donna con cesto” tutte del 2015, per citarne alcune. Tuttavia abbiamo avuto la sensazione che l’artista si sia soffermato non tanto sulle prime opere in mostra, durante la visita da lui guidata, quanto sulle ultime, forse perché di immediato significato, essendo fortemente legate ad un problema che sta travolgendo l’Europa.
“Ho pensato di raffigurare i vucumpra ed evidenziare la loro eleganza e dignità rispetto ai privilegiati bagnanti”, così comunica l’artista durante la conferenza stampa di venerdì 3 novembre a Palazzo Pubblico. Aggiunge inoltre che ha voluto usare un linguaggio fotografico per sottolineare le caratteristiche dei personaggi, ritratti in maniera realistica frontalmente o di profilo quasi novelli “Guidoriccio da Fogliano”. In queste opere si ritrova il Bennato delle canzoni, dove spesso viene denunciata l’ingiustizia, la diversità. L’arte appare come uno strumento di lotta contro una realtà difficile da accettare. “Noi dobbiamo partire dal presupposto che non ci sono diverse razze, ma un’unica razza… Tocca alla famiglia umana “adulta” (privilegiata) essere responsabile nei confronti dell’umanità rimasta “bambina” (povera e quindi priva di maturità sociale)”. Nel corso dei secoli i fenomeni migratori hanno provocato spostamenti continui dai paesi meno ricchi verso quelli più ricchi, dal sud verso il nord, da est ad ovest. Occorre non aver paura e far prevalere il buon senso in modo da condizionare le istituzioni politiche verso scelte vantaggiose, lontano dai luoghi comuni.
La mostra durerà dal 4 novembre al 3 dicembre nei Magazzini del Sale dalle 10 alle 18. Ingresso libero