Samuele Scelfo, dj murlese che gira l'Italia e l'Europa, commenta la situazione attuale legata all'emergenza Covid-19. "Chiudere i locali a lungo potrebbe essere fatale per tanti club"
di Annalisa Coppolaro
SIENA. Oltre al turismo e alla ristorazione, il mondo dell’intrattenimento sta pagando cara questa crisi. Serate cancellate per tutti, concerti, eventi, festival, corsi, workshop fermi per quasi 4 milioni di ”addetti ai lavori” in Italia. Sentire i protagonisti -musicisti, direttori di grandi accademie musicali, operatori del settore- ci sembra un buon modo per sostenere un’altra delle categorie in pesante crisi da Covid-19. La nostra indagine corredata da una serie di interviste inizia con il settore dei locali notturni e dei club, così amati dai giovani.
Samuele Scelfo, 26 anni, è un noto DJ murlese che gira Italia ed Europa, da Berlino a Ibiza: anche lui è preoccupato riguardo a questioni quali il ritorno alla normalità e cosa accadrà ai locali in tutto il mondo, al clubbing, a chi come lui ha la passione della musica. Il distanziamento potrebbe essere fatale a questo mondo notturno oggi al centro di mille incertezze.
D-Lei è un DJ che da anni lavora sia in Italia che all’estero . Cosa significa per la vostra categoria una crisi così grave come quella del Covid-19?
“È un momento molto complicato per tutta la nostra categoria, il problema più grande con cui dovremo scontrarci è la crisi del concetto di aggregazione, su cui si basa l’intero settore dell’intrattenimento e, in particolare, della musica.
Difficile poter intravedere nel breve termine la luce in fondo al tunnel. Tuttavia, io sto continuando a dare il massimo producendo musica in studio e registrando dj set per il live streaming”.
Difficile poter intravedere nel breve termine la luce in fondo al tunnel. Tuttavia, io sto continuando a dare il massimo producendo musica in studio e registrando dj set per il live streaming”.
D-Vi sono alcuni artisti e musicisti che lavorano online, ma per un DJ questo sembra piuttosto impossibile. Che cosa pensa e che cosa spera possa accadere nel prossimo futuro?
” Per quanto riguarda il futuro credo che sia tutto da inventare, o reinventare! Sarà un avvenire molto complesso, specialmente per il mondo del clubbing. I grandi festival avranno difficoltà a ripartire, a differenza dei piccoli club che possono contare su un pubblico fidelizzato, più propenso a tornare a ballare in luoghi e in mezzo a persone che si conoscono.
Spero che il governo possa dare il meritato sostegno ai locali da ballo che mediamente sono attivi 6/7 mesi all’anno, ma la chiusura di 5/6 o più mesi potrebbe essere fatale dal punto di vista economico in un momento già di per sè molto complicato”.
3 – Quali potrebbero essere i modi per sostenere il vostro lavoro e quello di tutti coloro che operano nel mondo della musica, dello spettacolo e dell’intrattenimento durante e dopo la crisi legata al Covid-19?
“Sono molto interessanti le forme alternative di intrattenimento a cui stiamo assistendo durante la pandemia, mi riferisco principalmente allo streaming che è una situazione che puo’ “unire” tutto il mondo e nello stesso momento. Noi deejay, legati e condizionati dall’incontro fisico e dall’energia che si crea con il pubblico nel corso della serata, gli streaming sono in questo momento una salvezza.
Non è minimamente paragonabile all’ esibirsi dal vivo, ma di questi tempi bisogna adattarci!”