Appuntamento sabato 7 dicembre con una rilettura contemporanea del capolavoro di Stravinsky–Ramuz a cui Pasolini si stava ispirando per la sceneggiatura di un suo nuovo film
Sabato 7 dicembre, alle 21.15, al Teatro Caos di Chianciano Terme (SI), la prima nazionale. Una dissacrante, popolare, militante e disperata rilettura contemporanea del capolavoro di Stravinsky–Ramuz a cui Pasolini si stava ispirando per la sceneggiatura di un suo nuovo film
666.PPP – Quel diavolo di Pasolini. Una produzione originale che estende l’esperienza artistica e le riflessioni del Poeta, proiettando Pasolini nel XXI secolo, nei panni di un diavolo assetato di vendetta
Una Coproduzione LST Teatro e Tetraktis Percussioni, con il contributo della Presidenza del Consiglio di Ministri
Nell’agosto del 1973, Pasolini stava lavorando alla sceneggiatura dell’Histoire du Soldat per un progetto destinato a diventare un film, se non fosse sopraggiunta la sua prematura morte. Quella versione vagheggiata, e mai realizzata, si poneva come dissacrante, popolare, militante e disperata rilettura contemporanea del capolavoro di Stravinsky–Ramuz. Al fine di valorizzare, divulgare, ma, soprattutto, sviluppare ed estendere, quell’esperienza artistica ideata da Pasolini, sabato 7 dicembre, alle 21.15, presso il Teatro Caos di Chianciano Terme (SI), debutta 666.PPP – Quel diavolo di Pasolini, spettacolo di teatro musicale, con testi e musiche originali, fortemente ispirati a quella rilettura. Una Coproduzione LST Teatro e Tetraktis Percussioni che, attraverso la ricerca di linguaggi contemporanei, punta a innescare una guerriglia culturale armata di domande, dubbi e riflessioni, senza la certezza di alcuna risposta e che proietta Pasolini negli anni ’20 del XXI secolo, nei panni di un diavolo assetato di vendetta per punire quella società che cinquant’anni fa non ha ascoltato il suo grido di allarme contro il capitalismo devastante.
Una fiaba. Il libro, il Diavolo, il violino, la tentazione della ricchezza futura, la nostalgia della vita passata, una principessa: nel 1917, Stravinskij e Ramuz presero in prestito questi simboli dalle fiabe popolari russe per creare una delle più affascinanti operazioni musicali e drammaturgiche del ‘900, L’histoire du Soldat. In quella straordinaria opera di teatro musicale raccontarono la tragedia dell’uomo di fronte al fato, alle forze che lo trascendono e che, prendendosi gioco di lui, lo portano alla distruzione. Un soldato in congedo, sostando sulla via del ritorno verso il paese natale, tira fuori dal proprio bagaglio un violino e inizia a suonare; attratto dalla sua maestria, compare all’improvviso il Diavolo, in incognito, che lo avvicina proponendogli un affare, il famigerato patto: cedergli il violino e insegnargli a suonarlo, in cambio di un libro dal quale gli promette di ottenere ricchezza infinita. Nell’agosto del 1973, Pasolini lavorò, con Sergio Citti e Giulio Paradisi, alla sceneggiatura di un film ispirato a quell’opera, prospettando la possibilità di rivolta, e la speranza che l’umanità di allora potesse inceppare la macchina infernale da lui tante volte, provocatoriamente, criticata. Come si legge nelle note dello spettacolo: “Se noi oggi, nel 2024, vogliamo, come Pasolini, far risuonare gli antagonismi, le valenze critiche di quell’opera fin dentro le maglie della nostra società, quella dei nostri tempi, dobbiamo porci gli stessi interrogativi che guidarono il poeta cinquanta anni fa: chi impersona oggi il soldato, l’uomo comune? Chi è il Diavolo? Quale oggetto può oggi incarnare il Violino, l’anima, l’ethos? Da cosa può essere rappresentato oggi il Libro dell’archetipo patto col diavolo, elemento di corruzione, su cui imparare a leggere e da cui poter “conoscere e decidere” il futuro? Per dipanare il filo di questi interrogativi, oggi, nella società delle risposte immediate a domande mai formulate, dobbiamo tentare un esercizio di anacronismo deliberato: applicare al Pasolini degli anni ’70 gli strumenti dello stesso Pasolini; ripensare il Pasolini dell’Historie, attraverso le lenti di un immaginario Pasolini catapultato negli anni ’20 del XXI secolo, nei panni di un diavolo assetato di vendetta per punire quella società che cinquant’anni fa non ha ascoltato il suo monito contro il capitalismo devastante e tiranno e che non è riuscita ad inceppare quella macchina infernale che la sua arte, i suoi scritti, le sue riflessioni, ci avevano tante volte ben mostrato”. Lo spettacolo, che ha ricevuto il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è una produzione di LST Teatro e Tetraktis Percussioni, coadiuvati e sostenuti dalle musiche originali di Riccardo Panfili, dalle elaborazioni video di Andrea Bisconti e dalle luci di Alessandro Martini. Tetraktis Percussioni, quartetto di riconosciuto valore artistico. In trent’anni di ricerca e concerti, l’ensemble si è distinto per l’approfondita interpretazione del repertorio storico per strumenti a percussione e parallelamente, per l’incessante sperimentazione. Formazione composta da Gianni Maestrucci, Laura Mancini, Leonardo Ramadori e Gianluca Saveri.
LST Teatro è una realtà teatrale, con base in Toscana, che da ormai quasi venti anni svolge attività culturali e produttive, animata da professionisti provenienti dal territorio nazionale ed estero. Negli anni ha dimostrato sempre più la sua propensione e attenzione al teatro contemporaneo, ad una espressività artistica internazionale coinvolgente artisti di diversi paesi e culture, di diversi linguaggi.