Tre film, tre storie di varia umanità
di Paola Dei
SIENA. Nella prima giornata ufficiale di proiezioni Still Alice con una meravigliosa Julienne Moore nei panni di una stimata professoressa di linguistica alla Columbia University di New York, Alice Howland, alle prese con un forma rara e precoce di Alzheimer che le sta portando via la vita e i ricordi. Nella veste del marito Alec Baldwin.
SIENA. Nella prima giornata ufficiale di proiezioni Still Alice con una meravigliosa Julienne Moore nei panni di una stimata professoressa di linguistica alla Columbia University di New York, Alice Howland, alle prese con un forma rara e precoce di Alzheimer che le sta portando via la vita e i ricordi. Nella veste del marito Alec Baldwin.
Scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmorekand, compagni nell’Arte e nella vita, il film scevro da inutili pietismi racconta la lotta di una donna intelligente e ricca di contenuti contro la malattia ed è la trasposizione del romanzo omonimo di Lisa Genova, Still Alice. Julienne Moore riesce magistralmente con quella che definiamo “resa per immagini” a mostrare il lento declino della malattia e i momenti di presenza e assenza senza mai cadere nel già detto o nell’esibizionismo e soprattutto in una scena dove osserva se stessa durante un registrazione al computer rivela i due volti della salute e della malattia demarcati da una linea sottile e impalpabile che trasforma la vita. Alice lotta cercando le radici nella su parte cognitiva ma il film mette in evidenza come ciò che realmente resta è in realtà quel mondo fatto di emozioni e sentimenti. Lo vedremo nelle sale a gennaio 2015.
Kalhil Gibran’s The Prophet
Il Profeta è un libro di Kalhil Gibran pubblicato nel 1923 ma contenente poesie e massime di vita universali e senza tempo tutte legate da un filo comune narrativo dove si inseriscono tematiche di vario tipo. Negli anni 60 e 70 il libro del filosofo e pittore libanese divenne un breviario mistico per il movimento controculturale ritenuto alla base della New Age.
Roberto Allers, corsista di Re Leone, inventa una trama che fa da cornice alle meravigliose massime e la ambienta nell’immaginario a Isola di Orphalese dove la dittatura militare ha segregato il poeta Mustafà ritenuto pericoloso per la rivolta dei popoli e qui la citazione al Postino ed alla storia del poeta Neruda si fa evidente quando Mustafà costruisce un rapporto speciale con la piccola Almitra, muta da quando ha perduto il papà. Il Film di in animazione è una meditazione sul l’esistenza dove le meravigliose mescolanze dei colori e delle forme danno origine ad altri mondi dove musica e parole insegnano la grande saggezza dell’amore. Manca qualche mezzo espressivo laddove non è semplice unire astrattismo e messaggio, esperimento dove si cimentò anche Disney, con la pellicola Fantasia che generò qualche dubbio negli spettatori. Allers sceglie di scrivere il film proprio con due degli autori del film citato: Paul e Gaētan Brizzi che sembrano arenarsi nelle medesime difficoltà ma è perdonato grazie all’estetica ed alla poetica che esplodono in ogni fotogramma.
The Narrow Frame of Midnight (nella foto uno degli attori)
Tala Hadid, figli di esuli iracheno-marrocchini, senza orpelli ed edulcorati racconta il disastro della propria terra con un occhio crudo ma intriso di umanità. Lucido e incisivo il film unisce e intreccia le vite di molte persone mostrando una terra lacerata dal fondamentalismo e dalla violenza e conduce a riflettere sul senso del risarcimento, della responsabilità e sulla capacità di mantenere un animo puro e amorevole verso il prossimo.
Bellissime le citazioni al Vasari ed a Beato Angelico nella riflessione sul significato di santità intesa nella sua accezione più ampia come cammino di vita concesso a tutti e seguito da pochi.