di Gianni Basi
SIENA. Nelle date di martedì 8 e mercoledì 9 luglio, ore 21,15, al Teatro dei Rozzi si trasferirà un pezzo d’Argentina. Appositamente commissionata dall’Accademia Musicale Chigiana e dunque in prima esecuzione assoluta, l’opera-balletto “…Y Borges quenta que”, liberamente tratta da due racconti di Jorge Luis Borges su libretto di Carlos Sessano, Alberto Mu?oz e Luis Enriquez Bacalov, andrà in scena con un cast di prim’ordine che vede lo stesso Bacalov a dirigere l’Orchestra Regionale della Toscana, Juanjo Mosalini al bandoneon, Carlos Belloso alla recitazione e Roberto Abbondanza, Paolo Coni e Gabriella Sborgi al canto lirico. Un allestimento notevole, si pensi ai 45 professori d’orchestra dell’O.R.T., oltre che impegnativo e altamente professionale anche nelle varie scene di tango ad opera di Alex Cantarelli, nelle coreografie di Anna Paola Bacalov e nella regia di un sempre più in gamba Giorgio Barberio Corsetti. Dunque, “…e Borges racconta che…”.
Nell’idea di Sessano, Mu?oz e Bacalov, il grande scrittore e poeta argentino continua a descrivere, per loro tramite, il mondo degli emarginati, del “macho” che si ribella ma nel modo sbagliato, sfiorando o toccando la morte. E’ Borges stesso, in pratica, che si rivela attraverso la voce recitante e contrappone a quello scenario squallido e trasandato -seppure a suo modo vitale e nonostante tutto musicale- il rigore di pensieri profondi, la saggezza delle regole, la realtà dell’imprescindibile e dell’ineluttabile, dettando così gli unici espedienti buoni a riequilibrare un senso della vita smarrito.
In un suo saggio del ’69, “Elogio dell’ombra”, lo scrittore scava nelle sue influenze letterarie e sembra identificare in questa luce “altra” un possibile salvataggio dalla deriva. Le tracce di molti suoi romanzi appaiono in bilico fra miti e letture, da quello platonico della caverna alle visioni sinistre di Allan Poe, dalle saghe nordiche agli incubi di Kafka, sino alle arguzie velenose di Shakespeare e Dante. Borges, da erudito bibliotecario, ci sguazza in queste reminiscenze e da esse trae il suo immaginario fabbricando storie argentine che cesella di tanghi e di milonghe. Ma è una vita dalle mille facce, quella che descrive. Di ogni ceto e razza, in fondo. Gli autori di quest’opera nuovissima provano a condurci, seguendo l’ombra del Maestro, in un mondo di operai sfruttati e di bulli di periferia, dove si fatica a vivere e dove lo stesso adorato tango, per quanto liberatorio, non basta a vincere l’amarezza quotidiana di condizioni miserevoli. Anzi è proprio il tango che, nella sua natura insieme enfatica e dolorosa, finisce con accentuarne la tragicità.
Osservando col cuore in gola questo spaccato di sofferenza Borges si interroga su cosa fare per cambiarlo, si chiede se possa servire il beneficio dell’arte, della cultura per ridare dignità a uomini come noi, solo più sventurati. E’ una sorta di “don’t cry for me Argentina”, quasi un “non piangere per me se ti suggerisco una strada e te ne faccio appello e, comunque, “no llorarte sobre”, non piangerti addosso, fa’ qualcosa!”.
Luis Enriquez Bacalov, pianista, compositore e direttore eclettico, è molto noto nell’Italia della musica leggera (suoi i grandi successi anni ’60 e ’70 della Pavone, di Bindi, Milva, Endrigo, e dei New Trolls coi loro “concerti grossi”) e in campo internazionale lo è soprattutto per le musiche da film, genere di cui è titolare dei corsi di composizione in Accademia Chigiana. Fra le sue più celebri colonne sonore, Il Vangelo secondo Matteo, A ciascuno il suo, Il Postino, oscar 1995, indimenticabile per la musica e per il grande Troisi. E perfino una recente collaborazione con Quentin Tarantino per la serie “Kill Bill”. Carlos Sessano e Alberto Mu?oz sono fra i soggettisti d’oggi di maggior talento nonché frequenti coautori, con Luis Enriquez e Maria Paola Bacalov, e Giorgio Barberio Corsetti, di rappresentazioni teatrali di forte attualità come, nel 2004, quella sulla tragedia dei desaparecidos. Ad altri loro allestimenti ha partecipato anche l’attore Carlos Belloso, famosissimo in America latina, come pure gli eccellenti baritoni Roberto Abbondanza e Paolo Coni, e la stessa Gabriella Sborgi, una mezzosoprano dal timbro caldo e morbido, Cherubino straordinario nelle “Nozze di Figaro”. Juanjo Moscalini è un virtuoso fantastico del bandoneon.
Tipico strumento argentino (ma le radici le ritroviamo fra i jodel tedeschi) è una fisarmonica dai tasti impossibili: solo premendone parecchi contemporaneamente ne esce fuori un accordo, suonarla è da equilibristi e la destrezza è pari all’abilità dei tangheros. Questi ballerini sono i veri trascinatori della danza più elegante, passionale e disperata che esista. Dal “Tango blu”, saga dei “Tres Colores” portata in scena in questi anni fra le ovazioni da Alex Cantarelli e dalla sua compagna Mimma Mercurio, una canzone in tre sole strofe, che sembra un verso di Borges. Una rosa rossa in bocca, e poi: “Io non cercavo nessuno e, semplicemente, ti ho visto”.
Al termine dello spettacolo di domani (8 luglio) grande milonga in Piazza del Mercato proposta da Chigiana, Comune e Associazione Tango Siena.
SIENA. Nelle date di martedì 8 e mercoledì 9 luglio, ore 21,15, al Teatro dei Rozzi si trasferirà un pezzo d’Argentina. Appositamente commissionata dall’Accademia Musicale Chigiana e dunque in prima esecuzione assoluta, l’opera-balletto “…Y Borges quenta que”, liberamente tratta da due racconti di Jorge Luis Borges su libretto di Carlos Sessano, Alberto Mu?oz e Luis Enriquez Bacalov, andrà in scena con un cast di prim’ordine che vede lo stesso Bacalov a dirigere l’Orchestra Regionale della Toscana, Juanjo Mosalini al bandoneon, Carlos Belloso alla recitazione e Roberto Abbondanza, Paolo Coni e Gabriella Sborgi al canto lirico. Un allestimento notevole, si pensi ai 45 professori d’orchestra dell’O.R.T., oltre che impegnativo e altamente professionale anche nelle varie scene di tango ad opera di Alex Cantarelli, nelle coreografie di Anna Paola Bacalov e nella regia di un sempre più in gamba Giorgio Barberio Corsetti. Dunque, “…e Borges racconta che…”.
Nell’idea di Sessano, Mu?oz e Bacalov, il grande scrittore e poeta argentino continua a descrivere, per loro tramite, il mondo degli emarginati, del “macho” che si ribella ma nel modo sbagliato, sfiorando o toccando la morte. E’ Borges stesso, in pratica, che si rivela attraverso la voce recitante e contrappone a quello scenario squallido e trasandato -seppure a suo modo vitale e nonostante tutto musicale- il rigore di pensieri profondi, la saggezza delle regole, la realtà dell’imprescindibile e dell’ineluttabile, dettando così gli unici espedienti buoni a riequilibrare un senso della vita smarrito.
In un suo saggio del ’69, “Elogio dell’ombra”, lo scrittore scava nelle sue influenze letterarie e sembra identificare in questa luce “altra” un possibile salvataggio dalla deriva. Le tracce di molti suoi romanzi appaiono in bilico fra miti e letture, da quello platonico della caverna alle visioni sinistre di Allan Poe, dalle saghe nordiche agli incubi di Kafka, sino alle arguzie velenose di Shakespeare e Dante. Borges, da erudito bibliotecario, ci sguazza in queste reminiscenze e da esse trae il suo immaginario fabbricando storie argentine che cesella di tanghi e di milonghe. Ma è una vita dalle mille facce, quella che descrive. Di ogni ceto e razza, in fondo. Gli autori di quest’opera nuovissima provano a condurci, seguendo l’ombra del Maestro, in un mondo di operai sfruttati e di bulli di periferia, dove si fatica a vivere e dove lo stesso adorato tango, per quanto liberatorio, non basta a vincere l’amarezza quotidiana di condizioni miserevoli. Anzi è proprio il tango che, nella sua natura insieme enfatica e dolorosa, finisce con accentuarne la tragicità.
Osservando col cuore in gola questo spaccato di sofferenza Borges si interroga su cosa fare per cambiarlo, si chiede se possa servire il beneficio dell’arte, della cultura per ridare dignità a uomini come noi, solo più sventurati. E’ una sorta di “don’t cry for me Argentina”, quasi un “non piangere per me se ti suggerisco una strada e te ne faccio appello e, comunque, “no llorarte sobre”, non piangerti addosso, fa’ qualcosa!”.
Luis Enriquez Bacalov, pianista, compositore e direttore eclettico, è molto noto nell’Italia della musica leggera (suoi i grandi successi anni ’60 e ’70 della Pavone, di Bindi, Milva, Endrigo, e dei New Trolls coi loro “concerti grossi”) e in campo internazionale lo è soprattutto per le musiche da film, genere di cui è titolare dei corsi di composizione in Accademia Chigiana. Fra le sue più celebri colonne sonore, Il Vangelo secondo Matteo, A ciascuno il suo, Il Postino, oscar 1995, indimenticabile per la musica e per il grande Troisi. E perfino una recente collaborazione con Quentin Tarantino per la serie “Kill Bill”. Carlos Sessano e Alberto Mu?oz sono fra i soggettisti d’oggi di maggior talento nonché frequenti coautori, con Luis Enriquez e Maria Paola Bacalov, e Giorgio Barberio Corsetti, di rappresentazioni teatrali di forte attualità come, nel 2004, quella sulla tragedia dei desaparecidos. Ad altri loro allestimenti ha partecipato anche l’attore Carlos Belloso, famosissimo in America latina, come pure gli eccellenti baritoni Roberto Abbondanza e Paolo Coni, e la stessa Gabriella Sborgi, una mezzosoprano dal timbro caldo e morbido, Cherubino straordinario nelle “Nozze di Figaro”. Juanjo Moscalini è un virtuoso fantastico del bandoneon.
Tipico strumento argentino (ma le radici le ritroviamo fra i jodel tedeschi) è una fisarmonica dai tasti impossibili: solo premendone parecchi contemporaneamente ne esce fuori un accordo, suonarla è da equilibristi e la destrezza è pari all’abilità dei tangheros. Questi ballerini sono i veri trascinatori della danza più elegante, passionale e disperata che esista. Dal “Tango blu”, saga dei “Tres Colores” portata in scena in questi anni fra le ovazioni da Alex Cantarelli e dalla sua compagna Mimma Mercurio, una canzone in tre sole strofe, che sembra un verso di Borges. Una rosa rossa in bocca, e poi: “Io non cercavo nessuno e, semplicemente, ti ho visto”.
Al termine dello spettacolo di domani (8 luglio) grande milonga in Piazza del Mercato proposta da Chigiana, Comune e Associazione Tango Siena.