di Paola Dei
SIENA. Al cinema Alessandro VII viene proiettata l’ultima opera di Gabriele Salvatores con il titolo Comedians ovvero Comici. Tratto dall’omonimo dramma di Trevor Griffiths e parziale remake di Kamikazen – Ultima notte a Milano, primo lungometraggio del regista avente la pièce di Griffiths come soggetto, il film, girato in piena pandemia con tutte le attenzioni del caso, è interpretato da Natalino Balasso, Christian De Sica, Alessandro Besentini, Francesco Villa, Marco Bonadei, Walter Leonardi, Giulio Pranno, Vincenzo Zampa.
Una prova attoriale di grande impatto con metacinema e riflessioni sul senso del vivere. Non era certo facile trasformare una piece tetrale in cinema, e non era neppure facile fare un film sui comici che non fosse un film comico, ma Salvatores ha affrontato la sfida affascinato dalle riflessioni che l’opera pone allo spettatore. Riflessioni non semplici se si considera che, come lui stesso ha detto, nel 1985, dopo aver realizzato la prima opera dedicata a questo dramma, per tanto tempo, pur amando farlo, non riuscì più a raccontare barzellette.
La storia é quella di sei aspiranti comici che frequentano un corso di stand-up comedy tenuto dall’ex comico Eddie Barni, intelligente pensatore che opta decisamente per una comicità raffinata e portatrice di sostanza, rispetto ad una comicità senza senso ma utilizzata soltanto come fine per far ridere.
Gli aspiranti attori provengono da mondi differenti, fra loro c’é il proprietario di un club di periferia, un agente immobiliare e suo fratello, un muratore, un impiegato delle ferrovie.
Tutti sono animati dal desiderio di riscattare la loro posizione e, nell’attesa della esibizione, scandita da scritte che determinano il tempo rimante per la rappresentazione, si pongono una serie di domande per raggiungere l’obiettivo.
Tutto si svolge in un clima di tensione dovuto soprattutto ai caratteri dei personaggi. I fratelli Filippo e Leo Marri, non vanno d’accordo ma non possono fare a meno di esibirsi insieme, Samuele è presuntuoso e indisponente, Giò appare simpatico e coinvolgente ma in realtà il suo comportamento è frutto solo di ipocrisia, Michele appare il più timido e remissivo, Giulio é invece strafottente e insofferente ad ogni imposizione e anche alle preoccupazioni dei suoi colleghi più adulti. Eddie ha insegnato loro che, anziché concentrarsi sul far ridere per forza, è meglio che si concentrino su se stessi, tirando fuori anche il loro aspetto malinconico e trasformandolo poi in comicità. E questo è proprio il punto sul quale si interrogano gli aspiranti attori e sul quale il regista interroga noi senza amai schierarsi da una delle due posizioni. “Vorrei che il pubblico, dopo aver riso su una battuta tremenda, si chiedesse, successivamente, perché ha riso, soprattutto in un momento storico in cui le coscienze sembrano un pochino addormentate!”. La preparazione dello spettacolo viene interrotta più di una volta, ora dalle osservazioni di Eddie, interpretato da Balasso, ora dall’arrivo di un indiano capitato per sbaglio fra gli iscritti al corso, ora per l’arrivo di Celli, interpretato da Christian De Sica che, in un momento di assenza di Eddie, ribalta completamente il suo insegnamento e cerca di convincere i sei aspiranti attori ad utilizzare una comicità più becera perché é quella più gradita al pubblico.
Da qui si snodano le vicende dove sembra insinuarsi un altro personaggio rappresentato dalla pioggia, disturbante, invadente, sempre presente. Se è vero che il testo di Griffiths è ambientato a Manchester, una delle città più piovose al mondo, é anche vero che la pioggia e il cielo plumbeo rendono ancora più opprimente il clima che si respira durante il film. Il temporale rappresenta il senso del pericolo, il fallimento e, ci dice Salvatores, evoca il significato che assunse del film Blade Runner di Ridley Scott.
Il film infatti, nonostante la partecipazione di attori comici come Ale e Franz e Christian De Sica, perfetto nel ruolo di Celli, a dimostrazione delle sue capacità non solo comiche ma anche drammatiche, è inquietante e non è un caso che non ci sia musica, se non all’inizio e alla fine.
Per rappresentare la pioggia spiega Salvatores, è stato utilizzato un metodo vecchio con tecnologie nuove. Sono stati utilizzati fondali fotografici tridimensionali che anziché essere dipinti sono stati realizzati con una tecnologia più avanzata con le stesse modalità di sempre per ricreare la pioggia che, battendo sui vetri, aumenta il senso di disagio in una costruzione a Thriller.
La scena della discussione fra Balasso e De Sica, scritta da Griffiths, ma poi riscritta da Salvatores e successivamente da Balasso e ancora da Balasso e De Sica, è una eccellente interpretazione che unisce pause, precisione attoriale, riflessione filosofica per poi divenire lentamente metacinema e condurci a tematiche universali.
Celli, pur avendo potere e capacità manageriale, ha molta malinconia interiore, non è soddisfatto di se stesso e invidia Eddie per la sua profondità, l’intelligenza e la capacità di esser riuscito a preferire i valori interiori e ciò in cui crede. D’altronde, talento e invidia, sono un binomio inscindibile. L’invidia nasce dalla proiezione all’esterno delle frustrazioni provate di fronte ai valori interiori che portano poi a giudizi stereotipati.
Eddie, da parte sua, vorrebbe che il suo talento fosse riconosciuto maggiormente anche da un punto di vista economico.
Oltre alla riflessione sul tipo di comicità da preferire, si fa strada anche la riflessione sulla parte oscura dei comici.
“Molto spesso i comici nella vita sono lugubri. Io ho conosciuto il grande Totò che nella vita privata era un uomo molto serio e molto triste” ha detto Christian De Sica, aggiungendo:
“ Nei momenti in cui la situazione va bene arrivano registi impegnati come Antonioni, ma nei momenti in cui le cose non vanno molto bene c’è bisogno di attori comici. Quindi far ridere quando la gente ha tanta voglia di farlo è più semplice”.
C’è anche una parte demoniaca nel comico che lascia intendere Eddie ed è rappresentata da Celli, che ha abdicato alla creatività in nome del potere e del marketing.
Agli spettatori l’ardua sentenza: comicità intelligente o comicità guascona? Creatività o potere? Intelligenza o marketing?