Al Fesival Contemporaneamente Barocco
SIENA. Il Festival Contemporaneamente Barocco ci regala ancora emozioni con la pièce teatrale “Cirano” scritta da Michele Santeramo con le musiche di Giorgio Vendola, rappresentata al Teatro dei Rozzi venerdì (21 Ottobre). Un’ora intensa in cui la parola si mescola alla musica, lasciandole spazi in cui lo spettatore sente la potenza dell’amore e ne viene coinvolto. Michele Santeramo non pretende di riraccontare la storia ben nota di “Cirano”, scritta da Edmond Rostand e rappresentata a Parigi nel 1897. Parte, invece, da un’analisi, che i laboratori creati nelle scuole superiori hanno confermato: quanto è difficile parlare d’amore. Spesso il ruolo che il maschio ha nella società gli costruisce intorno una corazza: ricordate lo spot pubblicitario “ L’uomo che non deve chiedere mai”? Ecco che nei giovani, anche tra quelli belli, spesso nasce un senso di inadeguatezza rispetto al mondo che li circonda. La figura di Cirano emerge non più come quella dell’uomo privo di paura, abile spadaccino, pronto ad uccidere chi osa riferirsi al suo enorme naso, dall’eloquio facile e pungente, ma l’attenzione si concentra sul Cirano debole, disarmato, incapace di dire la verità, assoluto desiderio quotidiano, che ben si accoppia con i giovani che spesso incontriamo. Se pensiamo all’etimologia dell’aggettivo desideroso, dal latino de-sidera, mancanza di stelle, capiamo quanto il significato più appropriato sia quello di “mancante”, infatti è privo dell’amore di Rossana. Il teatro di ricerca di M. Santeramo e G.Vendola ( hanno formato nel 2001 una compagnia denominata “ Teatro Minimo”) lavora sulla tradizione e la rivive. In questo tipo di teatro, quello già fatto e quello che riflette su di sé, si ha la possibilità di avvicinarsi molto al personaggio ed ecco che nasce la commozione quando ci accorgiamo che chi parla non è l’eroe, ma un uomo innamorato che usa anche i versi, non quelli di Rostand. A momenti è la musica che dà il ritmo alla parola, in altri la voce dell’attore si trasforma nel suono del contrabbasso, che parla al posto della folla o di Rossana. La musica evoca, diventa protagonista tra vibrazioni di arcate e pizzicate create da G. Vendola con il suo contrabbasso, ispirandosi alla musica jazz ma anche a quella contemporanea, forse con un pizzico di ironia, quando introduce le note della colonna sonora del famoso film “Love story” o della canzone di Mina “Ancora, ancora, ancora”.
Notevole la recitazione di Santeramo che presta la voce a Cirano, Cristiano, Rossana e ad un personaggio esterno, che conosce bene Cirano e la sua storia: forse è la sua anima? Quest’ultimo lo si riconosce perché parla in una lingua che è un misto di italiano, francese e dialetto pugliese, rendendo estremamente vivace, ma anche drammatica la recitazione di fronte alla realtà della bruttezza fisica di Cirano.