di Gianni Basi
SIENA. Si è appena concluso, a Staggia Senese, un festival spettacolare che per dieci giorni si è di molto avvicinato ai nascondigli dello spirito con danze, canti, il mito, la musica, la poesia, ed ecco che la stagione estiva dell’Accademia Musicale Chigiana, con un’anteprima da antologia nelle date del 23, 24, 27 e 28 giugno, dà l’impressione di dare seguito a quell’ideale viaggio dell’anima verso “la ricerca del Divino”. Una quattro giorni di grande intensità emotiva, l’iniziativa classico-etnica di Palazzo Chigi, fortemente voluta perché faccia da messaggio di fratellanza fra i popoli ed espanda la luce dell’arte sino ad incarnare il più possibile l’universale aspirazione dell’avvicinarsi a Dio. Trovandolo, forse, anche solo nella sensazione di un attimo, e magari in una nota, in una danza. E comunque cercandolo. Un piccolo appassionante viaggio al quale la Chigiana invita i cittadini (ingresso libero, previa prenotazione al 333/9385543) e i tanti turisti desiderosi di musica e di sogno.
Lunedì 23 giugno, nella Chiesa di Sant’Agostino alle 21.15, la prima tappa di questa ricerca si affiderà alla magnificenza della “Petite Messe Solennelle” di Gioacchino Rossini. Un sofferto lavoro d’età matura, dell’autore pesarese, di cui si conoscono e apprezzano tanto la versione solo orchestrale che quella concertistica. Ma è quest’ultima la migliore, vivificata dai cori e dal bel canto lirico, due pianoforti e il suono vibrante di quello che possiamo definire un “Hammond” di metà ottocento, il nostalgico armonium. Uno strumento particolare, a tre fasce di tastiere, che esalta più dell’organo classico e s’insinua nei fraseggi e nelle sfumature corali rendendo morbido l’ascolto. Rossini ci tenne parecchio, e minuziosamente, alla riuscita di questa Messa. Benché avvezzo alle sinfonie pimpanti e all’opera buffa si volle qui sfidare e nel contempo, scusandosi con Dio per le sue goliardate (peraltro sublimi), scrisse nei suoi diari che, in cambio di tanta redenzione, gli fosse concesso il Paradiso. E in effetti quest’opera, come pure il concomitante Stabat Mater, brilla talmente tanto di luce sacra e talmente quel pizzico che basta di vizietti profani da essere considerata, in questo insieme intrigante, uno dei suoi massimi capolavori. L’esecuzione, sotto la direzione di Michele Campanella, con questi e la Monica Leone ai pianoforti, e l’Ensemble Vocale di Napoli alla guida di Antonio Spagnolo, risulta una delle più accattivanti. Vieppiù magistralmente sostenuta dalle voci soprane di Maria Isa Ercolano e Daniela Del Monaco oltre che da quelle tenorili di Anselmo Fabiani e Renato Vielmi, “la Petite Messe Solennelle” si avvale dei timbri davvero particolari ed anche a cappella espressi dalla formazione napoletana nonché, come detto, dalle articolate e modulari evoluzioni dall’armonium, accarezzato da Daniele Rossi.
Con la seconda giornata de “Alla Ricerca Del Divino”, che avrà luogo stavolta in Palazzo Chigi Saracini, sempre alle 21,15, si entrerà nel vivo della musica etnica. Nello specifico di questo primo ed esclusivo “pieno” esperimento chigiano, il pubblico gusterà gli effetti prodotti dalla mescolanza di suoni tipici della tradizione liturgica ispano-ebraica, detta “sefardita”, con quelli della ritmica ed avvolgente creatività orientale. Un insieme stuzzicante, ricco di sonorità nuove, strane, misteriose, sorrette dai tamburi a pelle di capra (“tombak”) di Ziya Tabassian, e dalle quattro corde in tastiera del mitico “setar” (il “sitar” dei santoni Sufi e, anche, dei Beatles nel loro viaggio in India), suonato dall’altro Tabassian, il fratello Kiya. Gli iraniani Ziya e Kiya, membri tra i più noti del Costantinople Ensemble, sono eccellenti virtuosi di questi strumenti e diffondono nel mondo da oltre quindici anni a questa parte il linguaggio musicale della cultura persiana. Ma il tocco più prezioso alla loro musica è dato da una voce estremamente suadente, tanto dolce e ondulata nelle nenie orientali quanto forte e decisa nelle romanze occitane e nei sapori mediterranei. Questo insieme melodico e ammaliante, spirituale nelle invocazioni e negli slanci appassionati, appartiene alle corde vocali e alla bellezza moresca di Franςoise Atlan, una delle più trascinanti voci femminili dell’area afro-arabo-andalusa. Francese di nascita, la Atlan è una star acclamatissima in Marocco e Spagna, e si è formata attraverso studi di conservatorio, piano e musica da camera. Diapason d’Or per le sue notevoli incisioni discografiche, sta fra la Carmen di Bizet e una bajadera d’Oriente. Sulla sua scia, qualche giorno dopo (venerdi 27) in Piazza Jacopo della Quercia, e poi in replica (sabato 28) nello scenario di Bagno Vignoni, potremo assistere alle danze dervisci della Compagnia egiziana Al-Ghuri, di cui diremo a breve. Ma, prima, lunedì in Sant’Agostino, la piccola grande Messa Solenne di un Rossini anche lui all’ascolto, ma dal Paradiso.
