Appuntamento sabato, 4 novembre, alle 17,30 per la presentazione di questo volume che ha ottenuto la prefazione di Tomaso Montanari
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CETONA. Sabato 4 novembre alle 17,30 nella sala SS Annunziata a Cetona verrà presentato il libro Attacco all’arte, la bellezza negata di Simona Maggiorelli, con la prefazione di Tomaso Montanari
Le pagine di questo libro sono un antidoto efficace al veleno dell’interessato disimpegno imperante». Attacco all’arte. La bellezza negata, scritto da Simona Maggiorelli, direttore del settimanale Left, per L’Asino d’oro edizioni, come afferma nella prefazione Tomaso Montanari, pone interrogativi e suggestioni che ne hanno decretato il successo editoriale, con partecipate presentazioni in occasione delle più importanti manifestazioni librarie nazionali ( il 19 novembre sarà presentato da Book city a Milano da Flavio Caroli, Laura Lombardi e Edoardo Vigna caporedattore di Sette del Corriere della Sera).
Il libro è un viaggio attraverso le epoche, in difesa del linguaggio delle immagini, troppo spesso negato o svuotato di senso, quando non attaccato con furia devastatrice, che Simona Maggiorelli, affronta nel volume, che verrà presentato sabato 4 novembre nella sala della SS Annunziata, a Cetona (Si). Insieme all’autrice interverrà lo storico dell’arte Matteo Ceriana.
Contenuti del libro: L’arte rupestre del paleolitico a lungo giudicata un falso, le distruzioni dell’Isis, l’eclisse dei beni artistici culturali in Italia e della loro tutela costituzionale, l’arte contemporanea ridotta a merce finanziaria. Lungo epoche lontane fra loro, l’autrice indaga attraverso la voce di autorevoli critici e intellettuali, gli episodi nella storia dell’uomo in cui l’attacco al linguaggio delle immagini è stato particolarmente virulento. Sulle origini dei graffiti nelle caverne preistoriche e sulla fantasia negata delle loro antichissime autrici, intervengono studiosi come Jean Clottes, Ian Tattersall, Cavalli Sforza, Telmo Pievani, Paolo Matthiae, Francesco D’Agostino, Maria Bettetini, Paolo Brusasco, Silvia Ronchey, invece, sono chiamati a confrontarsi sull’iconoclastia wahabita dell’Isis, simbolo della millenaria “diffidenza” verso le immagini che connota tutti e tre i monoteismi.
L’attacco all’arte non avviene solo materialmente con i trapani e bombe, ma è in atto in Italia anche un attacco “invisibile” che passa attraverso l’abbandono della tutela e lo smantellamento della rete delle soprintendenze, importantissimi presidi di difesa sparsi sul territorio. L’autrice dedica la parte centrale del libro a questo tema. Le conseguenze dell’attacco alla tradizione della tutela dei beni artistici e culturali (art. 9 della Costituzione) disapplicata a partire dagli Anni ’80, indistintamente da tutti i governi, sono denunciate con il contributo di Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Vezio De Lucia, Adriano La Regina, Massimo Bray.
Sulla crisi dell’arte contemporanea, l’ultimo capitolo propone una lettura pressoché inedita, quasi che si trattasse di una nuova forma di iconoclastia. Nella cosiddetta società delle immagini in cui viviamo, sembra infatti, paradossalmente non trovare molto spazio una vera ricerca sulle immagini con un contenuto, che non siano cioè una banale riproduzione della realtà o appiattite su standard pubblicitari. Un ‘mainstream’ egemone e trasversale, rintracciabile dal Pompidou, alla Tate, al Moma, e che più ha risentito della ‘finanziarizzazione’ dell’arte e dell’estetica del postmoderno.
L’autrice Simona Maggiorelli, direttore responsabile del settimanale Left, ha lavorato per quotidiani di diverso orientamento – Liberazione, Il Giornale, La Nazione ed Europa, come cronista culturale e critico d’arte. Dal 2002 nella redazione del settimanale Avvenimenti e dal 2006 a Left, occupandosi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore e dal 2017 come direttore.. Ha diretto la rivista trimestrale ‘Teatro da quattro soldi’ e ha collaborato con Hystrio, East e altre riviste specializzate. Ha pubblicato con Baldini e Castoldi, Titivillus e Cambi. Per L’Asino d’oro edizioni ha curato la postfazione del libro di Federico Tulli, Figli rubati (2015).