di Silvana Biasutti
SIENA. Sono molti quelli che hanno visitato Siena, si sono avvicinati alla storia della città, sono ripartiti convinti di averla conosciuta, ma non sono entrati nell’Ospedale di Santa Maria della Scala. Molti avranno anche attraversato il Pellegrinaio, la Cappella del Manto, ammirato gli affreschi e i sentimenti di solidarietà di una città speciale, ma sono ripartiti senza aver camminato giù giù fino al cuore di questo Ospedale, senza avere un’idea della complessità della sua storia – delle storie che custodisce –.
Qualche anno fa, accompagnando una ‘quasi’ parente americana, che ritornava a Siena dopo esservi stata numerose volte, le ho proposto un’unica visita e ho camminato insieme a lei, in questo luogo così straordinario, scendendo scale, attraversando cunicoli, in un viaggio durato qualche ora e una manciata di secoli. L’americana era esterrefatta: conosceva un luogo inimmaginato e unico e se ne tornò con un’impressione fortissima, con la voglia di raccontare l’emozione provata. Avevo avuto la ventura e il privilegio di visitare l’Ospedale, anni prima, con Anna Carli e di ascoltare il suo racconto appassionato. Senza la sua guida anch’io sarei rimasta, come molti, alla storia di un luogo storico importante e significativo, ricco di testimonianze civili e artistiche, ma mi sarei persa le vibrazioni più recondite e profonde, quelle che suggeriscono storie che non conosceremo mai, storie di chi ha vissuto il luogo, stratificate nei secoli della sua esistenza.
Un sentimento a cui ha dato corpo Sabina Minardi che nell’Ospedale ha camminato a lungo e ha immaginato e inseguito una storia in cui si intrecciano i destini di Catherine, che è nata a Siena, con quelli di una Caterina così grande da diventare santa. La storia, nata dalla conoscenza dei luoghi e dall’emozione che suscitano, è solo immaginaria?
Lo scoprirò con l’autrice del libro, mercoledì prossimo (10 maggio), alla libreria Becarelli.