Lo spettatore coinvolto dal martellante rumore dei tacchi

SIENA. La scena viene percossa dal ritmo martellante di tacchi e bastoni, che satura l’aria ed entra dentro il corpo dello spettatore, facendolo vibrare. Il canto urlato andaluso (cantaora Ángela Núñez “la Bronce”), accompagnato dalle chitarre, diventa canzone profonda (Jondo) di uno stato d’animo assoluto e condiviso. Il tutto in un’ora e mezza di spettacolo. A trenta anni dal debutto nel 1983 a Parigi, la Compagnia Antonio Gades, diretta da Stella Arauzo, che ballò con Gades, con Ater Associazione Teatrale Emilia Romagna, sostenuta dalla Fondazione Antonio Gades, ha scelto tra le quattro sedi della tournée italiana di esibirsi a Siena, ritenendola consona alle scelte che avrebbe fatto il grande ballerino e coreografo, secondo le affermazioni rilasciate da Eugenia Eiriz, vedova del’artista.
Il balletto si ispira all’omonimo racconto di Prosper Merimée più che all’opera di Georges Bizet, sia perché in quest’ultima sono trascurate alcune parti come quella che riguarda il marito di Carmen, sia perché la figura di Carmen rappresentata come femme fatal, frivola, diventa qui una donna libera di disporre della propria vita anche a costo di morire, una donna moderna, che dichiara apertamente il proprio amore o il suo contrario. Per la prima volta il Flamenco con la sua vitalità e sensualità si unisce alla danza classica riportando la storia ed i personaggi in Spagna e consacrando Gades grande ballerino e coreografo, anche per la presenza di un grande regista come Carlos Saura. Numerose le scene corali, in cui il gruppo diventa un unicum che si muove, surriscalda l’aria, muove gli animi. I corpi in movimento sono anche vecchi e grassi, perché il Flamenco non è la danza dell’etoile, della leggerezza, ma diventa “pesantezza” dell’essere, perché esprime un mondo culturale fatto di rigore, dolore e senso. Tra le musiche compaiono anche quelle della Carmen di Bizet, famosa l’aria che inneggia alle gesta dei toreador (musica registrata dell’Orchestra della Suisse Romande diretta da Thomas Schippers, con Regina Resnik, Mario del Monaco e Tom Krause), “Verde que te quiero verde” di Federico Garcia Lorca, Manuel Penella “El gato Montes”, ma quello che più colpisce è il silenzio assoluto in teatro, neppure un colpo di tosse, quando i ballerini si muovono a rallentatore, mimando passi di danza, che poi sfociano nel ritmo velocissimo del Flamenco. Le scene di Antonio Saura austere fatte di sedie, tavoli e specchi allestiscono un percorso scenico che va dalla prigione in cui è rinchiuso Don José (uno splendido Miguel Lara) alla camera di Carmen (una magnetica José Lopez) ai luoghi delle feste di Flamenco, all’arena dove si consuma la tragedia: Carmen viene uccisa da Don José.
(Foto Xavier del Real)