La presenza dell'artista nella città si identifica con opere realizzate per committenti pubblici e privati, sparse in diversi luoghi
di Duccio Benocci
AREZZO – Il Maestro Carlo Pizzichini – una delle figure più interessanti nel panorama artistico nazionale ed internazionale – si presenta, dal 17 giugno al 7 agosto, ad Arezzo nei prestigiosi locali della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e nella Sala Sant’Ignazio con una grande antologica che copre i suoi primi, ed intensi, trent’anni di attività artistica. La mostra, promossa dal Comune di Arezzo (che l’ha inserita nel programma dell’Assessorato alla Cultura) e realizzata con il fondamentale sostegno di Banca Etruria, cade proprio nell’anno della “discussa” Biennale d’Arte di Venezia – diffusa in ogni regione italiana, con rassegne nei capoluoghi – e rammenta il grande successo di pubblico e di critica ottenuto da un’altra esposizione di opere scelte (quella organizzata a Finalborgo, nel settembre-ottobre dell’anno passato) dell’artista Pizzichini.
Nato a Monticiano (Siena), il 28 maggio 1962, da Bruno – decoratore murale e pittore – e da Ida Raimondi – casalinga – Carlo Pizzichini ha riconosciuto fin da giovanissimo la propria vocazione artistica. Complice proprio il padre, che gli fu “modello” e stimolo: volle, infatti, per lui una formazione regolare e completa, seguendo con attenzione il suo percorso di studi; la prematura scomparsa, poi, purtroppo, non gli ha permesso di cogliere personalmente i frutti di tanto sacrificio.
Pizzichini si diploma con il massimo dei voti all’Istituto Statale d’Arte di Siena (1981) e con lode all’Accademia Statale di Belle Arti di Firenze (1985), alla scuola di pittura del Prof. Roberto Giovannelli, distinguendosi come uno dei migliori allievi, vincendo selezioni di merito e premi nazionali. Ne deriva un cammino di conquista esaltante della professione pittorica, nella consapevolezza delle difficoltà e degli obiettivi, con un percorso che è stato sin qui organico, conseguente e che si è svolto privilegiando la ricerca e l’esplicazione delle potenzialità formali ed espressive del “segno”. Inizia giovanissimo la sua attività professionale conseguendo numerosi premi e incarichi di lavoro da enti, banche, istituzioni religiose e Contrade.
I numerosi viaggi, le mostre personali, il determinante incontro con lo scultore svizzero Kurt Laurenz Meztler, gli atelier di Zurigo e Canton Ticino, oltre a quello nella sua amata Siena, gli consentono di confrontarsi costantemente con culture e tecniche differenti: un intreccio di interessi e sensazioni che diventano stimolo essenziale per la creatività dell’instancabile artista senese, con gli occhi sbrigliati sempre verso la meraviglia. In questi ultimi anni il Maestro, su incarico dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, ha ricoperto incarichi di docente del corso di Tecniche pittoriche nelle Accademie Statali di Brera a Milano, Bologna, Carrara e, attualmente, in quella di Sassari, dove è titolare della cattedra di Pittura.
La presenza di Carlo Pizzichini ad Arezzo si identifica con una serie di opere realizzate per alcuni committenti pubblici e privati, sparse in differenti luoghi della città. Inoltre, il rapporto ventennale che l’artista senese ha instaurato con Banca Etruria – istituzione da sempre attenta e sensibile, che fa anche dell’arte, e dell’arte contemporanea in particolar modo, un suo fiore all’occhiello – sottolinea l’alta professionalità, la disponibilità, la facilità di adattamento alle problematiche estetiche e la coerenza di stile che il pittore ha sempre dimostrato fin dai primi, giovanili lavori.
La realizzazione del grande murale d’ingresso nell’agenzia di Banca Etruria di Siena Centro (1987), quando l’artista era allora venticinquenne, è stato l’inizio di una lunga e fattiva collaborazione che si è concretizzata nella elegante “Porta” scorrevole della Sala Garibaldi (1994) e nell’installazione del dipinto di grandi dimensioni, impreziosito da terrecotte ingobbiate, della Sala Conferenze, entrambi nella Sede Centrale di Corso Italia ad Arezzo. In seguito, ha eseguito due grandi pannelli (ciascuno di ben 12 metri) nella Sede Operativa di Via Calamandrei, corredata così da un “concetto cromatico” per l’angolo caffetteria. L’arte di Pizzichini è entrata poi in numerose case degli aretini, e non solo, nel dicembre 2009, quando all’artista venne commissionato il calendario ufficiale di Banca Etruria per l’anno 2010 – dal titolo “Cieli d’Italia” – , che, con le interpretazioni “coloristiche” delle maggiori città del Bel Paese, ha trovato ampia risonanza tra clienti, pubblico di ammiratori e gente comune.
Da ricordare che in due appartamenti privati nel centro di Arezzo, Pizzichini ha inoltre realizzato per i rispettivi committenti, dei grandi pannelli in concerto con gli spazi e con l’idea degli architetti che li hanno progettati. Tramite preavviso è possibile visitare questi importanti interventi pittorici, così come quelli eseguiti negli ambienti di Banca Etruria.
La mostra che ora si inaugura può essere, quindi, considerata un prosieguo di un ambizioso progetto iniziato anni fa e che ora si pregia di una degna presentazione dei risultati di Pizzichini nei loro vari aspetti.
Siamo di fronte alla valorizzazione del lavoro di un artista ancor giovane, ma che in trent’anni ha lavorato di gran lena, sempre in maniera schietta e con motivazione, riuscendo a spaziare tra pittura, interventi e installazioni, ceramiche, bronzi, disegni. Lo testimonia il monumentale volume monografico, di oltre settecento pagine, recentemente edito da Edizioni Cantagalli e che verrà presentato nell’occasione: le pagine introduttive sono affidate alla competenza di Riccardo Zelatore, il tutto, poi, è arricchito da testimonianze di Enrico Crispolti, Ruggero Savinio ed altri illustri esponenti del mondo dell’arte contemporanea e della critica.
Un modo per ripercorrere il “divenire” creativo di Carlo Pizzichini: dai primi disegni dell’infanzia, agli studi scolastici, passando per le scoperte innovative dei tempi dell’Accademia, fino a raggiungere quella tenacia che gli consente di insistere su un linguaggio libero e personale, ma allo stesso tempo attento agli eventi e capace, se stimolato con motivazioni profonde, di rinnovarsi sempre.
Non solo, ma i visitatori potranno inoltre capire, nel percorso della mostra, tutti quei passaggi dell’itinerario pittorico di Pizzichini che costituiscono l’esperienza di un artista innamorato della vita e del “fare”, mosso da quella onestà creativa, che, solo chi è consapevole dello stupore che ancora l’Arte sa dare, è capace di restituirci in opere.