SIENA. Ezio Cardaioli si racconta. Il coach che partendo dalla serie C ha portato la Mens sana in serie A ha scritto un libro “Dal Basket amatori alla serie A. Andata e ritorno” da qualche giorno in tutte le librerie della città, che, stranamente, è passato per il momento inosservato sulla stampa quotidiana e sulle emittenti radiofoniche e televisive. Forse a causa del palio che come sempre per l’informazione locale costituisce uno sforzo organizzativo consistente.
Nel risvolto di copertina del libro edito da Protagon Cardaioli spiega in poche parole lo scopo di questa sua fatica. “Ho voluto scrivere questo libro per far sapere soprattutto ai giovani e ricordare ai meno giovani da dove è partita, a Siena, la palla a balzello e quanta fatica abbia fatto per entrare nel grande basket”.
Cardaioli è stato tra i protagonisti principali del basket senese che allora non aveva certo grandi mezzi finanziari. Un libro che, specie nelle parti senesi, ti riporta indietro negli anni, ti ricorda gli uomini che hanno dato basi forti al basket cittadino a partire dal professor Bruno Casini e Don Armando Perucatti.
Un libro utile per rinfrescare la memoria per chi quei tempi li ha visssuti e per i più giovani che dovrebbero conoscere meglio la storia di uno sport che per la città è stato importante anche socialmente.
Cardaioli dedica un capitolo, ovviamente, al suo esonero avvenuto, da secondo in classifica, il 26 dicembre del 1977, dopo un partita vinta con Mestre. Da cui traspare con chiarezza che quella ferita non si è chiusa completamente. Nel libro attribuisce ad un articolo molto duro di Oscar Di Simplicio (che era stato anche giocatore della Mens sana anni prima), pubblicato dal settimanale Nuovo corriere senese, la spinta per decidere il suo esonero da parte della dirigenza biancoverde.
Cardaioli oggi è un attento osservatore del basket senese, soddisfatto dei suoi successi e soprattutto ha una gran considerazione di Simone Pianigiani. La conclusione della fatica del coach iniziata un anno fa è una orgogliosa rivendicazione dell’utilità del lavoro svolto negli anni, che potremmo definire poveri, del basket senese.
“Ciò che è avvenuto alla Mens sana in circa sessant’anni me lo raffiguro come una scalata al K2: prima c’è stata una cordata che ha raggiunto il campo base con pochi mezzi, con grande fatica, senza tanta tecnologia, con gli scarponi di cuoio, le tute di flanella, le tendine canadesi, e soprattutto con tanta passione; poi è arrivata al campo base un’altra cordata, dotata di tutti i mezzi necessari e appropriati, sia tecnologici che finanziari per raggiungere la vetta, dove in quattro e quattr’otto è riuscita a piantare ben tre (ora quattro ndr) tricolori. Purtroppo ho l’impressione che la seconda cordata, dall’alto della vetta raggiunta, dove c’è sereno e un sole radioso, abbia perso di vista il campo base, nascosto tra le nebbie e la caligine. Mi viene a questo punto di fare un’altra considerazione: sicuramente la prima cordata non sarebbe mai riuscita a salire in vetta al K2. Ma la seconda sarebbe mai riuscita a salire dal campo base”.