Sabato (12 marzo), alla libreria Becarelli, la presentazione del carteggio Santalucia Scibona-Verdone

di Duccio Benocci
SIENA. È stato davvero un rapporto di schietta ed intensa amicizia quello tra Maria Teresa Santalucia Scibona e Mario Verdone; due grandi personalità della cultura dei nostri giorni: l’una, da sempre impegnata nella poesia, nella promozione letteraria ed artistica; l’altro, professore universitario di una disciplina “nuova” (nel 1949, infatti, quando Verdone la ideò, “Storia e critica del film” non esisteva ancora), emerito studioso di tutte le forme possibili ed immaginabili di spettacolo, nonché uno tra i massimi esperti – se non altro un precursore negli studi – del futurismo.
Lo testimonia il carteggio intercorso tra i due “senesi” illustri nel periodo 1991-2004, pubblicato di recente (in maniera intelligente) da Sampognaro&Pupi editore. L’incontro di due vite: questo il titolo del volumetto, introdotto da Vinicio Serino, storico e divulgatore; a presentarlo, il prossimo sabato (ore 17:30, presso la Libreria Becarelli – Viale Mameli, 14 – Siena) sarà lo stesso prefatore in compagnia di Stefano Moscadelli, docente di archivistica presso il nostro Ateneo ed autore, tra l’altro, di fondamentali contributi sugli scritti senesi e gli studi giuridici di Verdone, e sulle lettere dei fans a Fabrizio De André.
In apertura ho definito la Scibona e Verdone personalità “dei nostri giorni”, anche se la loro (principale) modalità di scambio di testi, informazioni, pensieri, considerazioni, stati d’animo – ovvero la missiva cartacea (lettera, biglietto, cartolina) – appartiene, se ci pensiamo bene, più alla prima metà del secolo scorso che non a questo! Oggi, infatti, continua a dominare, incontrastata da circa un cinquantennio, un’altra tipologia di “comunicazione”, più diretta e rapida, direi quasi “infestante” e portatrice di “dipendenza”: quella tramite telefono, che unita all’altra, più recente, in formato elettronico e comunque in forme tipicamente compendiarie (sms, e-mail, Skype, Messenger), ha fatto perdere quella sana e bella “abitudine” – forse addirittura un “vezzo” letterario – alla scrittura.
Il grazioso libriccino è aperto e concluso da un testo firmato dalla poetessa: il primo, una lunga intervista a Mario Verdone (apparsa nella rivista «Interferenze», n. 24-25), nella quale la Scibona con domande incalzanti e sempre pertinenti fa emergere l’eclettismo dell’uomo, che, proprio come i suoi molti amici futuristi, assume un aspetto «moltiplicato e ubiquitario», incapace – per sua stessa ammissione – a scegliere un campo d’azione prediletto tra i molti frequentati nel corso della vita. Il secondo è, invece, la recensione al volume Mario Verdone incontra il Giappone, dedicato alla Rassegna cinematografica d’autore (2 maggio-13 giugno 2006), promossa dall’Istituto giapponese di cultura di Roma.
Nel carteggio, Verdone esprime più volte il suo personale apprezzamento per le liriche e, in generale, per la vena poetica della “tarda” amica senese, arrivando perfino ad accludere un «affrettato, ma sentito e sincero parere» sulla silloge Il tempo sospeso (Ed. del Leone, 1993) o una «noticina, scritta a mano» su Il viaggio verticale (Ed. Emilio Coco, 2001); è interessante notare che la frequenza di scrittura diminuisce progressivamente per poi aumentare di nuovo, alle soglie del Duemila, fino ad arrestarsi del tutto, per gli impegni sempre più pressanti dei due e per l’inizio di problemi legati alla salute (Verdone si spegnerà in una clinica romana il 26 giugno 2009, un mese prima del suo novantaduesimo compleanno). L’anno 1993 – di fatto privo di scambio epistolare, è infatti la datazione della suddetta intervista a suggerircelo – rappresenta una “svolta” nel loro rapporto umano; la conoscenza, la stima reciproca si trasformano in amicizia fraterna, si “scaldano” i toni e viene bandito – su proposta del più anziano, con la sottile ironia che gli era propria – l’uso del “lei” e di titoli: «Innanzitutto aboliamo il professore. Mi condiziona troppo. Diciamo Verdone, e ovviamente Mario, se no entrano in campo altri Verdone, e il problema si complica» (cfr. p. 9).
Sarebbe stato interessante leggere, magari in calce al corpo delle lettere, i testi (allegati ?) cui viene fatto esplicito riferimento e vedere qualche foto-riproduzione di missiva; confidiamo nell’editore affinché ci proponga, presto, una nuova edizione accresciuta, che tenga conto di questi e di eventuali altri suggerimenti.
Per concludere, non trovo parole migliori di quelle della poesia Lettera (a Mario Verdone), trasmessa dalla Scibona il 18 novembre 1991, al – nonostante l’età già avanzata – «rondinotto pellegrino» mai stanco di viaggiare, sul valore della loro profonda Amicizia: «[…] Nell’ariosa prigione / satura d’epici sogni, / una lettera desiderata / sigilla al tuo nome / condivise affinità. / […] Già non mi sento sola. / Il cuore spento / e disabitato, / è illuminato dal conforto / dell’amicizia» (cfr. p. 28).
Maria Teresa Santalucia Scibona, L’incontro di due vite. Epistolario con Mario Verdone, prefazione di Vinicio Serino, Floridia, Sampognaro&Pupi editori associati, 2010, pp. 72 – € 12,00.