Nel week end la città ha riscoperto la sua storia nel XVIII secolo
COLLE VAL D’ELSA. Bilancio positivo per “Il Settecento a Colle”, l’iniziativa che per tre fine settimane ha fatto riscoprire come si viveva a Colle di Val d’Elsa nel XVIII secolo, riportando l’attenzione su un secolo rimasto oscuro, a livello locale, rispetto ad altre epoche. Positivo anche il coinvolgimento delle scuole superiori colligiane, con i ragazzi protagonisti della giornata di apertura e della mostra che ha ospitato i loro lavori, di alta qualità: dai costumi realizzati dalla sezione moda dell’Istituto professionale “Cennino Cennini” ai bozzetti degli studenti del liceo pedagogico e linguistico “San Giovanni Bosco” per il fondale del palcoscenico del Teatro dei Varii fino ai disegni dei ragazzi del liceo “Alessandro Volta” sulla “Rappresentazione grafica di Colle nel Settecento”.
“Con questa iniziativa – commenta Alessandro Malandrini, presidente della Società degli Amici dell’Arte – siamo riusciti a ricostruire come era Colle di Val d’Elsa nel Settecento, riscoprendo la città attraverso la sfera sociale, artistica, politica, religiosa e giuridica. Tutto questo è stato possibile grazie al coinvolgimento di diversi studiosi, molti dei quali locali e giovani, che ringrazio per il loro contributo. Entro la fine dell’anno pubblicheremo anche gli atti del convegno, consegnando alla città una testimonianza concreta di questa interessante iniziativa. Ringrazio anche le scuole, dai ragazzi alle insegnanti, chi ha partecipato alle iniziative e il Comune di Colle di Val d’Elsa, che, insieme ad altre istituzioni, ci ha sostenuto con il proprio patrocinio. Il nostro auspicio è che seguano presto altri appuntamenti simili, che valorizzino la storia e la cultura locali, puntando su qualità e rigore scientifico, riportando alla luce le epoche che hanno segnato il nostro passato”.
“Il Settecento a Colle” si è aperto con una lezione su “La Merope” di Voltaire, che ha coinvolto le classi quarte delle scuole superiori colligiane e due attori professionisti, Marco Venienti, colligiano, e Paola Lambardi, senese. Nel corso della prima giornata, il piccolo palcoscenico colligiano ha ospitato anche una presentazione dei costumi dell’epoca, disegnati, tagliati e cuciti dalla sezione moda dell’Istituto professionale “Cennino Cennini”; l’inaugurazione del fondale del palcoscenico per il Teatro dei Varii – realizzato sui bozzetti degli studenti del liceo pedagogico e linguistico “San Giovanni Bosco”, che rimarrà patrimonio del Teatro colligiano, come omaggio della Società degli Amici dell’Arte e in ricordo de “Il Settecento a Colle” – e la rappresentazione de “La vedova scaltra” di Goldoni, che, nel 1762, aveva inaugurato il Teatro dei Varii. Articolato e intenso anche il secondo fine settimana, con un convegno in quattro sessioni dove si è parlato di Colle di Val d’Elsa nel Settecento sotto diversi aspetti. Molti e interessanti gli spunti che emersi, riportando alla luce aspetti della quotidianità colligiana del XVIII secolo rimasti finora oscuri. Tra gli appuntamenti collaterali, l’esibizione del Trio di Siena, con musica italiana e straniera del Settecento; “Banchettando e danzando”, con suggestioni musicali e gastronomiche di epoca settecentesca, e un concerto d’organo dove il protagonista principale è stato il suggestivo strumento ospitato nella cattedrale, ampliato nel 1700.
Nel terzo e ultimo fine settimana, “Il Settecento a Colle”, insieme al Comune colligiano, ha dedicato una serata a Lovanio Rossi, figura di spicco della cultura locale degli ultimi decenni, deceduto pochi anni fa. Rossi fu per molti anni preside della scuola media “Arnolfo di Cambio” e dell’Istituto magistrale “San Giovanni Bosco”, ma tutta la sua vita fu segnata dall’amore per la cultura e per Vittorio Alfieri. Lovanio Rossi fu anche tra i fondatori del Bollettino della Società degli Amici dell’Arte, la rivista periodica della Società degli Amici dell’Arte. Da qui l’iniziativa congiunta con il Comune colligiano per rendere omaggio alla sua figura. Il libro, curato da Curzio Bastianoni, comprende ricordi biografici di Lovanio Rossi e contributi artistici, con risvolti anche locali sulla città. Il gran finale de “Il Settecento a Colle” è stato affidato, domenica 17 aprile, all’Oratorio “L’Isacco figura del Redentore”, opera di Pietro Metastasio musicata da Niccolò Jommelli e rappresentata nel 1745 nella Cattedrale di Colle, nel corso dei festeggiamenti per il Sacro Chiodo. L’opera è stata riproposta con il testo e le partiture musicali appositamente rielaborate sui testi originali.