Protagonista Massimo Mazzini che ha coordinato il programma di biodiversità Brasile-Italia
SIENA. La biblioteca del Siena Jazz si apre ai grandi temi di attualità che vanno oltre la didattica musicale: venerdì 9 febbraio, (ore 18 ingresso libero) nella Biblioteca alla Fortezza Medicea, si svolgerà l’incontro-conferenza “il clima che cambia. Amazzonia, viaggio nel polmone verde del mondo”. Relatore Massimo Mazzini, presidente di Siena Jazz e qui nelle vesti di docente in scienze biologiche, avendo fatto parte del Consiglio direttivo del Centro Interuniversitario di Ricerca sui Paesi in via di sviluppo (CIRPS), ed è stato Direttore della Scuola Emas per la certificazione ambientale e lo sviluppo sostenibile del territorio, nonché Esperto culturale e scientifico all’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. L’evento fa parte della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.
Un tema quanto mai di attualità visto che la più grande foresta pluviale del pianeta è sempre più oggetto di sfruttamento da parte di potenti lobby economiche interessate al suo legname, giacimenti, o a nuove aree coltivabili ricavabili dalla deforestazione. L’allarme è reale. L’Amazzonia, come ha detto Papa Francesco “è per tutti noi una prova decisiva per verificare se la nostra società, quasi sempre ridotta al materialismo e al pragmatismo, è in grado di custodire ciò che ha ricevuto gratuitamente”.
Mazzini ha coordinato, per l’Università della Tuscia, il “Programma biodiversità Brasile-Italia”, promosso dal Ministero Affari Esteri della nazione Cariòca, ha avuto la possibilità di soggiornare per lunghi periodi a Brasilia, Goiania, Rio Branco, Tucuruì, S. Paolo, Belem, Manaus, Palmas e Rio de Janeiro, e conoscere quello che è considerato il polmone verde più grande del mondo. Massimo Mazzini ha, soprattutto, visto e toccato con mano lo scempio perpetrato dall’uomo: disboscamenti a tappeto per allagare centinaia di chilometri di terreno e trasformarli in invasi così da produrre elettricità; corsi d’acqua inquinati dal mercurio usato per addensare l’oro facilitandone così la ricerca; tribù di indios costretti ad allontanarsi dai loro luoghi e obbligati, per sopravvivenza, a cambiare abitudini e cultura. Piantagioni sconfinate strappate alla natura dall’agrobusiness.
Si tratta dunque di un primo appuntamento, aperto alla città, in cui Siena Jazz ritrova il suo ruolo di punto di attrazione culturale non dedicato soltanto all’insegnamento musicale. Una ricchezza, anche architettonica, a disposizione della comunità senese.