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SIENA. E’ piaciuto al pubblico senese il Tintoretto raccontato da Melania Gaia Mazzucco nelle pagine del libro "La lunga attesa dell’angelo", presentato ieri (3 maggio).
Nel romanzo, dalla stessa voce di Jacomo Robusti, questo il vero nome del grande pittore (adesso riportato Jacopo ndr), si materializzano le fasi salienti della sua vita di artista e di uomo. Sullo sfondo la cosmopolita e colorata Venezia del Cinquecento con i suoi vizi e le sue virtù. Al centro Tintoretto, un uomo che visse solo per l’arte “dipingere: non c’è mai stato nient’altro per me”, e Marietta, l’amatissima figlia illegittima nata da una relazione con una cortigiana tedesca, che seguì gli insegnamenti del padre fino a diventare un’apprezzata ritrattista conosciuta come Tintoretta. “La prova che se un padre allevasse una femmina come un maschio, se le offrisse la stessa educazione, le stesse possibilità, in niente le donne sarebbero inferiori agli uomini”. La frase, autentica, rappresenta il pensiero del tempo, anche se con alcune riserve che la Controriforma avrebbe, di lì a poco, ampliato a dismisura.
La Mazzucco, giovane e bravissima (tanti i premi vinti, tra i quali lo Strega del 2003) non si limita a seguire un’idea per dar vita ad un libro. Si innamora sì di un soggetto, in questo caso è stato un dipinto visto anni fa in una chiesa veneziana. Era la Madonna dell’orto, una vergine bambina, che si presentava al Tempio per essere consacrata. <>. Il Tintoretto, appunto. Sua la mano e, forse, sua la figlia ritratta in una cornice di sacralità. La Mazzucco ha iniziato così la sua ricerca di fonti attendibili. Non si è fermata neppure davanti ai cartigli scritti in veneziano rinascimentale. Ha studiato la lingua, li ha tradotti, ha letto tutte le biografie che ha trovato e, cosa più importante per conoscere davvero un personaggio, ha guardato e studiato l’opera pittorica prodotta da questo grande artista. <
Nel romanzo, dalla stessa voce di Jacomo Robusti, questo il vero nome del grande pittore (adesso riportato Jacopo ndr), si materializzano le fasi salienti della sua vita di artista e di uomo. Sullo sfondo la cosmopolita e colorata Venezia del Cinquecento con i suoi vizi e le sue virtù. Al centro Tintoretto, un uomo che visse solo per l’arte “dipingere: non c’è mai stato nient’altro per me”, e Marietta, l’amatissima figlia illegittima nata da una relazione con una cortigiana tedesca, che seguì gli insegnamenti del padre fino a diventare un’apprezzata ritrattista conosciuta come Tintoretta. “La prova che se un padre allevasse una femmina come un maschio, se le offrisse la stessa educazione, le stesse possibilità, in niente le donne sarebbero inferiori agli uomini”. La frase, autentica, rappresenta il pensiero del tempo, anche se con alcune riserve che la Controriforma avrebbe, di lì a poco, ampliato a dismisura.
La Mazzucco, giovane e bravissima (tanti i premi vinti, tra i quali lo Strega del 2003) non si limita a seguire un’idea per dar vita ad un libro. Si innamora sì di un soggetto, in questo caso è stato un dipinto visto anni fa in una chiesa veneziana. Era la Madonna dell’orto, una vergine bambina, che si presentava al Tempio per essere consacrata. <>. Il Tintoretto, appunto. Sua la mano e, forse, sua la figlia ritratta in una cornice di sacralità. La Mazzucco ha iniziato così la sua ricerca di fonti attendibili. Non si è fermata neppure davanti ai cartigli scritti in veneziano rinascimentale. Ha studiato la lingua, li ha tradotti, ha letto tutte le biografie che ha trovato e, cosa più importante per conoscere davvero un personaggio, ha guardato e studiato l’opera pittorica prodotta da questo grande artista. <