Il film è in realtà del 2010...
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di Paola Dei
SIENA. Nelle sale dll’8 novembre la pellicola di Alex de la Iglesia presentata alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 2011. Il film arriva insieme alle opere presentate a Venezia nel 2012 ed la sua uscita originale in Spagna e Francia risale al dicembre 2010 ma il ritardo nella presentazione italiana è spiegato dalla vendita dei diritti dalla Mikado alla Luky Red e dai passaggi che l’operazione ha richiesto. Interpretato da Santiago Segura, Fernando Guillen Cuervo, Antonio de la Torre, Fran Perea, Sancho Gracia, Javier Botet, Raul Arevalo, Carlos Arences, Joxean Bengoetxea, Terele Pavez, il Film narra una vicenda personale all’interno della guerra civile spagnola.
Mentre stanno recitando in uno spettacolo del Circo due pagliacci vengono arruolati per partecipare alla guerra e combattere nell’esercito repubblicano, uno di loro viene assoldato per svolgere i lavori più pesanti ed il figlio: javier, per vendicarsid el sopruso subito dal padre e su indicazione del padre stesso, organizza un attentato dove però muore anche il padre. La vicenda non lascia indifferente Javier che da adulti intraprende la professione di Pagliaccio triste, una maschera che egli stesso aferma essere idonea a lui che non riesce quasi mai a ridere. Viene affiancato ad un pagliaccio allegro e di lui diviene spalla, ma si innamora della sua donna, una bellissima circense acrobata che si innamorerà di javier per i suoi modi delicati di amarla ma resterà attaccata al suo amante Sergio, che la ama in maniera violenta che che sembra soddisfarla negli aspetti più passionali. Sergio rappresenta l’alter ego di Javier ed appare grottesco in tutte le sue manifestazioni di gelosia che si manifestano soprattutto dopo le sue clamorose bevute dopo le quali diviene violento e sgarbato. Mentre il popolo subisce la violenza di un potere politico esasperante e repressivo che distrugge amor proprio e rispetto di sè e nello stesso tempo diviene esso stesso uno degli aspetti di questa repressione, Javier sperimenta anche la violenza del pagliaccio a cui fa da spalla.
Ad un certo punto della storia il pagliaccio Javier sembra imapzzito e mette in atto quella vendetta agognata dal padre con modalità e forme colorite, stravaganti inaspettate che rendono la pellicola piena di alelgorie, simboli, significati e metafore nelle quali si ritrovano tutte le aberrazionid el potere e dell’odio unito all’amore. Tutti i personaggi sembrano soffrire per dolori provocati da altri, tutti i personaggi a modo loro cercano di fare giustizia con un finale grandioso e triste come la canzone che fa da sfondo alla pellicola: Balada triste de trompeta…
De la Iglesia apprezzatissimo a Venezia da Tarantino, che re apresidente di regia sembra fare una operazione stravagante ma riesce a rappresentare i devastanti effetti della guerra dell’odio e dell’amore in maniera seducente e irriverente.