di Gianni Basi
Micat in Vertice – “Vertavo” – Palazzo Chigi ore 21 venerdi 12 dicembre
SIENA. Arrivano dal nord, in tutti i sensi. Oltre che dalla lontana Norvegia, anche dalla vicina Bergamo. Proprio questa sera, infatti, le un po’ bionde e un po’ more componenti del “Quartetto Vertavo” suoneranno al Festival d’Autunno di Bergamo il programma che domani (12 dicembre), replicheranno in Palazzo Chigi Saracini alle ore 21 per il “Micat in Vertice” dell’Accademia Musicale Chigiana.
Prova generale a Bergamo… e gran galà a Siena, assieme ad arie avvincenti di Haydn, Bartok e Grieg. Le quattro ragazze nordiche si chiamano Øyvor Volle e Berit Cardas (ai due violini), Henninge Landaas (viola) e Bjørg Værnes Lewis al violoncello. Da molto “ospitali” che siano – come ci suggerisce la radice “vert” dell’ostica lingua norvegese – sono, oltretutto, il quartetto più famoso del nord Europa. Nella stagione in corso, che in pratica è ora iniziata fra Bergamo e Siena, festeggiano alla grande il loro 25° anniversario in ensemble.
Conosciutesi da ragazzine, le quattro strumentiste hanno già ottenuto in carriera premi strepitosi. A Melbourne il “Chamber Music”, dalla BBC il “Record of the Month” per l’integrale di Bartok, il “Diapason d’Or” da parte della critica per le incisioni di Debussy e Grieg e, in patria, il “Premio Grieg”, ovvero il più alto riconoscimento musicale norvegese. Reduci dalle tournée nei teatri di Monaco, Praga e Madrid, sono ora tornate in Italia dopo i primi lusighieri esordi negli anni scorsi a Torino e Genova. Poi, dopo Siena, le aspetta il volo verso la Wigmore Hall di Londra per una lunga serie di concerti. Le loro esecuzioni, eleganti e non prive di fascino (…quelle chiome che accompagnano all’unisono i volteggi degli archi) comprendono le opere in quartetto dei più grandi artisti del classico, ma con un occhio attento ai contemporanei.
Le “Vertavo” sono anche, benchè giovanissime, responsabili della direzione artistica del “Festival Estivo di Elverun” in Norvegia, e distribuiscono i loro impegni nelle sale cameristiche e nei teatri europei e americani, in particolare fra il Musikverein di Vienna e la Carnegie Hall di New York. La serata senese comincerà con la quarta delle celebri sei arie cosiddette “solari”, i “Sonnenquartette”, di Franz Joseph Haydn. Quella che ascolteremo riguarderà proprio il momento del “levar del sole”: un re maggiore di delicata perfezione armonica. Composta nel 1772, sa di luce espansa dal fondo dell’animo, sa proiettarsi all’esterno attraverso la musica e riesce ad illuminare tutto e tutti di sensazioni romantiche. Gemma di Haydn. Pensate, è questo uno dei suoi ben 84 quartetti, una valanga di note per non contare le sinfonie, le messe, i mille pezzi strumentali che sono parte fondamentale dell’intera storia della musica. Il buffo è che, da ragazzo, faceva il bravo sopranista nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna: non fosse stato per il repentino cambio ormonale di voce, nessuno gli avrebbe messo in mano un violino. Si mise a suonare in strada, forse proprio sotto Natale come adesso, ed era solo un piccolo Francesco Giuseppe, ex sopranista. Poi, i crescenti capannelli attorno a lui, lo fecero diventare semplicemente “Haydn”. Più o meno cento anni dopo, all’ungherese Bela Bartok, eccelso pianista, venne in mente di inventare qualcosa di nuovo. Rovistò fra i canti popolari magiari ed anche nella musica colta, cercando di creare suoni e atmosfere particolari, cui dette colpi ben assestati di pathos. Un piccolo assaggio di ciò possiamo ritrovarlo domani sera in Palazzo Chigi nel suo “Quartetto n.3 Sz 85”, brano così impegnativo e acrobatico nella tessitura armonica da esaltare lo spiccato virtuosismo delle “Vertova”. In questo “Streichquartett” (una sorta di “tiro mancino” nelle intenzioni moderniste di Bartok), si possono infatti individuare sia reminiscenze classiche sull’onda di Debussy e R.Strauss, sia la ricerca di strani suoni della natura. Una micro o altrimenti macro-polifonia, alla maniera di Stravinskij e degli avanguardisti. Per cui, per chi ama una così singolare vena musicale, sarà interessante seguire il filo di un disegno melodico qua e là “disturbato” da percussioni ritmiche sulle corde, secchi colpi d’arco, e pizzicati da capogiro.
Il gran finale, da parte di questo fenomenale quartetto al femminile, e badate che se ne parla ovunque come uno dei cinque migliori al mondo, sarà, con Edward Grieg, di taglio più norvegese che mai. Normalmente, le “Vertova” mettono sempre quantomeno un pizzico di Grieg, nei loro concerti. Adorato nel proprio Paese più di quanto da noi si amino Verdi Puccini e Rossini messi assieme, nel 1907, alla sua scomparsa, la Norvegia si fermò e proclamò il lutto nazionale. Non poteva dunque mancare, anche nella serata di Palazzo Chigi, un grazioso omaggio a questo raffinato ed espressivo compositore. E’ vero che di regola egli tenda a privilegiare il dialogo brillante fra gli strumenti, ma basta ascoltare con attenzione il suo “Quartetto in sol minore op.27” per accorgersi che forza e lirismo non gli sono da meno. Scritto all’età di 35 anni, è l’unico superstite di una serie di quartetti andata perduta, quindi una rarità. Scivola in quattro movimenti, di tema ricorrente, sapientemente inframmezzati di andamenti mossi e lenti in alternanza, pennellate di valzer, e sorprendente (per i norvegesi stessi…) saltarello finale. Un Grieg perciò quasi più tzigano che nordico che, le “Vertova”, suoneranno con trasporto patriottico ma anche con la gioia musicale che si leggerà sui loro volti e che attraverserà tutta la serata. Non ci conquisteranno soltanto evocando la loro terra brulicante di boschi innevati alla “norvegian wood”e pieni di elfi, maghi e saune vikinghe, ma, con fare mitteleuropeo e quasi da macchia mediterranea, sapranno raccontarci anche dei solleoni da capogiro di Haydn e Bartok sino a scavare nell’anima un po’ gitana di Grieg.
Biglietti ancora in vendita al botteghino di Palazzo Chigi oggi dalle 16 alle 18,30, e domani nelle ore in prossimità del concerto.
Ma, per chi la musica classica l’amasse al punto tale da non voler perdersi nulla, ebbene, sabato (13 dicembre) alle ore 21, sonate di Schubert e rapsodie di Liszt, con posto unico ed offerta libera, nel concerto della celebre coppia di pianisti Michele Campanella e Monica Leone. Un’importante serata di beneficenza, di aiuto a chi soffre, organizzata al Teatro dei Rozzi dall’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, dal Comune di Siena e dall’Accademia Chigiana.
La stessa sera di sabato, sempre alle 21, il Santa Maria della Scala, il Comune di Siena e la Fondazione Monte dei Paschi propongono alla Chiesa della SS.Annunziata (in forma gratuita ma a posti limitati, per cui occorre prenotarsi allo 0577-224811) una esclusiva performance del quintetto a fiati dei favolosi Berliner Philharmoniker. Grandissimo imbarazzo di scelta. Per intanto, ai nostri lettori, un Buon Natale di cuore da parte della redazione, un buon concerto con le smaglianti “Vertova”, e l’arrivederci al 16 gennaio per i nuovi grandi appuntamenti del 2009 con l’86° “Micat in Vertice”.