di Paola Dei
SIENA. Al cinema Odeon di Siena é stato proiettato per una settimana il film di Mimmo Calopresti con il titolo Aspromonte La terra degli ultimi interpretato da calabresi doc come Marcello Fonte (Ciccio detto il poeta), Marco Leonardi (Cosimo detto Spaccapietre ), Francesco Colella (Peppe), Elisabetta Gregoraci (Maria, la compagna di Don Totó) e con Valeria Bruni Tedeschi, sorella di Carla Bruni ex premiere dame di Francia e con Sergio Rubini pugliese nei panni di Don Totò, un prevaricatore che detiene il potere contro tutto e tutti.
La sceneggiatura è di Mimmo Calopresti e Monica Zapelli, che ricordiamo per il film I cento passi, con la collaborazione di Fulvio Lucisano. La fotografia é di Stefano Falivene e le musiche di Nicola Piovani. Tratto dal libro Via dell’Aspomonte di Pietro Ciriaco e prodotto da Italian International Film in collaborazione con Rai Cinema, Fulvio e Federica Lucisano con il contributo della Regione Calabria. Un film nostalgico e onesto al quale si perdona lo stile arcaico, funzionale all’epoca e ai luoghi narrati che mette in evidenza il disagio del vivere in un piccolo fazzoletto di terra arroccato sui Monti nel 1951, dove le catastrofi naturali come le inondazioni si univano alle catastrofi sociali fatte di soprusi e ingiustizie. Ambientato ad Africo un paese che ha visto ancora protagonista nel 2014 Marco Leonardi con il film Anime nere di Francesco Munzi e che é stato anche interprete di Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, che viene evocato ed omaggiato soprattutto nelle scene finali. Ma viene omaggiato anche Fellini in una scena circense dove persino la musica ricorda il regista riminese che traspare anche in altri particolari che lasciamo scoprire allo spettatore.
Una storia di fango, miseria e sopraffazione, dove l’amore per la propria terra emerge in ogni scena illuminata dal fuoco di una torcia che scolpisce i personaggi alla maniera di Caravaggio, che con i chiaroscuri e i sapienti giochi di luce, ha anticipato l’uso delle luci utilizzate nella cinematografia per gli effetti speciali. Ma é impossibile anche non evocare, nonostante la luce sia quella di due secoli dopo rispetto a Caravaggio e fin troppo moderna per il contesto rappresentato da Calopresti, i mangiatori di patate del pittore olandese Van Gogh che in un periodo della propria vita abbandonò là raffigurazioni di volti e cominciò a ritrarre contadini e contadine attraverso i quali intese mettere in evidenza le mani callose e gli oggetti poveri. La tela é ricolma di una autenticità tutta agreste. Lo stesso pittore sosteneva che un contadino é più vero con abiti di fustagno nel suo contesto, tanto da farci percepire l’odore di patate, guano e concime allo stesso tempo. Questo modo di ricercare la verità, l’interiorità dei personaggi e l’anima dei luoghi si ritrova nel film carico di simbolismi e girato interamente nella terra natia di Calopresti fra Roghudi e Ferruzzano dove é stato possibile ricostruire in maniera fedele gli ambienti e i loro abitanti con interpreti che si sono calati in quella realtà evidenziandone le miserie e il cibo mescolato a fango e sangue. In certe scene a ben vedere si intravede anche Pellizza da Volpedo, pittore vissuto a cavallo fra la fine dell’800 e i primi del 900, prima divisionista poi esponente della corrente sociale, autore del famoso quadro Quarto stato, divenuto un simbolo del mondo delle battaglie politico-sindacali.
Fra paesaggi montani e pietre, nel film spiccano personaggi che sono riconoscibili immediatamente grazie ai loro soprannomi e ai ruoli che ricoprono che non ai nomi reali, come accadeva nelle piccole realtà e nei quartieri di un tempo. Ecco allora che fra le costruzioni arroccate sui monti emergono lo spaccapietre, il poeta, la maestra.
Le frasi dirette e lapidarie divengono sentenze che insieme alla luce delle torce connotano i personaggi. “Chi vuole rispetto deve rispettare” e anche:”Io ho combattuto in Albania con le scarpe di cartone perché me lo avete chiesto voi”. Pronunciata da uno dei personaggi chiave del film che termina con una riflessione del poeta, interpretato da Marcello Fonte: “I sogni ti fanno pensare che sei libero” alla quale risponde un bambino, colui che evoca Nuovo cinema Paradiso: “Allora é bello sognare” “Certo che é bello, Attraverso i sogni diventi te stesso”.