In questi ultimi anni abbiamo notato un interesse da parte degli organi locali rivolto soprattutto ad attività artistiche senesi, che hanno legato la cultura locale a quella europea; giunge direi opportuna una mostra di grande respiro che poteva essere allestita a Parigi come a New York: Van Gogh, Strindberg, Munch, Kirchner, Dix, Grosz, Ligabue.
Sgarbi e Mazzotta hanno pensato ad una mostra "i cui vari capitoli rappresentano gli anelli di un’ipotetica catena della follia” alla quale Sgarbi aggiunge la parola “ Arte “ ed a ragione, ma questo lo si condivide al termine di un percorso che inizia con un’ampia sezione storica curata da Giulio Macchi. Di grande interesse la sezione intitolata “alcuni casi italiani tra normalità e follia", che consente a grande parte del pubblico di poter conoscere artisti probabilmente mai visti: Bergamini, sintesi di colore e visione e Lorenzetti, pittore privo di catalogo, le cui figure comunicano un messaggio senza tempo: il peso della vita, che è anche il titolo di una sua opera esposta. Trovo meno interessanti, ovviamente in questo contesto, le opere inserite nella sezione “la lucida follia nell’arte del XX secolo “, perché in esse non riconosco il legame tra arte genio e follia e tutti gli strumenti di contenzione usati nei manicomi, le camicie di forza ed altro, che hanno poco a che fare con una mostra di arte e rimandano ad altre problematiche.
L’architetto Milani ha condotto il compito dell’organizzazione degli spazi e degli inserimento in essi delle opere, tra luci ed ombre che rimandano al tema principale della “Follia”.