Musica straordinaria in Duomo
AREZZO. Un pubblico delle grandi occasioni ha assistito domenica 2 gennaio in una gremitissima Cattedrale al “Concerto per il Nuovo Anno”, tradizionale augurio in musica offerto agli aretini dall’ Orchestra Sinfonica “Guido d’Arezzo”, con il prezioso supporto di Lions Arezzo Host e Rotary Arezzo, nonchè di Banca Etruria e Itas Assicurazioni. Si direbbe che questo organismo sinfonico, nato nel 2003 dalla buona volontà di privati cittadini, aficionados della musica cosiddetta ‘classica’, sia riuscito a realizzare il sogno che da almeno quarant’anni aleggia nella città patria dell’inventore delle note musicali: l’esistenza di un orchestra sinfonica stabile… Per quanto ignorata a livello istituzionale e priva di finanziamento pubblico, l’orchestra Sinfonica “Guido d’Arezzo” ha raggiunto negli anni un livello di buona routine, con un repertorio che va dal Barocco al Novecento, e ha tenuto a tutt’oggi oltre cento concerti non solo in Arezzo, ma anche in numerose importanti sedi nazionali. Il suo “segreto” è molto semplice: gli esecutori sono in grandissima parte aretini, giovani musicisti che, pur non adeguatamente valorizzati, vi hanno convogliato il loro talento e il loro entusiasmo.
Ad essi per l’occasione si sono uniti interpreti di alto livello provenienti da altri gruppi musicali, con Direttore d’orchestra un eccezionale Maestro Stefano Pagliani, già “spalla” alla Scala di Milano. Sotto la sua esperta bacchetta l’orchestra ha dato vita ad un programma tagliato su misura per la circostanza: due delle più belle sinfonie di Rossini, “L’italiana in Algeri” e “La scala di seta”, e tre grandi pagine di Strauss figlio, l’ouverture dell’ operetta “Il pipistrello” (in omaggio alla dedica, da parte dell’ ONU, del 2011 a questo mammifero, come ha spiegato il Presidente dell’ Associazione, Dott. Ernesto Ferrini) e due walzer: “Voci di primavera” e l’immancabile “Il bel Danubio blu”.
Archi scattanti ed ottime prime parti di fiati hanno valorizzato timbri e colori in una tensione espressiva che il pubblico ha premiato con grandi applausi al termine di ogni brano e una vera ‘standing ovation’ finale. Se per il mondo il 2011 sarà l’anno del pipistrello, per l’Italia è il 150.mo della proclamazione dello Stato Unitario (17 marzo) per cui il concerto è stato opportunamente aperto e chiuso da una vibrante esecuzione dell’Inno di Mameli. E questo con buona pace di chi ha un po’ arricciato il naso per la Marcia Radetzky, prescelta per il richiesto “bis”, indubbiamente meno ‘patriottica’, ma efficace sul piano artistico e dello spettacolo con applausi ritmati nel solco della tradizione viennese. Ma dopo 150 anni, la bella musica, che come tutta l’arte non ha frontiere nè bandiere, può ormai mettere d’accordo tutti e stirare le pieghe della storia, augurando un anno migliore.