
di Vito Zita
SIENA. La nomina di Asmara a patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2017, come dimostrazione dell’importanza di un patrimonio urbano moderno realizzato in epoca coloniale, offre la possibilità di studiare in dettaglio gli edifici di stile razionalista che la caratterizzano. Si tratta quindi di una buona occasione per approfondire la conoscenza indiretta della capitale dell’Eritrea, che ha visto arrivare per la prima volta gli italiani nell’agosto del 1890, quando era ancora composta da quattro antichi villaggi, unificati nell’insediamento di Arbate Asmera, dove si era stabilito, prima dell’arrivo degli italiani, Ras Alula del Tigrai.
Va comunque dato merito ai tanti asmarini che mi hanno aiutato nel redigere queste note per il loro contributo nel reperire le notizie storiche su questi edifici; il loro è stato un apporto indispensabile perché hanno fatto ricorso alla loro memoria e ai loro documenti.
Lungo quella che oggi è la Harnet Avenue, ex Viale Mussolini, si trovano in sequenza numerosi edifici costruiti in origine fra il 1920 e il 1950 con funzioni pubbliche ed amministrative ma anche adibiti a funzioni politiche di partito. Questi edifici erano alternati da palazzi destinati ad abitazioni, i cui locali a pianterreno molto spesso erano adibiti ad attività commerciali.
La prima edificazione della Casa del Fascio risale al 1929 e in base alla consultazione di documenti che recano l’elenco dei principali tecnici e costruttori attivi in Eritrea in quel periodo, fatta da Giorgio Ferraro, la direzione dei lavori per la costruzione dell’edificio fu affidata a Lino Garlaschelli, capo dell’Ufficio tecnico del Commissariato dell’Hamasien fra il 1925 e il 1933.
La prima Casa del Fascio aveva uno stile architettonico simile a quello del Teatro di Asmara, dal quale era poco distante, e fungeva anche da Club sociale per i membri del partito. Nel 1940 l’architetto Bruno Scalfani fu chiamato a progettare la costruzione dell’imponente edificio attuale, un ottimo esempio monumentale architettura fascista, e sul frontone recava la scritta “Casa del Fascio – Arnaldo Mussolini”.
La nuova facciata moderna progettato da Bruno Sclafani prevedeva la demolizione parziale della sola parte anteriore e di quella destra del vecchio edificio, perdendone così la parte più bella. In questo modo però il nuovo edificio si unisce a quello vecchio e la differenza architettonica è ben visibile dalla strada del lato sinistro.
Molto probabilmente la nuova Casa del Fascio doveva rispondere alle esigenze di visibilità e imponenza dettate dalla politica fascista in colonia ma anche per renderlo più importante e adeguato allo stile razionalista degli altri edifici che formavano il fronte che si affacciava sull’ex Viale Mussolini.
La massiccia facciata asimmetrica è composta da diversi elementi, il più imponente dei quali è la torre, sormontata da una disposizione di tre finestre verticali strette. Alla base della torre c’è un enorme spazio vuoto nel quale una volta accoglieva la scultura di un’aquila fascista che in origine era appesa. Sopra lo spazio che era dell’aquila, c’è un balcone dal quale Mussolini, se mai fosse andato in Asmara, avrebbe fatto i suoi discorsi.
Il corpo principale dell’edificio è composto da tre blocchi, ognuno distinto dagli altri da una diversa finitura superficiale. Il blocco dominante è formato dalla sezione centrale e dal piano terra, che si incontrano all’ingresso, ed è diverso per colore e trama dai piani superiori in entrambi i lati dell’ingresso. Gli elementi laterali contengono le finestre per il primo e il secondo piano, sebbene quello a sinistra dell’ingresso, essendo la metà della lunghezza dell’altro, ne contiene la metà.
L’ingresso si apriva sulla sala principale, le cui pareti erano un tempo coperte con dipinti in stile tradizionale abissino, che purtroppo sono andati distrutti prima dell’indipendenza. Questi dipinti raffiguravano: la regina di Saba e Salomone; la leggenda del serpente che si dice abbia modellato l’Eritrea e gli altopiani settentrionali etiopi; dipinti di elefanti, giraffe e scene di caccia al leone, San Giorgio e il drago.
Il foyer ha due scale che conducono alle stanze principali del secondo piano, dove i balconi arrotondati del piano superiore hanno eleganti affreschi sul soffitto. Sempre al piano superiore le opere in metallo dei balconi incorporano bandiere eritree che furono aggiunte dopo la liberazione del 1991. Le ringhiere che portano alle scale sono ornate da magnifiche torce a forma di fiamma. L’edificio non fu completato in tempo per l’uso al quale era destinato quando gli inglesi arrivarono ad Asmara nel 1941.
Oggi questo edificio è la sede del Ministero dell’educazione eritreo.