di Vito Zita
SIENA. La prima moschea fu costruita ad Asmara nel 1906 su un terreno rialzato ad ovest della chiesa ortodossa nel villaggio di Arbate Asmera. Per molti anni è rimasta relativamente isolata non essendo vicina nè nel villaggio indigeno nè al quartiere europeo.
Quando furono costruite le abitazioni intorno al mercato, la moschea divenne parte integrante di questo elemento della città e divenne centrale nel piano di sviluppo edilizio proposto da Cavagnari nel 1913. Alla fine degli anni ‘30, gli spazi aperti di fronte e dietro la moschea furono incorporati nel grande progetto di Ferrazza per lo sviluppo urbano della città. Nel 1937 fu demolita la vecchia moschea e sostituita da una più grande, la “Grande Moschea” attuale, destinata ad accogliere la popolazione musulmana di Asmara diventata sempre più numerosa.
Lo schema ideato da Guido Ferrazza, affidato all’impresa costruttrice Giuseppe Bruno e alle numerose le maestranze portate dall’Italia, prevedeva la Grande Moschea come uno dei principali elementi architettonici da realizzare all’incrocio tra la piazza del mercato e la piazza della moschea. Gli spazi anteriori e posteriori dovevano estendersi dall’ex Viale Milano a nord, fino alla fontana di Mai Jah Jah, e fino ai piedi delle colline di Gheza Banda, a sud.
Tuttavia, il piano non fu mai completamente realizzato, e la parte meridionale oltre l’ex Viale Mussolini fu abbandonata e assorbita nel piano stradale circostante e da un piccolo parco dove negli anni ’50 fu costruito l’edificio del comune. La fusione di stile islamico e romanico che caratterizza gli elementi di questi edifici sono molto interessanti e si suppone che fosse il risultato della precedente esperienza di Ferrazza a Tripoli.
La Grande Moschea ha un minareto scanalato e un portico ad arco circolare con dei colonnati su entrambi i lati. Tali elementi sono la versione italiana della moschea originale, che aveva un minareto semplice a pianta ottagonale. L’interno della Grande Moschea è dominato da una grande cupola centrale in vetrocemento con raffinate decorazioni dipinte in stile islamico. Sotto la cupola e in tutto l’interno, una serie di colonne sono collegate da archi decorati in modo simile alla cupola.
Collocata su una posizione strategica, la Moschea Al Khulafa Al Rashiudin domina la città con il suo magnifico minareto e, a differenza dalle nostre chiese, lo spazio interno risulta molto grande privo di sedute, altari, sacrestie, statue, quadri, simboli e qualsiasi raffigurazione della divinità, ma adornata da una grande quantità di magnifici tappeti e da complicati disegni ripetitivi e stilizzate scritte in arabo sulle pareti.
Nel 1943, su richiesta della comunità musulmana di Asmara, l’architetto Giuseppe Arata fu incaricato di incorporare alla moschea le passerelle pedonali che collegavano l’ex Largo Libia con l’ex Largo Campania, aumentando così la sua capacità. Questa modifica compromise gravemente il progetto originario del Ferrazza che, quando progettò la Grande Moschea, volle rendere comunicanti il mercato delle granaglie con quello coperto dei generi alimentari. Per questo fece costruire ai lati della Moschea due passaggi laterali, costituiti da quattro portici, due per lato, sormontati da cupolette che praticamente attraversavano la strada che collegava i due mercati.
La trasformazione dei passaggi laterali della moschea sembra obbedire ad una esigenza di ordine pratico, piuttosto che a quelle di una riappropriazione da parte della popolazione locale degli spazi urbani ideati dal Ferrazza per conto del Governo coloniale italiano. Il ripristino dei corpi laterali della Moschea come passaggi urbani riassegnerebbe allo spazio a verde, alle spalle di quell’edificio, una nuova centralità, reintegrandolo a pieno titolo nel sistema di piazza e spazio aperto che gravitano attorno alla Moschea. La realizzazione dei mercati e della moschea, con le relative pertinenze commerciali, compreso il mercato del pesce, è stata considerata dall’UNESCO, un opera di architettura insuperabile.