di Vito Zita
SIENA. Il Teatro Asmara è stato il primo edificio costruito appositamente per la città come luogo per lo spettacolo e probabilmente fu l’ultima opera di Odoardo Cavagnari.
L’edificio fu progettato nel 1919 e completato nel 1920 con un accordo tra la Società ARPA (Anonima Ritrovi Pubblici Asmara) e la Ditta Dilsizian Frères di Milano. Al tempo della sua costruzione fu uno dei più grandi edifici di Asmara e dominava il centro città poichè è situato sulla cresta di Harnet Avenue (ex Corso Italia) all’angolo con Beleza Street. Il progetto originale godeva del permesso che era stato concesso a condizione che si sarebbero costruiti anche ristoranti e campi da tennis, ma la messa in liquidazione nel 1924 delle due società che ebbero l’appalto, lascia capire come il progetto non fu mai completamente realizzato, come evidenziato da mattoni incompiuti ad entrambe le estremità del portico. Il governo acquistò il terreno non utilizzato che poi fu venduto nel 1927 alla Società Fratelli Ingegneri che nel 1937 costruì una serie di edifici, tra cui una sala da ballo e dei negozi di fronte al teatro, e adattarono il teatro stesso in un cinema. I lavori di ristrutturazione del teatro nel 1937 furono eseguiti dagli architetti Antonio Vitaliti e Pietro del Fabro che inserirono una stanza di proiezione nella fila del balcone superiore. Il cinema ha funzionato fino al 1957, quando fu venduto al genero di Hailè Selassiè, che era il rappresentante dell’imperatore in Eritrea. Rimase inattivo per un lungo periodo fino al 1963/64 anni in cui fu riattivato, con il nome di Cinema Asmara. In quegli anni il ripristino delle macchine di proiezione fu affidato a Gianni Coli, rappresentante della Telefunken in Asmara. Nel teatro venivano rappresentate sia opere di prosa, come i drammi di Pirandello, sia opere liriche, in particolare quelle di Puccini e di Verdi, interpretate da cantanti italiani, come La traviata, il Rigoletto, Il Barbiere di Siviglia, La Boème. Fino al colpo di stato di Mengistu Haile Mariam nel teatro di Asmara si esibivano artisti italiani come Renato Rascel, Renato Carosone, Totò, Macario, Anna Proclemer e Remo Girone. Erano gli anni in cui al cinema teatro Excelsior, poi diventato Roma, si esibiva un comico nuovo, promettente, Aldo Fabrizi.
Al cinema teatro Augustus invece dava spettacolo Renato Rascel con una ragazza americana dai capelli rossi e c’era anche l’orchestra con Natalino Otto. Tutti alloggiavano all’albergo C.I.A.A.O. dove c’era anche il regista Goffredo Alessandrini che stava girando il film “Abuna Messias”, la storia del cardinale Massaia, con gli attori Camillo Pilotto e Mario Ferrari. Ancora all’Augustus si esibiva Checco Durante con il suo divertente complesso romanesco. Al cinema Odeon veniva tenuto a battesimo l’operetta di Enrico De Zan e subito dopo dalla compagnia di prosa Annibale Berzone e Paola Borboni. Totò invece spopolava al cinema Impero con la soubrette Clely Fiamma. Dopo l’indipendenza dell’Eritrea, nel 1993 il teatro passò nella proprietà del nuovo Stato. Una serie di aperture ad arco circolare, due a destra e tre a sinistra dell’ingresso del teatro, forniscono l’accesso ad ulteriori negozi, uffici e attività ricreative. Oggi un internet point occupa l’ex foyer ed è luogo di ritrovo dei giovani eritrei, mentre il teatro è usato occasionalmente.
L’edificio è costruito in cemento armato ma con il frontale in mattoni e gesso, ha una facciata simmetrica di stile romanico e rinascimentale. La parte architettonica che lo contraddistingue è il bel portico, formato da sette archi romani sostenuti da sottili colonne ioniche. Sopra il portico si trova una galleria, cui si accede attraverso due porte ad arco, una per lato, che conducono al piano superiore. Due scale che conducono da entrambe le estremità del portico al livello della strada. I giardini antistanti sono composti da aiuole decorative e da una grande fontana in cemento a forma di conchiglia. L’edificio si compone di tre elementi separati, il foyer, l’auditorium e il palcoscenico, con uno spazio ausiliario per gli uffici e il backstage. Un passerella esterna sulla parete laterale consente un accesso privato alla galleria. Nella zona del foyer sono situati la biglietteria e un bar, entrambi aggiunti quando il teatro fu convertito in un cinema. Sostenuto da pilastri quadrati di cemento, la galleria corre intorno a tre lati della stanza. Accanto a due porte che forniscono accesso all’auditorium vi sono le scale per le balconate. La capienza totale del teatro è di circa 750 persone considerando i posti del parterre, delle due file di palchi e della galleria sovrastante. Sopra i palchi c’è un grande soffitto a cupola decorato da Francesco Saverio Fresa (che ha anche dipinto affreschi nel ex Palazzo del Governatore), con affresco circolare di otto donne danzanti in una cornice raffigurante otto pavoni sul fondo, in stile Art Nouveau. Fresa ha anche dipinto un grande affresco di una donna eritrea danzante nell’arco sopra il proscenio, ma questo fu rimosso, forse alla fine degli anni ’30.