SIENA. Ad Amos Oz, per la sua attività di intellettuale, saggista e romanziere, lo scorso 26, l’Università per Stranieri di Siena ha conferito la laurea magistrale Honoris Causa in Scienze linguistiche e Comunicazione internazionale. Oz è uno degli intellettuali distintosi, oltre che per le sue opere, per impegno civile indirizzato ad una convivenza pacifica fra Palestina e Israele, individuando la creazione di due stati separati.
Sostiene di tenere divise le sue attività: “non ho mai scritto un racconto o un romanzo solo per lanciare un messaggio politico, per dire al mio popolo o al mio governo di fare questo o quell’altro”.
“Nel mio mondo – ha detto Oz dopo la Laudatio di Mauro Moretti -, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte”.
Un pensiero, questo, che si è levato anche dal palcoscenico del Teatro dei Rinnovati dove l’assessore alla Cultura Marcello Flores d’Arcais lo ha presentato al pubblico.
“Sono cresciuto in un kibbutz, famiglia di ceto medio, orientamento di destra, come quello di mio padre. Io socialista, lui basso ed io alto, lui un intellettuale io guidavo il trattore. Il kibbutz non era il paradiso che credevo. Gelosie, invidie, pettegolezzi, anche se non c’era nessuno solo e nessuno affamato”.
“Da bambino sognavo di diventare un libro e non uno scrittore”. Strano, o forse troppo profondo il pensiero di quest’uomo, che leggendo in ebraico le pagine del suo ultimo libro Scene dalla vita di un villaggio (in uscita a marzo, ediz. Feltrinelli), ha calamitato il pubblico con la sonorità di una lingua di per sé magica perché carica del travaglio non di un popolo, bensì di due: Palestinesi e Israeliani.
Per questo “il bisogno di raccontare le storie è fondamentale per un uomo”. Immedesimarsi negli altri per poi leggerli dentro le pagine di un libro ha una valenza che travalica il racconto. E’ un modo diverso, o meglio, parallelo per fare politica.
“L’eccesso di storia potrebbe essere nocivo alla vita”. E questo ci deve far riflettere. “Non esistono soluzioni territoriali indolori, ma accordi fra persone che la pensano in maniera diversa e devono, entrambe, rinunciare necessariamente a qualcosa”. "La soluzione dei due Stati sarà dolorosa come un'amputazione sia per gli israeliani, che per i palestinesi, ma non c'é alternativa. Il compromesso è sinonimo di vita”.
“Ci saranno due stati” – ha detto Oz -, due capitali, due popoli e gli europei, con la loro empatia, potranno aiutare entrambi”.
Sostiene di tenere divise le sue attività: “non ho mai scritto un racconto o un romanzo solo per lanciare un messaggio politico, per dire al mio popolo o al mio governo di fare questo o quell’altro”.
“Nel mio mondo – ha detto Oz dopo la Laudatio di Mauro Moretti -, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte”.
Un pensiero, questo, che si è levato anche dal palcoscenico del Teatro dei Rinnovati dove l’assessore alla Cultura Marcello Flores d’Arcais lo ha presentato al pubblico.
“Sono cresciuto in un kibbutz, famiglia di ceto medio, orientamento di destra, come quello di mio padre. Io socialista, lui basso ed io alto, lui un intellettuale io guidavo il trattore. Il kibbutz non era il paradiso che credevo. Gelosie, invidie, pettegolezzi, anche se non c’era nessuno solo e nessuno affamato”.
“Da bambino sognavo di diventare un libro e non uno scrittore”. Strano, o forse troppo profondo il pensiero di quest’uomo, che leggendo in ebraico le pagine del suo ultimo libro Scene dalla vita di un villaggio (in uscita a marzo, ediz. Feltrinelli), ha calamitato il pubblico con la sonorità di una lingua di per sé magica perché carica del travaglio non di un popolo, bensì di due: Palestinesi e Israeliani.
Per questo “il bisogno di raccontare le storie è fondamentale per un uomo”. Immedesimarsi negli altri per poi leggerli dentro le pagine di un libro ha una valenza che travalica il racconto. E’ un modo diverso, o meglio, parallelo per fare politica.
“L’eccesso di storia potrebbe essere nocivo alla vita”. E questo ci deve far riflettere. “Non esistono soluzioni territoriali indolori, ma accordi fra persone che la pensano in maniera diversa e devono, entrambe, rinunciare necessariamente a qualcosa”. "La soluzione dei due Stati sarà dolorosa come un'amputazione sia per gli israeliani, che per i palestinesi, ma non c'é alternativa. Il compromesso è sinonimo di vita”.
“Ci saranno due stati” – ha detto Oz -, due capitali, due popoli e gli europei, con la loro empatia, potranno aiutare entrambi”.