Il progetto espositivo è nato a seguito di un concorso di fotografia ideato da FIERI
SIENA. Lunedì 19 dicembre alle ore 16.30 il rettore Tomaso Montanari e la prof. Caterina Toschi presenteranno la mostra “Sguardi plurali sull’Italia plurale” e il progetto didattico La Straniera | Il laboratorio delle mostre nella sede di via dei Pispini 1, uno spazio di incontro aperto alla presentazione di libri, progetti espositivi e iniziative culturali centrati sulla missione dell’Ateneo: il dialogo e la mediazione tra culture, lingue e idiomi tra loro stranieri.
Il progetto espositivo è nato a seguito di un concorso di fotografia ideato da FIERI (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione), che dal 2001 si occupa di studiare i fenomeni migratori attraverso un approccio interdisciplinare, promosso insieme a CSC Carbonia della Società Umanitaria – La Fabbrica del Cinema, e in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano della Fotografia. La mostra presenta una raccolta di testimonianze e racconti visivi sul quotidiano di giovani fotografi under 35 nati all’estero o in Italia da genitori di origini straniere, che vivendo o avendo vissuto un’esperienza di migrazione a livello personale o familiare riflettono attraverso il proprio obiettivo sugli immaginari collettivi e sulla pubblica opinione intorno all’esperienza della migrazione.
L’esposizione è stata allestita dagli studenti dei corsi di Storia dell’arte contemporanea dell’Università per Stranieri di Siena durante il Laboratorio delle mostre “La Straniera”, un progetto didattico finalizzato ad avvicinare i giovani studiosi dell’Ateneo al tema dell’immagine esposta come forma di mediazione tra culture diverse.
Il mandato dell’Università per Stranieri di Siena è dunque racchiuso in questa iniziativa pubblica negli spazi di via dei Pispini con un programma che approfondisce le diverse forme di sguardo sul paesaggio culturale italiano, pubblico e privato, urbano e domestico, con il proposito di riflettere su come l’immaginario collettivo intorno ai temi dell’appartenenza e dell’alterità sia il frutto di come ci guardiamo.