Il pianista dedica il programma a Stockhausen, Debussy e Schubert
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Apre il programma il nono dei quattordici Klavierstücke del tedesco Karlheinz Stockhausen, uno dei massimi esponenti della musica d’oggi: rielaborato dall’autore nel 1961, il brano si basa sulla contrapposizione, o meglio sull’alternanza, di due poli opposti che tendono a ricongiungersi. A seguire, si procede a ritroso nel tempo e si incontra uno dei musicisti più festeggiati quest’anno, dal momento che ricorrono i 150 anni dalla sua nascita: Claude Debussy. Del grande compositore francese Lonquich presenta l’intero secondo volume dei Preludi, una raccolta di importanza fondamentale nella storia del pianoforte, dove è soprattutto sul piano timbrico che Debussy si dimostra un finissimo inventore e, grazie a una tecnica personalissima, rende la tastiera uno dei mezzi più adatti alla realizzazione dei suoi intenti estetici. Procedendo ancora a ritroso, chiude la serata la Sonata in si bemolle maggiore D 960 di Franz Schubert, scritta in un prodigioso sforzo creativo assieme ad altre due sonate nel 1828, ultimo anno di vita di uno dei giganti del romanticismo musicale. È sufficiente l’indimenticabile incipit di questa Sonata per comprendere a fondo l’atteggiamento del ‘viandante’ – peraltro tante volte dal musicista evocato nei suoi Lieder – in un progressivo allontanamento, si direbbe, dalla forza gravitazionale per abbandonarsi ad una sorta di volo straniante ed auto consolatorio.
Alexander Lonquich nasce a Trier in Germania. Nel 1977 vince il primo premio al Concorso Casagrande dedicato a Schubert e da allora inizia una carriera internazionale che lo porta a tenere concerti in Giappone, Stati Uniti e nei principali centri musicali europei. La sua attività lo vede impegnato con direttori d’orchestra quali Abbado, Sanderling, Koopman, Krivine, Minkowski. Particolare in tal senso è stato il rapporto mantenuto con Sándor Végh e la Camerata Academica Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista. Nell’ambito della musica da camera segna collaborazioni tra gli altri con Tabea Zimmermann, Joshua Bell, Isabelle Faust, Heinrich Schiff, Steven Isserlis, Isabelle von Keulen, Boris Pergamenschikov, Heinz Holliger, Maurice Bourge e Frank Peter Zimmermann. Con quest’ultimo Lonquich ha ottenuto numerosi riconoscimenti dalla critica internazionale, quali il Diapason d’Or, il Premio Abbiati e il Premio Edison in Olanda. Dal 2003 ha inoltre formato una collaborazione (pianoforte a quattro mani e due pianoforti) con Cristina Barbuti. Incide con l’etichetta discografica tedesca ECM. In veste di direttore-solista, collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova con cui da anni sta svolgendo un lavoro sui concerti per pianoforte e orchestra di Mozart; con la Mahler Chamber Orchestra e con la Camerata Academica Salzburg.
Ai numerosi impegni concertistici Lonquich affianca un intenso lavoro in campo didattico ed è frequentemente invitato a tenere masterclass in Europa, Stati Uniti e Australia. Fondamentale, nel percorso degli ultimi anni, è stata l’indagine svolta sulla condizione dell’interprete nella contemporaneità. Alexander Lonquich è membro fondatore del Villon Ensemble, gruppo di ricerca scenica e musicale che affianca alle esecuzioni un’intensa attività di laboratori e incontri teatrali/musicali. Dal 2011 è docente di pianoforte e musica da camera presso l’Accademia Musicale Chigiana.
I biglietti saranno in vendita dalle ore 15.30 alle ore 18 presso il botteghino di Palazzo Chigi Saracini e da due ore prima dell’inizio del concerto presso la Chiesa di Sant’Agostino. Info: tel. 0577-22091, www.chigiana.it. Biglietti: 25 e 18 euro (ridotto 8 euro).