di Paola Dei
SIENA, Nelle sale cinematografiche dal 16 dicembre, l’ultimo film di Steven Spileberg: Il ponte delle spie, che segna il ritorno del grande cineasta con un pezzo di storia dove emerge la figura di un eroe suo malgrado, un uomo tutto d’un pezzo, come viene definito l’avvocato James Donovan dall’agente segreto russo Rudolf Iwanowitsch Abel.
Distribuito da 20th Century Fox, sceneggiato dai fratelli Cohen e da Matt Charman, interpretato da un grande Tom Hanks con Mark Rylance, Amy Ryan, Alan Alda e con la colonna sonora di Thomas Newman, il film ripercorre gli avvenimenti realmente accaduti durante gli anni della guerra fredda e ad essi si ispira, quando i paesi della NATO e quelli del patto di Varsavia si scambiavano prigionieri su un ponte d’acciaio, che si trova fra Berlino e Potsdam all’epoca territorio della Germania Sovietica, sopra il fiume Havel, divenuto storico con il nome: Il ponte delle spie, oggi Ponte di Glienicke.
Il 10 febbraio 1962 i protagonisti dello scambio gestito dall’avvocato James Donovan per conto della CIA, dovevano essere l’agente segreto russo Rudolf Iwanowitsch Abel, arrestato a Brooklyn nel 1957 dove viveva come pittore e ritrattista e l’aviatore statunitense Francis Gary Powers, scampato allo scoppio dell’aereo spia Loockheed U-2, che stava pilotando per conto degli americani, ma la grande capacità di negoziazione di Donovan, prestigiatore, mago ed eroe, riesce a far tornare in patria due americani in cambio di Abel e al tenente aviatore si aggiunge lo studente Frederic Pryor, che ha avuto il solo torto di scrivere una Tesi di Laurea sul comunismo.
Atmosfere plumbee e momenti di grande suspence per un’opera che, come a suo tempo fece Schindler’s list, ha il merito di scavare negli animi dei protagonisti e ne scolpisce i volti, le posture, i gesti con quell’attenzione che il regista ha sempre messo in evidenza caratterizzando i personaggi e cucendo addosso agli attori la parte senza trascurare nessuno dei particolari che ce ne fanno comprendere la genesi, il percorso e la personalità. Come Schindler, l’avvocato Donovan ha spalle larghe, postura eretta, si muove deciso e pronuncia frasi come: “Tutti meritano di essere difesi. Tutti sono importanti!”, allo stesso modo in cui l’industriale tedesco interpretato da Liam Neeson pronunció:”Il vero potere non é poter uccidere, ma avere tutti i diritti
per farlo e trattenersi!”. Uomini tutti d’un pezzo che prima ancora della razza e del credo politico mettono l’essere umano al primo posto, come ha sostenuto lo stesso Tom Hanks ponendo l’accento sull’importanza del rispetto in un mondo in cui minacce continue tendono a snaturare quello che siamo.
Le note didascaliche che fanno da cornice ad alcuni degli avvenimenti riproducono alcune modalità con le quali a volte guardiamo il mondo. Passeggiamo per le vie di una città, qualcosa attira la nostra attenzione, scattano ricordi, immagini e allora ci fermiamo a pensare….cuciamo momenti e dentro di noi avvengono grandi cambiamenti, si insinuano nuove consapevolezze.
” Nessun regista- ha sostenuto Spielberg- potrebbe inventare storie come quelle
che si attingono dalla storia vera!”
Il valore aggiunto dell’opera é quello di permetterci di far sedimentare nel nostro immaginario significati profondi con il gusto narrativo che contraddistingue il cineasta americano che ama l’Italia e trova in essa, un fascino particolare che lo spinge a tornarci.