Gabriela Corini, qui in veste di attrice narrante, sorta di dea della prossimità che segue il percorso di giovani crociati, è un’artista poliedrica che riesce, attraverso la sua professionalità a spaziare a piacere tra il linguaggio del corpo e della parola, avendo infatti alle spalle una massiccia esperienza nel teatro danza ( ricordiamo tra i suoi lavori: Icaro, Mediterranea, Miraggi).
La performance desidera nella sua essenzialità non inseguire ipotesi di ‘teatralizzazione’, ma si propone piuttosto di dare materialità al testo, incarnando la voce della poesia stessa. Un allestimento essenziale dunque, privo di orpelli, ma alla ricerca di locazioni nelle quali, l’ambientazione prenda parte al dramma come naturale scenario, dunque essa stessa “poesia”.
“Ho scelto questo testo- spiega Corini- non solo per amore della poesia più pura, ma perché nel contesto bellico in cui ci troviamo, mi sembra indispensabile e doveroso porre attenzione su ciò che è per la nostra anima. ”Qui da spazio al sentimento e l’emozione, realizzando una performance pura ed essenziale che desidera solo far vivere la grande poesia rendendola concreta