Il testo è costruito sulla base di letture, incontri e interviste con donne che hanno subito violenza da parte del partner.
Si racconta la storia di una donna che ha dei “buchi” nel cuore che le fanno un male da morire. Per quindici anni il suo lui l’ha picchiata, violentata, presa a pugni, a calci a spintoni, distruggendo il suo corpo e la sua anima. È andata avanti per una eternità, un sacco di giorni tutti uguali, giorno e notte non finiva mai, era un mondo senza fine. I dottori non la guardavano mai in faccia. La gente si voltava dall’altra parte. Era la donna che non c’era. La donna che non aveva niente che non andava. La donna che continuava a cadere e a sbattere nelle porte.
Buchi nel cuore prende spunto dalla violenza alle donne, una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa e occulta nel mondo, che riguarda donne di tutti gli strati sociali, esiste in tutti i paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli di istruzione, di reddito e tutte le fasce di età.
“La parola chiave che ha guidato il nostro tentativo di raccontare questo fenomeno – spiegano gli autori – è stata “invisibilità”, declinata in tanti modi diversi: invisibilità del fenomeno che non viene percepito nella sua reale diffusione; invisibilità degli atti violenti dell’uomo sulla donna, perché spesso avvengono dentro casa, a porte chiuse, mai in pubblico; invisibilità delle ferite sul corpo della donna, perché di solito le donne vengono picchiate in zone del corpo coperte dai vestiti in modo che dal di fuori sembri tutto normale; invisibilità della vittima che, vergognandosi di quello che subisce, raramente denuncia l’accaduto; infine invisibilità della persona che, in ragione di un martellante lavaggio del cervello, di un costante svilimento di sé, finisce per accettare il punto di vista del carnefice che la considera nulla, arriva a negare completamente la propria identità e spesso a scomparire come essere umano. Per cercare di rendere questa “invisibilità”, dal punto di vista registico, abbiamo messo in campo un ampio uso del video e del suono, nonché una scenografia che costringerà lo spettatore a spiare attraverso specchi cosa avviene oltre la porta, dentro la casa in cui si consuma il massacro”.
Ingresso unico per ogni spettacolo euro 10 (ridotto 7) – Informazioni 0577 924 699 – 377 1212947.
Il tutto a cura dell’Associazione Culturale Aramis e del Comune di Colle di Val d’Elsa, con il contributo della Provincia, della Regione, della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e della Banca Monteriggioni.