di Vito Zita
SIENA. Giusto 45 anni fa gli italiani dovettero fuggire dall’Eritrea. Il Derg, formalmente rinominato in Consiglio provvisorio militare amministrativo, rovesciò nel settembre del 1974 il governo dell’Impero d’Etiopia e dell’Imperatore Hailé Selassié durante proteste di massa, rendendo illegale la monarchia e adottando il marxismo-leninismo come ideologia politica.
Nel 1975 il Comitato del Derg emanò questo proclama:
Art.1: Con questo proclama tutti i beni immobili passano al governo.
Art. 2: Nessuna persona o società o altro può avere in proprietà beni immobili
Art. 3: Nessun indennizzo è dovuto per questa nazionalizzazione.
Questi provvedimenti era già nell’aria, perchè sin dal 1971 la comunità di Asmara, specie quella dei Concessionari agricoli, aveva avanzato richiesta al Governo italiano di rimborsare agli italiani il controvalore dei loro beni, che potevano essere defalcati dagli ingenti finanziamenti della Cooperazione che l’Italia elargiva a piene mani. Dopo la caduta di Hailè Selassiè i finanziamenti italiani continuarono, tra i quali i 4.000 miliardi di Lire concessi al Derg per combattere la carestia ed invece dirottati all’acquisto di armi per combattere contro l’Eritrea.
Quando i 5-6mila italiani rimasti in Eritrea capirono che non avrebbero avuto nessun futuro per i loro figli, decisero che fosse giunto il momento di rimpatriare. Ad Agosto 1975 Asmara era spettrale: in tutti i quartieri di Asmara non c’erano più italiani. I pochi che decisero di rimanere si rifugiarono in Cattedrale, nelle chiese, nei collegi, perchè iniziarono i bombardamenti. Gli italiani si dovettero accontentare di 1/10 di indennizzo dei loro beni, che fu dato solo a quelli che riuscirono a presentare una documentazione ineccepibile sulle proprietà. Dal 15 Novembre 1869, quando fu acquistata la baia di Assab, erano passati poco più di 100 anni.
Gli etiopici non consentirono ad effettuare i ponti aerei diretti dall’Eritrea con l’Italia, perchè bisognava prima passare per Addis Abeba. Gli aerei servivano per trasportare truppe etiopiche. “Ciao Asmara, Ciao” lanciava nell’etere l’ultimo messaggio di Radio Marina.
Ecco alcune testimonianze di chi visse quei tristi e pericolosi giorni dell’agosto 1975 che si prolungarono fino alla fine dell’anno.
Tiziana Zannoni
E vero io ci sono passata i miei nonni materni e zii hanno dovuto abbandonare case e lavoro senza nessun rimborso dallo stato italiano e così anche i miei genitori. Mi fecero rimpatriare nell’agosto 1975 quando fu pure decapitato l’imperatore Haile Selassie un uomo di cuore che fu ucciso dal sig. Menghistu’ un servo del nostro imperatore mettendo il coprifuoco. Le persone che sono rimaste hanno rischiato la vita e tanto altro.
Walter Lorenzo Dinelli
E’ un argomento complesso da raccontare, io sono fuggito da Addis Abeba rischiando tanto, mi avevano messo pure in galera per 2 giorni, perché pagassi le tasse che non dovevo, erano appena due anni che avevo costituito una nuova società e quindi godevo ancora delle esenzioni previste. Ho lasciato l’azienda e tutto il resto dei beni compreso vestiti ecc., mandandoli in quel paese. I miei dipendenti dicevano (ingenuamente): “adesso è tutto nostro vero?” dissi di si mentre nel frattempo mi organizzavo per fuggire aiutato da un amico, e giunto nella boscaglia per Gibuti fui aiutato da un dancalino fino alla frontiera. Ho rischiato la vita, perché quei maledetti sparavano a vista, un mio amico col quale sarei dovuto scappare in moto fu colpito, non a morte meno male, l’ho saputo giorni dopo, quando ero ormai salvo e in compagnia degli amici francesi della legione straniera.
Mariolina Floris
In Etiopia è successo lo stesso alla fine della seconda guerra mondiale. Tantissimo lavoro con tanta passione per nulla. La Concessione Agricola del nonno a Gondar, trasformata in un rigoglioso giardino, sfumata nel nulla. Ecco a cosa erano dovuti i lunghi silenzi lunghi del nonno. Ma la forza e la sua gran voglia di fare non è venuta meno e con coraggio, dopo aver perso tutto, ha ricominciato con un’altra attività.
Valentino Valente
Si io c’ero in quell’agosto 1975. La guerriglia nella città ad Asmara è scoppiata il 31 Gennaio 1975 alle ore 18.00 circa, stava tramontando il sole e io ero fermo al semaforo della Croce de Sud. In direzione Sud, verso casa, ho visto le prime traccianti in cielo. Avevo lasciato 5 minuti prima davanti al negozio dei parrucchieri Gianni e Gina, Renata Dall’Olio ed io stavo tornando verso casa ed ero fermo davanti al Nyala. Non so chi mi ha dato una raffica di mitra davanti al naso, non è riuscito a colpire la macchina, ma ho tremato per giorni..!!! A casa mia quella sera Enzo, Tina Giampaolo, rimasero a cena e a dormire. Achille e Lucia erano rimasti nella chiesa di Sant’Antonio. Non rimpiango proprio nulla, io e mio padre siamo stati messi al muro da un militare ubriaco. Un altro voleva la 600 di mia madre, se non fosse passato un certo Futuì che lavorava all’Età ma era un ufficiale Etiope dello spionaggio, ci avrebbero ammazzato come dei cani.
Laura Ghevre-Jesus
Non è stato facile lasciare Asmara, Massaua, la indimenticabile Eritrea. Non dimenticherò mai gli ultimi mesi del 1974 e inizio 1975 passati in mezzo alle bombe, chiusi in casa senza luce e con poca riserva alimentare. La sera giocavo a carte a lume di candela con mio papà e un suo amico. Anche avendo passato tutto questo, ho tanta nostalgia del mio paese. Il rimborso sui beni perduti presentando tutta la documentazione richiesta c’è stata ma in una percentuale minima e dopo parecchi anni.