di Paola Dei
SIENA. Se avessero chiesto a Lina Wertmüller se preferiva essere una “donnaccia” anziché una donnetta o una donnina, come dice Drusilla Foer, non avrebbe avuto dubbi nel rispondere: “Certamente una donnaccia!”.
Classe 1928, Lina era ironica, dissacrante, capace di cambiare il linguaggio cinematografico internazionale, dove ha sempre ignorato i toni e i semitoni, i silenzi abitati, i non detti, preferendo un cinema di ruggiti, in cui ha espresso il suo anticonformismo, la sua ironia e la sua originalità; ingredienti con i quali è sempre riuscita a lasciare interdetto e sorpreso lo spettatore. Assistente di Federico Fellini, che conobbe grazie a Marcello Mastroianni e Flora Carabella, collaborò con lui ai film 8½ e La Dolce vita. “Federico era uno spasso – ha sostenuto la regista in più di una intervista – grande nell’accoglienza, fortissimo sulle fughe, sul set era metà di pellegrinaggi, con una vocina dolce diceva sì a tutto e poi scappava”. Esattamente come lo ha rappresentato Ettore Scola nel film dedicato al grande amico di una vita intitolato: “Che strano chiamarsi Federico”, dove Fellini fugge persino dal suo funerale.
Attratta dallo spettacolo popolare, Lina, dopo una gavetta di grande spessore, esordì con il film I basilischi nel 1963, una rivisitazione de i Vitelloni, ambientandolo dieci anni dopo in un paese del Tavoliere delle Puglie. A questo seguì: Se permettete parliamo di uomini, con Nino Manfredi, che fece seguito al film di Ettore Scola: Se permettete parliamo di donne, sul quale ha raccontato nella sua autobiografia un curioso aneddoto riferito alle femministe che la fecero Ministro della Condizione femminile. La cosa durò pochissimo, in quanto nessuno di loro aveva visto il suo film. “Ma come? parliamo di uomini e nessuna delle femminista lo vede!”, fu la sua acuta osservazione.
A questi film seguirono i musicarelli con Rita Pavone, e lo sceneggiato TV Il giornalino di Gianburrasca, per il quale riesce ad ingaggiare il compositore Luis Bacalov, il cui contrappunto musicale si rivela perfettamente in sintonia con la regia di Lina Wertmüller. Ma fu soprattutto il sodalizio professionale con la coppia Giannini-Melato che la fece salire sul podio delle grandi registe. Indimenticabili restano Mimì metallurgico ferito nell’onore, Pasqualino settebellezze, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto del 1974, Notte d’estate con profilo greco occhi a mandorla e odore di basilico, in cui Mariangela Melato é in coppia con Michele Placido. In tutti questi film dirompono la sua energia e il suo coraggio, che le permettono di utilizzare frasi e modi di dire tutt’altro che stereotipati.
I suoi personaggi proletari rimangono indelebili nella galleria dei personaggi filmici degli anni 70-80 perché sono nitidi, con caratteristiche che racchiudono – con grande intelligenza e semplicità – materiali sociologici, antropologici, psicologici e ideologici in base ai quali vengono plasmati ed emergono prepotentemente sulla scena unici ed insostituibili. Ogni suo film ha un grande successo di pubblico e critica anche fuori dall’Italia, perché lei è capace di rendere vivi gli stereotipi del ritratto italiano e la loro immutabilità.
La sua attività è proseguita sempre con grande passione anche quando ha avuto l’incarico di dirigere il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Ho avuto il piacere e l’onore di conoscerla e di poterle fare gli auguri di Buon Natale ogni anno dal 2011, quando le lasciai un messaggio in segreteria per chiederle se volesse collaborare ad un libro dedicato all’attrice scomparsa Mariangela Melato. Giorni dopo ricevetti una telefonata e sentii la sua voce che mi diceva: ”Allora, va bene. Ci sono per il libro dedicato a Mariangela. Sono felice di collaborare perché lei mi é rimasta simpatica nel modo in cui si è presentata. Guardi che se così non fosse stato non l’avrei chiamata. Vado molto ad intuito e non faccio mai le cose con chi non mi è simpatico”.
Grande Lina, non dimenticherò mai le sue parole e anche quest’anno spero che possa passare un Natale fra le risate celesti a parlare di uomini, donne e donnacce assieme a Fellini, Scola, Manfredi, Mastroianni…