di Paola Dei
SIENA. Ho avuto l’onore, il piacere e la meravigliosa opportunità di conoscere Gigi Proietti; un talento unico che ha sempre messo d’accordo pubblico e critica, cosa più unica che rara. Anni fa ebbi occasione di assistere ad un suo spettacolo al Teatro dei Rinnovati di Siena, fu una esperienza indimenticabile, accaduta poco dopo la venuta, alla fine degli anni ‘80, di Vittorio Gassman, suo grande amico, nella nostra città con il figlio Alessandro per esibirsi in Affabulazione di Pier Paolo Pasolini. Ho seguito Proietti ne: I sette re di Roma, di Garinei e Giovannini; tre ore di spettacolo passate velocissime e sette personaggi interpretati magnificamente, l’ho ascoltato in molte sue esilaranti gag e interpretazioni più drammatiche, al teatro, al cinema, alla televisione, in repertori classici, parodie storiche e non ho mai riso tanto come nella sua traduzione de La signora delle Camelie, dove tutta una serie di fraintendimenti danno origine ad una storia nuova che trasforma il dramma in comicità senza mai essere volgare o inutile. Recentemente hanno diffuso su You tube il suo indimenticabile Amleto; una lettura unica dove insegna i segreti dell’attore drammatico modificando la voce e il respiro in maniera originale e intelligente con una incomparabile capacità istrionica. Il rischio di molti attori comici é la superficialità e la retorica; in lui il problema non si é mai posto, possedeva una profondità che riusciva a trasformare sempre in leggerezza e non peccava mai di magniloquenza. Schivo nella vita e solitario nella quotidianità, dedicava il suo tempo alla preparazione dei suoi spettacoli e al recupero delle tante energie che elargiva con generosità al suo pubblico.
Questa mattina, alla notizia della sua morte, siamo rimasti tutti un po’ orfani perché con lui sparisce un vero talento, un insegnamento di vita prima ancora che di professionalità.
Non ha mai utilizzato le armi della sottovalutazione degli altri, della negazione del talento altrui, della prevaricazione, ha al contrario aiutato molti attuali attori a scoprire e valorizzare i propri talenti, ha ricordato e ringraziato chi lo ha sostenuto ed ha mostrato come le armi che producono i frutti migliori siano quelle del vero talento e dello studio. Tutte lezioni delle quali c’é un grande bisogno nella nostra società per uscire dal nichilismo imperante e dalla mancanza di meritocrazia.
Portatore di una romanità che era prima ancora italianità, ad una intervista fattagli anni fa e trascritta su Sipario, ebbe modo di dire che purtroppo oggi non siamo più capaci di amarci e questo comporta la perdita di rispetto. Rispetto per l’altro e di conseguenza rispetto per l’arte, per la vita, per tutto ciò che ci circonda.
Lui rispettava sempre elegantemente tutti e aveva ammiratori sia a destra che a sinistra, sia a nord che a sud, riuscendo a far ridere sempre gli uni e gli altri ed evidenziando le cose buone di entrambi. Prima di tutto contavano le persone e ciò che riuscivano a trasmettere. Basta leggere i giornali che questa mattina lo hanno ricordato e non troveremo nessuna differenza nel ricordo di colui che nel 1978 ha fondato e diretto il “Laboratorio di esercitazioni sceniche”, esperienza durata 15 anni e conclusasi per mancanza di fondi istituzionali.
Nel 2012 si cimentò nel suggestivo scenario delle Terme di Caracalla gestito dal Teatro dell’Opera di Roma, rese poi attiva l’esperienza del “Globe” e lo diresse per nove anni scegliendo di riportare alla conoscenza del pubblico Shakespeare. Sempre innovativo, originale, carismatico, aveva il desiderio di creare una scuola statale del Teatro perché era certo che i giovani avessero bisogno di teatro. Questa mattina sui social è stata una inondazione di gag, frasi e scenette a lui dedicate ed è già partita la proposta di intitolare a lui il Teatro Brancaccio di Roma. Nato e morto nel segno dello scorpione ci lascia con una indimenticabile frase:”E comunque nascere e morire lo stesso giorno, lo poteva fa’ solo Mandrake”.