di Gianni Basi
SIENA. E’ l’87° Micat in Vertice. L’Accademia Musicale Chigiana aprirà la sua stagione invernale 2009-2010 col consueto atto di reverenza per Santa Cecilia, patrona della musica, che alle ore 18 di sabato (21 novembre) verrà celebrato con la Santa Messa nella Chiesa della Santissima Annunziata. Nel corso della funzione, che sarà accompagnata dagli archi dell’Orchestra Barocca di Venezia, pagine fra le più intense tratte dal Concerto in sol minore RV 157 di Vivaldi e dal Largo andante del Concerto per violino in la maggiore D 96 di Giuseppe Tartini si uniranno in armonia alla spiritualità del momento.
La sera dopo, domenica 22, al Teatro dei Rozzi alle ore 21, si alzerà ufficialmente il sipario sulla nuova “sei mesi” concertistica, fra novembre ed aprile, della Chigiana. Una favolosa carrellata di suoni dietro i quali, non dimentichiamolo, c’è una preparazione gigantesca. Dall’organizzazione attenta ad ogni dettaglio, ai costi, ai tempi di prova, alla sistemazione degli artisti, all’essere pronti a fronteggiare eventuali imprevisti. E tutto per favorire al meglio il sereno ascolto del pubblico.
L’eletto fine di questo laborioso lavoro, quindi il prodotto musicale, è reso efficacemente in un recente saggio del pianista newyorkese Alex Ross, dall’affascinante titolo “Il resto è rumore”. Ross sposa una singolare teoria: chi fa musica estrae dai rumori del mondo, filtrandoli e affinandoli, tutto quello che poi diventa una tessitura di note. Quando dolce, quando austera, quando dirompente. E, paradossalmente, “ha bisogno” di un tale catino assordante e perpetuo (quel “tutto il resto è rumore” cui si intuisce il “non appena una musica nasce”) per trovare elementi o meglio ancora “motivi” per ispirarsi e comporre. Certo, anche un pensiero silenzioso ha in ciò una notevole parte, ammesso che silenzioso sia davvero. Vivaldi pare, infatti, che decise di non far messa proprio perché, officiandola, gli frullavano in testa melodie che avrebbe subito dovuto tracciare da qualche parte. Ma il senso del rumore vero e proprio indubbiamente prevale.
Ne è di esempio Geminiano Giacomelli, quando, ascoltando dei cinguettii, rumori senz’altro adatti, creò una delle più belle arie di “Merope” e, di lì a poco, la celebre “Quell’usignolo che innamora” seppe di così tanta gioiosità che il re Filippo di Spagna chiese per anni al (povero) Farinelli di cantargliela ogni mattina. Quest’aria, nella serata ai Rozzi, la canterà tra gorgheggi e vocalizzi strappa-applausi la bravissima Romina Basso, ovvero una fra le più quotate soprano del momento. L’ascolteremo comunque soprattutto in Vivaldi, vero protagonista del primo concerto chigiano, ben supportata dagli archi assai virtuosi dell’Orchestra Barocca di Venezia. Si comincerà con l’intera partitura del Concerto in sol minore RV 157 per archi e basso continuo, e in coda si leverà il canto di “Sol da te mio dolce amore” tratto da una rivisitazione dell’ “Orlando Furioso” di Giovanni Alberto Ristori; poi seguirà il Concerto in la minore RV 419 per violoncello archi e continuo, quindi il cinguettio di Giacomelli, e poi ancora Vivaldi col Concerto in do maggiore RV 452 per oboe archi e continuo e la voce della Basso in “Gelido in ogni vena”, canto d’apertura del melodramma “Farnace” di Antonio Maria Lucchini. L’ultimo brano, il Concerto in re maggiore RV 93 per liuto, due violini e continuo sarà concluso dall’aria “Nel profondo cieco mondo” ancora dall’ “Orlando”.
Molto vicini ai temi di un Vivaldi abile a rendere popolare anche la musica sacra nonché portato a uno stile operistico dal brioso retrogusto rinascimentale, Romina Basso e l’Orchestra lagunare sembrano fatti apposta per esaltare il mondo sonoro settecentesco e in particolare il bel tardo barocco veneziano. Nativa di Gorizia, la Basso alterna con disinvoltura l’attività di cantante a quella letteraria (è suo il compendio delle opere di Augusto Cesare Seghizzi), ed è specializzata tanto nel repertorio rossiniano che nelle cantate di Bach, le messe di Mozart e Pergolesi, gli oratori di Scarlatti, Haendel, Haydn e naturalmente Vivaldi. Né è da trascurare la sua prorompente vena operistica, con impeccabili e diversissimi ruoli ad esempio in Cenerentola, l’Orfeo, il Rigoletto, la Manon, il Flauto Magico, sino ad esecuzioni ricercate quali i recitativi dei Lieder di Niestzche. Diretta dai maggiori maestri e insignita di premi prestigiosi in tutto il mondo, Romina Basso si accompagna frequentemente nelle tournèe internazionali con l’Orchestra Barocca e si avvale di una perfetta sintonia col suo direttore Andrea Marcon. Questo giovane ensemble, formatosi nel 1997, ha la caratteristica di allargare o ridurre i suoi componenti a seconda del repertorio. Normalmente l’organico di base vede Michele Favaro al flauto traverso, Luca Mares e Giuseppe Cabrio ai violini, Alessandra Di Vincenzo alla viola, Daniele Bovo al violoncello, Alessandro Sbrogiò al violone ed Evangelina Mascardi al liuto, con Sergio Balestracci maestro del coro. Gli strumenti stessi di cui l’Orchestra dispone sono rigorosamente originali e il pubblico potrà ammirarne foggia e resa acustica. Prevalentemente dedita al repertorio di scuola veneta, e premiata due anni fa con l’Edison Klassick Award per i concerti e le sinfonie del “prete rosso”, l’Orchestra Barocca ospita spesso nelle sue serate il violino di Giuliano Carmignola e il piano in duo delle sorelle Katia e Marielle Labèque mostrando tecnica non comune, facilità di affiatamento e altissima qualità esecutiva.
L’Accademia Chigiana, che apre con un gran bel gruppo di giovani, aspetta anche quest’anno molti giovani ai suoi concerti. Sempre più mirate ai ragazzi in età scolare le sue tante proposte di avvicinamento alla musica, pur anche con una prima conoscenza di Palazzo Chigi e dell’arte in esso racchiusa. Sempre valido inoltre, e assai conveniente (con 25 euro, costo di un cd, si assiste a cinque concerti fra i migliori) l’abbonamento per giovani e studenti sotto i 26 anni che comprenderà le date dell’11 e 18 dicembre, il 16 e 26 febbraio, e poi il gran finale di Micat in Vertice il 16 aprile al Teatro dei Rinnovati con la Messa di Bach. Ma ora, per sabato 21 e domenica 22, posto a Vivaldi.
E che un’altra appassionante festa di musica, di grande musica a Siena, abbia inizio.
SIENA. E’ l’87° Micat in Vertice. L’Accademia Musicale Chigiana aprirà la sua stagione invernale 2009-2010 col consueto atto di reverenza per Santa Cecilia, patrona della musica, che alle ore 18 di sabato (21 novembre) verrà celebrato con la Santa Messa nella Chiesa della Santissima Annunziata. Nel corso della funzione, che sarà accompagnata dagli archi dell’Orchestra Barocca di Venezia, pagine fra le più intense tratte dal Concerto in sol minore RV 157 di Vivaldi e dal Largo andante del Concerto per violino in la maggiore D 96 di Giuseppe Tartini si uniranno in armonia alla spiritualità del momento.
La sera dopo, domenica 22, al Teatro dei Rozzi alle ore 21, si alzerà ufficialmente il sipario sulla nuova “sei mesi” concertistica, fra novembre ed aprile, della Chigiana. Una favolosa carrellata di suoni dietro i quali, non dimentichiamolo, c’è una preparazione gigantesca. Dall’organizzazione attenta ad ogni dettaglio, ai costi, ai tempi di prova, alla sistemazione degli artisti, all’essere pronti a fronteggiare eventuali imprevisti. E tutto per favorire al meglio il sereno ascolto del pubblico.
L’eletto fine di questo laborioso lavoro, quindi il prodotto musicale, è reso efficacemente in un recente saggio del pianista newyorkese Alex Ross, dall’affascinante titolo “Il resto è rumore”. Ross sposa una singolare teoria: chi fa musica estrae dai rumori del mondo, filtrandoli e affinandoli, tutto quello che poi diventa una tessitura di note. Quando dolce, quando austera, quando dirompente. E, paradossalmente, “ha bisogno” di un tale catino assordante e perpetuo (quel “tutto il resto è rumore” cui si intuisce il “non appena una musica nasce”) per trovare elementi o meglio ancora “motivi” per ispirarsi e comporre. Certo, anche un pensiero silenzioso ha in ciò una notevole parte, ammesso che silenzioso sia davvero. Vivaldi pare, infatti, che decise di non far messa proprio perché, officiandola, gli frullavano in testa melodie che avrebbe subito dovuto tracciare da qualche parte. Ma il senso del rumore vero e proprio indubbiamente prevale.
Ne è di esempio Geminiano Giacomelli, quando, ascoltando dei cinguettii, rumori senz’altro adatti, creò una delle più belle arie di “Merope” e, di lì a poco, la celebre “Quell’usignolo che innamora” seppe di così tanta gioiosità che il re Filippo di Spagna chiese per anni al (povero) Farinelli di cantargliela ogni mattina. Quest’aria, nella serata ai Rozzi, la canterà tra gorgheggi e vocalizzi strappa-applausi la bravissima Romina Basso, ovvero una fra le più quotate soprano del momento. L’ascolteremo comunque soprattutto in Vivaldi, vero protagonista del primo concerto chigiano, ben supportata dagli archi assai virtuosi dell’Orchestra Barocca di Venezia. Si comincerà con l’intera partitura del Concerto in sol minore RV 157 per archi e basso continuo, e in coda si leverà il canto di “Sol da te mio dolce amore” tratto da una rivisitazione dell’ “Orlando Furioso” di Giovanni Alberto Ristori; poi seguirà il Concerto in la minore RV 419 per violoncello archi e continuo, quindi il cinguettio di Giacomelli, e poi ancora Vivaldi col Concerto in do maggiore RV 452 per oboe archi e continuo e la voce della Basso in “Gelido in ogni vena”, canto d’apertura del melodramma “Farnace” di Antonio Maria Lucchini. L’ultimo brano, il Concerto in re maggiore RV 93 per liuto, due violini e continuo sarà concluso dall’aria “Nel profondo cieco mondo” ancora dall’ “Orlando”.
Molto vicini ai temi di un Vivaldi abile a rendere popolare anche la musica sacra nonché portato a uno stile operistico dal brioso retrogusto rinascimentale, Romina Basso e l’Orchestra lagunare sembrano fatti apposta per esaltare il mondo sonoro settecentesco e in particolare il bel tardo barocco veneziano. Nativa di Gorizia, la Basso alterna con disinvoltura l’attività di cantante a quella letteraria (è suo il compendio delle opere di Augusto Cesare Seghizzi), ed è specializzata tanto nel repertorio rossiniano che nelle cantate di Bach, le messe di Mozart e Pergolesi, gli oratori di Scarlatti, Haendel, Haydn e naturalmente Vivaldi. Né è da trascurare la sua prorompente vena operistica, con impeccabili e diversissimi ruoli ad esempio in Cenerentola, l’Orfeo, il Rigoletto, la Manon, il Flauto Magico, sino ad esecuzioni ricercate quali i recitativi dei Lieder di Niestzche. Diretta dai maggiori maestri e insignita di premi prestigiosi in tutto il mondo, Romina Basso si accompagna frequentemente nelle tournèe internazionali con l’Orchestra Barocca e si avvale di una perfetta sintonia col suo direttore Andrea Marcon. Questo giovane ensemble, formatosi nel 1997, ha la caratteristica di allargare o ridurre i suoi componenti a seconda del repertorio. Normalmente l’organico di base vede Michele Favaro al flauto traverso, Luca Mares e Giuseppe Cabrio ai violini, Alessandra Di Vincenzo alla viola, Daniele Bovo al violoncello, Alessandro Sbrogiò al violone ed Evangelina Mascardi al liuto, con Sergio Balestracci maestro del coro. Gli strumenti stessi di cui l’Orchestra dispone sono rigorosamente originali e il pubblico potrà ammirarne foggia e resa acustica. Prevalentemente dedita al repertorio di scuola veneta, e premiata due anni fa con l’Edison Klassick Award per i concerti e le sinfonie del “prete rosso”, l’Orchestra Barocca ospita spesso nelle sue serate il violino di Giuliano Carmignola e il piano in duo delle sorelle Katia e Marielle Labèque mostrando tecnica non comune, facilità di affiatamento e altissima qualità esecutiva.
L’Accademia Chigiana, che apre con un gran bel gruppo di giovani, aspetta anche quest’anno molti giovani ai suoi concerti. Sempre più mirate ai ragazzi in età scolare le sue tante proposte di avvicinamento alla musica, pur anche con una prima conoscenza di Palazzo Chigi e dell’arte in esso racchiusa. Sempre valido inoltre, e assai conveniente (con 25 euro, costo di un cd, si assiste a cinque concerti fra i migliori) l’abbonamento per giovani e studenti sotto i 26 anni che comprenderà le date dell’11 e 18 dicembre, il 16 e 26 febbraio, e poi il gran finale di Micat in Vertice il 16 aprile al Teatro dei Rinnovati con la Messa di Bach. Ma ora, per sabato 21 e domenica 22, posto a Vivaldi.
E che un’altra appassionante festa di musica, di grande musica a Siena, abbia inizio.