Domenica 23 agosto presso il Museo del Bosco di Orgia una toccante interpretazione dell'attore Roberto Gonnelli e del danzatore Luciano Nuzzolese che lascia senza fiato
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SOVICILLE. Debutta a Sovicille d’Estate 2020 “Pietà per Icaro”, la nuova produzione della Compagnia Francesca Selva/Con.Cor.D.A. Domenica 23 agosto alle 21.15 presso il Museo del Bosco di Orgia, la rassegna promossa da Comune di Sovicille e Fondazione Toscana Spettacolo Onlus, ospiterà la prima nazionale dello spettacolo in cui la coreografa italo-francese Francesca Selva riscrive per noi il mito greco di Dedalo ed Icaro, raccontando questa incredibile storia dal punto di vista di Icaro. Una toccante e vibrante interpretazione dell’attore Roberto Gonnelli e del danzatore Luciano Nuzzolese che lascia senza fiato. Partendo dalla libera interpretazione della storia mitologica di Dedalo ed Icaro, quello che Francesca Selva esplora è il rapporto padre-figlio, lo scontro generazionale che apre lo scenario della perdita di valori e punti di riferimento ma di coscienza politica e sentimentale. Dedalo si trova di fronte un figlio che non conosce, che ha delle aspirazioni che lui non riesce a comprendere. Solo il dialogo intenso e difficile tra loro, una danza tutta da inventare, permetterà forse a Dedalo di donare all’amato figlio le ali per la sua libertà. “Il mito greco di Dedalo ed Icaro è da sempre utilizzato come insegnamento o monito. L’imprudenza di Icaro, esaltata dal volo sempre più vicino al sole – l’astro più importante del cielo – ci viene descritta come tracotanza, sopravvalutazione imprudente delle proprie capacità, mancato riconoscimento dei propri limiti o come scelta scellerata di compiere azioni al di sopra delle proprie forze – spiega Marcello Valassina che dello spettacolo cura soggetto e regia – Ma se non fosse così? Se non fosse la disobbedienza al padre, la causa del precipitare di Icaro? Se Icaro non fosse stato vittima della sua insolenza ma della scarsa fiducia del padre nelle sue possibilità?”.
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La Compagnia Francesca Selva in questo straordinario affresco, sempre provocarci suggerendoci che se per tutti Dedalo è il genio, il Leonardo ante-litteram della mitologia greca, l’ingegnere costruttore del labirinto di cui però non trova la via d’uscita, visto con gli occhi di Icaro, Dedalo è solo un padre. Un padre che ha dimenticato di essere stato anche lui ragazzo e preda del disincanto non apprezza più l’euforia che un giovane cuore sperimenta le sue prime volte. Non riesce ad essere orgoglioso di suo figlio, quando sfida il potere del sole, per andare oltre la mediocrità di una vita che lo vorrebbe prigioniero e senza sogni. Icaro è colpevole di non voler rinunciare al suo volo, di non voler rinunciare al suo sogno. E dunque perché dovremmo biasimarlo?.