Il film dei fratelli Coen si incetra sulla figura di un perdente

di Paola Dei
SIENA. Da giovedì al Cinema Pendola l’ultima pellicola diretta e sceneggiata da Joel ed Ethan Coen: A proposito di Davis (Inside Llewyn Davis) nel 2013, distribuito da Luky Red, interpretato tra gli altri da Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake e John Goodman. In concorso al Festival di Cannes 2013, ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria.
Un personaggio che sembra perfetto per i film di Woody Allen, un perdente sul quale sembra essersi abbattuta la malasorte. Goffo e sfortunato seppur dotato di talenti musicali e della capacità di imparare ad orecchio, in poco tempo, nuove canzoni, Davis si riduce a vivere come un barbone, che mette incinta sconsideratamente la ragazza di un’altro, ripetendo un pattern già accaduto qualche anno prima, si ritrova solo dopo aver trovato un compagno con cui cantare che si getta da un ponte, ha un padre ex-marinaio ormai catatonico ed una sorella che non sopporta il suo disordine esistenziale. Ispirato alla vita del chitarrista e cantautore folk Dave Van Ronk, morto nel 2002 mentre lasciava incompiuta la sua biografia The Major of MacDougal Street (completata successivamente dal giornalista Elijah Wald), il film vuol essere anche un omaggio a Bob Dylan, originario del Minnesota come i fratelli Coen, prima che la musica folk esploda e conquisti intere generazioni.
Un ebreo atipico anche nel nome: Llewyn Davis, sulla strada – On The Road – alla ricerca di un sogno e forse della sua stessa vita, in viaggio verso Chicago con un eroinomane musicista jazz o alla ricerca di Ulisse, il gatto preso in prestito da sconosciuti amici. Un personaggio tutto arte e sregolatezza, denso di poesia ed una pellicola con brani musicali degni di nota, soprattutto per la colonna sonora realizzata con la supervisione di T. Bone Burnett, musicista che ha avuto l’onore di suonare con Bob Dylan. Un grande applauso ai perdenti, come sostiene Renato Zero, ed un grande applauso ai fratelli Coen, tutt’altro che perdenti.