SIENA. Lunedì (23 febbraio), alle ore 18, il pubblico della Libreria Becarelli incontra I Profeti disarmati (Corbaccio Editore) di Mirella Serri.
L’autrice, docente di letteratura e giornalismo presso l’Università La Sapienza di Roma, è intervistata, per l’occasione, da Marcello Flores d’Arcais, docente di arte contemporanea all’ateneo senese.
Il libro racconta la guerra tra le due sinistre che si combatté, in maniera dura tra il 1945 ed il ’48, e lo fa con uno studio certosino, attingendo da quello che ha significato il quotidiano Risorgimento Liberale di Mario Pannunzio e, dopo, dal settimanale Il Mondo dove, dalle firme, emergeva in maniera netta una libertà intellettuale scomoda e la forza di dichiarare battaglia agli “illegalismi, ai ‘gargarismi’ togliattiani e alla guerra guerreggiata”.
La Serra, nel suo libro, riesce, così, a fotografare un periodo complesso, durante il quale si è combattuto una guerra culturale aspra e, soprattutto, dolorosa, da parte di una sinistra che voleva essere indipendente, sia dai comunisti che dai democristiani. Usando un gioco di parole: antifascisti all’interno di antifascisti che, dal ’46 al ’48, come scrive l’autrice, “brucerà l’unità antifascista”.
Profeti disarmati, aprirà, sicuramente, come del resto hanno già fatto altre pubblicazioni, riflessioni e considerazioni spesso non volute o, perlomeno, non cercate, ma l’oblio non rappresenta, certo, la medicina giusta per costruire o rafforzare il concetto di democrazia. Soprattutto se partecipata.
L’autrice, docente di letteratura e giornalismo presso l’Università La Sapienza di Roma, è intervistata, per l’occasione, da Marcello Flores d’Arcais, docente di arte contemporanea all’ateneo senese.
Il libro racconta la guerra tra le due sinistre che si combatté, in maniera dura tra il 1945 ed il ’48, e lo fa con uno studio certosino, attingendo da quello che ha significato il quotidiano Risorgimento Liberale di Mario Pannunzio e, dopo, dal settimanale Il Mondo dove, dalle firme, emergeva in maniera netta una libertà intellettuale scomoda e la forza di dichiarare battaglia agli “illegalismi, ai ‘gargarismi’ togliattiani e alla guerra guerreggiata”.
La Serra, nel suo libro, riesce, così, a fotografare un periodo complesso, durante il quale si è combattuto una guerra culturale aspra e, soprattutto, dolorosa, da parte di una sinistra che voleva essere indipendente, sia dai comunisti che dai democristiani. Usando un gioco di parole: antifascisti all’interno di antifascisti che, dal ’46 al ’48, come scrive l’autrice, “brucerà l’unità antifascista”.
Profeti disarmati, aprirà, sicuramente, come del resto hanno già fatto altre pubblicazioni, riflessioni e considerazioni spesso non volute o, perlomeno, non cercate, ma l’oblio non rappresenta, certo, la medicina giusta per costruire o rafforzare il concetto di democrazia. Soprattutto se partecipata.