
POGGIBONSI. La seconda edizione di “Parole d’Autore” premia per la sezione “Una vita tra le parole” il romanziere e intellettuale di fama internazionale Alberto Arbasino. Tra le 25 opere in concorso, invece, la giuria composta da: Giovanni Adamo, Stefano Bartezzaghi, Valeria Della Valle, Stefano Giovanardi, Aldo Grasso, Maria Perosino, Francesco Piccolo, Lucia Poli, Luca Serianni ha scelto quella d’esordio della giovanissima Gaia Rayneri Pulce non c’è (Enaudi), la storia – narrata dalla sorella tredicenne – di una bambina autistica che viene sottratta dai servizi sociali a una famiglia borghese amorevole e premurosa per il sospetto (poi rivelatosi falso) di abusi sessuali da parte del padre.
Durante la cerimonia di consegna dei premi al Teatro Politeama di Poggibonsi nella giornata conclusiva del festival “Le parole, I giorni” – arricchita dalle letture di Lucia Poli – la presidente di giuria Valeria della Valle ha spiegato le motivazioni del riconoscimento: "Lo scorso anno il premio è andato ad grande linguista Tullio De Mauro quest’anno siamo molto felici di averlo consegnato ad Alberto Arbasino per la produzione letteraria e saggistica, per il lavoro infaticabile di giornalista di costume, critico teatrale e musicale, per l’attenzione e la curiosità costanti nei confronti dei nuovi usi linguistici, per il contributo originale nell' arricchimento e rinnovamento del lessico italiano”. Nel ricevere il premio dal presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena Gabriello Mancini e dal sindaco di Poggibonsi Lucia Coccheri, Alberto Arbasino ha detto: "Vi ringrazio perché sono 80 anni, davvero una vita, che mi dedico alle parole".
Nella scelta del vincitore del Premio Valeria della Valle ha spiegato che la dimensione autobiografica del libro di Gaia Rayneri non ha influito: "A colpirci è stata la capacità dell’autrice di mescolare il parlato credibile e reale nel testo. E’ come se avessimo sentito la voce di Pulce e del suo silenzio trasformata nella voce della tata Gaia". "Sono emozionantissima – ha detto la vincitrice – mi fa effetto essere premiata come autrice, perché in realtà sono abituata ad essere considerata una ragazza che scrive una storia vera e autobiografica".
L’ultima giornata del festival è proseguita con un dialogo sul linguaggio della mafia tra Michele Prestipino, il magistrato che ha arrestato Provenzano e tradotto il codice dei cosiddetti “pizzini” e il giornalista Attilio Bolzoni, vincitore del premio “E’ Giornalismo”. Incontro moderato da Raffaella Calandra.
"Il linguaggio della mafia non è solo un codice ma è una esibizione permanente di potere – ha affermato Attilio Bolzoni – eppure molto più delle parole il silenzio è uno dei codici che la mafia utilizza, proprio i silenzi a volte portano più messaggi delle parole". Il silenzio però non è inteso come omertà in questo caso. "La professione di omertà dei mafiosi è un falso storico, dall’Ottocento ad oggi i processi si sono sempre fondati sulle confessioni. L’ omertà appartiene quindi più alle vittime che ai mafiosi – ha detto Michele Prestipino – In realtà i mafiosi parlano molto è questa è stata la chiave di volta nelle indagini dell’Antimafia. Sono milioni le parole rimaste impresse nelle intercettazioni e migliaia le parole imprigionate nei pizzini".
All’incontro è seguito lo spettacolo “Parole d’Onore”, tratto dal libro di Attilio Bolzoni con Marco Gambino e Patrizia Bollini, per la regia di Manuela Ruggiero, con cui si è chiusa la rassegna.
IN foto: Alberto Arbasino