L'esposizione verrà trasferita a Pienza dove potrà essere ammirata fino al 4 settembre
di Duccio Benocci
MONTEPULCIANO. Davvero una folla delle grandi occasioni quella che ha presenziato all’inaugurazione della mostra “I caratteri di Caterina. Libri e incisioni (secoli XV-XVIII)”, organizzata dalla Società Bibliografica Toscana, a pochi mesi dalla sua costituzione, nella sala San Roberto Bellarmino. Sarà possibile visitarla fino al 12 giugno, a Montepulciano, città riconosciuta come centro di studi, ricerche e formazione particolarmente legato alla cultura libraria e al libro antico; dopodichè verrà trasferita a Pienza, nei locali della Fabbriceria della Cattedrale e del Museo Diocesano (dove vi rimarrà fino al 4 settembre), che già hanno accolto, nei mesi scorsi, una mostra di cinquecentine di ambito romano ed un’altra sui Pazzini Carli, celebri stampatori nella Siena del secondo Settecento: la seconda inaugurazione è dunque prevista per il 25 giugno, nella città “ridisegnata” dal Rossellino, alla presenza dell’On. Prof. Oliviero Diliberto, socio onorario della Società ed ideatore della presente esposizione, che bene si inserisce tra le fitte celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Ma il 2011 rappresenta anche un altro importante anniversario: il 550° dalla canonizzazione di santa Caterina da Siena (1461), per volontà proprio di papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, nativo di Corsignano, ma senese a tutti gli effetti. Caterina: «una santa impegnativa», l’ha definita giustamente l’avv. Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri – Presidente della Società Bibliografica Toscana – nel suo saluto introduttivo; una donna straordinaria, una personalità complessa dotata di incredibile forza spirituale e grande coraggio cristiano. È bene ricordare qui altre due date-evento che la riguardano: il 1939, quando Pio XII, in vista di una guerra ormai imminente, la proclama, con san Francesco d’Assisi, Patrona d’Italia (solo nel 1999 diverrà, grazie a Giovanni Paolo II, compatrona d’Europa, insieme a santa Brigida e a santa Teresa Benedetta della Croce); ed il 1970 quando è dichiarata Dottore della Chiesa universale da Paolo VI.
La figura e la vita di santa Caterina da Siena, i miracoli, le “opere” ed il suo messaggio spirituale, sono entrati a far parte, molto presto, della storia dell’editoria e della tipografia. La mostra propone un ampio excursus su questa intensa vicenda tipografica ed editoriale, da cui affiora la testimonianza evidente di una diffusione non solo colta dell’esemplarità della Santa senese e della riconosciuta validità di un messaggio, che – con tutto il suo “vigore indiscutibile di lingua” – l’invenzione ed il primo rapido propagarsi dell’arte della stampa a caratteri mobili hanno contribuito certo a divulgare e moltiplicare. Inoltre, “integra” gli importanti cataloghi delle due rassegne cateriniane di documenti, manoscritti ed edizioni del 1947 e 1962, che almeno per quanto riguarda le opere a stampa si basavano esclusivamente su quelle possedute dalla Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, ricca sì di molti e rari esemplari, ma non al punto da presentarne la raccolta “completa”.
Come in precedenti simili iniziative la Società, infatti, con i suoi numerosi soci prestatori (in questo caso i collezionisti: Comporti, Morganti, Pellegrini, Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, Voltolini), ha avuto il grande merito di portare alla luce autentici “tesori” di carta, tutti di grandissimo pregio e fascino, altrimenti destinati a rimanere gelosamente celati nelle rispettive collezioni private, e dunque esclusi dai circuiti di pubblica fruibilità.
Secondo quanto ha affermato il Prof. Paolo Nardi, nel suo denso intervento dedicato ai Libri per Caterina, «è significativo che in tutte le mostre [1947, 1962 e quella in corso] figurino incunaboli degli anni Settanta e Ottanta [del XV sec.] contenenti la Legenda maior del beato Raimondo da Capua» – ovvero la principale biografia della Santa, tradotta in volgare ed “aggiustata” niente meno che da Lancellotto Politi – «e l’opera più impegnativa della Santa, il Libro della divina dottrina».
Una menzione particolare, tra i pezzi esposti, la merita l’edizione – la cosiddetta “aldina” – delle Epistole pubblicata, a Venezia, da Aldo Manuzio “il vecchio” il 15 settembre 1500, dopo accurate ricerche per l’Italia durate circa venti anni: «si trattò di un atto di fiducia – sostiene Nardi – e nello stesso tempo fu la sua risposta accorata ad un’istanza ormai diffusa di riforma religiosa […] “un oggetto librario di elevata e consistente dignità”», il cui corredo illustrativo riveste grande importanza. Le 353 lettere raccolte – contro le 31 dell’incunabolo bolognese del 1492 – costituiranno, inoltre, un punto di riferimento certo per le successive edizioni dell’epistolario cateriniano.
Sempre ai primi anni del Cinquecento risale anche l’edizione bolognese della Vita scritta da Jean de Pins (1505) – il meno noto tra i biografi di Caterina – che rappresenta il «pezzo più raro ed interessante» e pertanto meriterebbe appositi approfondimenti.
Non meno significative le iniziative editoriali successive, fino a raggiungere la monumentale edizione completa delle opere della Santa curata dal Gigli (inizi del sec. XVIII), passando per il delicato periodo della Controriforma e l’età barocca.
Nella mostra – curata con competenza, come il catalogo, da Mario De Gregorio ed Ettore Pellegrini – particolare attenzione è stata rivolta all’iconografia cateriniana nelle opere a stampa (dalle singole illustrazioni alla biografia figurata): grazie alla selezione effettuata è possibile cogliere l’evoluzione dell’immagine della Mantellata senese nei secoli, oltre alla varietà d’impiego degli attributi simbolici che ne permettono abbastanza agilmente l’identificazione.
Ad impreziosire il tutto, poi, una piccola sezione dedicata a sant’Agnese Segni, compatrona di Montepulciano, anch’essa domenicana, meno nota rispetto alla Senese ma ugualmente significativa (di cui Caterina Benincasa, sebbene di poco successiva, fu devotissima e, addirittura, diretta testimone di un celebre miracolo), il cui culto risulta ancora oggi molto sentito dalla comunità poliziana.
Possiamo dire, a conclusione, che da una brillante intuizione, basata su una fortunata “coincidenza” (come detto: 150° dell’Unità d’Italia-550° dalla canonizzazione della Vergine di Fontebranda, Patrona del nostro Paese), è nata una bella, originale iniziativa che intende, tramite l’amore, la venerazione e la contestualizzazione del libro antico, valorizzare il nostro territorio.
* Incipit dell’ “Inno nazionale a Santa Caterina da Siena Patrona d’Italia” (testo di P. Innocenzo Marini o.p. , musica del M° Mons. Fortunato Sderci; 1939)