In edicola "Le forme della violenza", relazioni umane che hanno come comun denominatore il potere e la violenza
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SIENA. (p. d.) Hanno gli occhi brillanti e luminosi, l’anima colma di ideali, sono capaci di amare appassionatamente e allo stesso tempo di correre sui i tacchi con le borse della spesa da una parte e le letture impegnate dall’altra. Equilibriste dello spirito sopra i fili dell’anima, sempre pronte a lottare per far emergere un raggio di sole fra le brutture di una società che sta smarrendo il senso reale dell’esistere. Sanno creare atmosfere degne dei migliori vini d’annata e sprigionano vitalità come papaveri che spuntano fra le pieghe di terreni apparentemente aridi. Puoi trovarle accanto al letto di un ammalato all’Hospice o intente a portare un sorriso a chi soffre nei luoghi più ameni; fra i terremotati o in mezzo agli ultimi.
E mentre chi non ha compreso il senso vero della vita, come dice Jeeg Gambardella ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, si perde sotto il chiacchiericcio e il rumore o fra le luminarie di una festa improbabile e infinita, loro, come Don Chisciotte, si accingono a difendere i deboli, a riparare i torti, a lottare per un pizzico di dignità e per riportare sprazzi di bellezza fra lo squallore disgraziato e le miserie di panorami sociali desolanti.
Queste donne hanno iniziato il loro percorso molti anni fa, tanto da poter affermare che il movimento femminista ha radici nel 200 a.C. fra le mura dell’antica Roma, quando veniva proibito alle donne di possedere più di mezza oncia d’oro, di portare vestiti particolari e di passeggiare in carrozza. Già fin da allora le donne riuscirono ad organizzare una manifestazione in piazza per difendere i loro diritti. Ma poco importa se Catone, che metteva in guardia gli uomini dal farsi calpestare dalla prepotenza muliebre impedi alla manifestazione di ottenere il risultato sperato. Ciò che é importante é cogliere il desiderio di emanciparsi di quella che viene definita l’altra metà del cielo.
Donne sempre pronte a ribellarsi al conformismo, alle brutture, alle ingiustizie, come secoli dopo fecero le suffragette supportate dall’esempio di Emily Davinson che si gettò sotto la carrozza del re per essere ascoltata.
Donne con caratteristiche diverse, che hanno combattuto in periodi storici, politici, sociali differenti e con situazioni familiari spesso agli antipodi, ma tutte unite e motivate da un grande sogno: quello di abolire per sempre la frase condizione femminile e la violenza patita. Alcune di loro hanno dato la vita per questo, altre sono state costrette a fuggire dalla loro patria, altre ancora, come Hedy Epstein, figlia di deportati di Auschwitz, si sono fatte arrestare per difendere la vita di altri esseri umani. Altre ancora come Santa Caterina da Siena hanno avuto la forza e il coraggio di recarsi ad Avignone per riportare il Papa Gregorio XI a Roma. E ancora altre che, come Antigone hanno sfidato la legge terrena per rispettare la legge Divina e dare degna sepoltura al fratello o che, come Olympe de Gouges, hanno avuto il coraggio di presentare al Governo rivoluzionario una Declaration des Droits des Femmes nella quale venivano richiesti per le donne tutti i diritti civili e politici. Queste donne che si sono passate il testimone nei secoli, hanno partorito idee nuove, arricchito il mondo di emozioni e amore e trovato soluzioni creative come è accaduto recentemente in Sudan.
É di questi giorni infatti la notizia che proprio in questo stato africano hanno dato il via al primo campionato al mondo di calcio femminile. Le donne hanno trovato un modo intelligente per eliminare le barriere che impedivano loro di togliersi il burqa e sono riuscite persino a mettersi in pantaloncini corti. Ecco dove possono arrivare le “femmine“ quando fanno squadra. Purtroppo la rarità oggi é far riuscire le donne a fare squadra.
Questo e molto altro nel libro: Le forme della violenza a cura di Paola Dei, con la prefazione di Franco Mariotti, una opera che tocca tematiche pregnanti. Un vasto scenario delle relazioni umane che hanno come comun denominatore il potere e la violenza.
E concludo con due bellissime citazioni; una tratta dal film Il colore viola di Steven Spielberg incentrato su personaggi femminili dove il regista tratta i temi della violenza, degli abusi sessuali, dell’incesto e del razzismo ma anche del coraggio delle donne. Il film é liberamente tratto dal romanzo di Alice Walker:
“Ascolta, Dio ama tutte le cose che ami tu – e anche un sacco di quelle che tu non ami. Ma più di tutto a Dio piace l’ammirazione.
Stai dicendo che Dio é vanitoso? Chiedo io
No, non è vanitoso. Vuole godersi le cose belle con noi. Io credo che Dio si incazza se tu, di fronte al colore viola di un campo di fiori, neanche te ne accorgi”.
L’altra frase è tratta da un brano di Vecchioni e Guccini ed esprime tutta la meraviglia che può sprigionare l’animo di una donna:
“Questa vita é una donna che ti ama come sei, questa vita é un amore che non ti tradisce mai…e se non potrai correre e nemmeno camminare t’insegnerò a volare…“.