di Augusto Codogno
SIENA. Un altro pezzo di storia perduta, un luogo ameno in una bellissima collina della Val d’Arbia di cui oggi rimangono soltanto due poderi diroccati.
Eppure un tempo fu assai importante, tanto da essere luogo fortificato con torre d’avvistamento ed avere una cinta muraria di difesa al cui interno non poteva mancare una chiesa dedicata (naturalmente) a San Lazzaro e dalla quale sicuramente il piccolo abitato prese il nome.
Per chi volesse fare un sopralluogo, è bene precisare che attualmente non è raggiungibile con l’auto, ma soltanto a piedi. A dire il vero una strada ancora ci sarebbe, ma una sbarra a Vescovado di Murlo, ne vieta l’ingresso.
La località è posta in un colle tra il torrente Sorra ed il torrente Stile (anticamente Schile) ed esattamente tra Radi e Sovignano. Più precisamente tra i poderi “Molinaccio” a nord e “Mirabello” a sud.
Il percorso più breve per arrivarci è quello di percorrere la strada sterrata che da Sovignano porta e finisce a Mirabello per poi proseguire a piedi.
LA STORIA DEL COMUNELLO E DELLA SUA CHIESA
La notizia più antica è del 1271 (Consiglio Generale n. 15 del 17/12/1271) e ci fa conoscere come in quel tempo la comunità di San Lazzarello fosse già presente ed autonoma.
La stessa cosa ci viene confermata anche nel 1274.
Il Comune di Siena infatti deliberò in questo anno l’invio di un “Rettore” a San Lazzarello.
Molto probabilmente già da tempo esisteva in questo luogo una chiesa ed addirittura una parrocchia come ci conferma (la notizia è solo di qualche anno successivo) l’esistenza di un tale Misser Sozzo, parroco di San Lazzarello nell’anno 1288.
Nel 1317 fu la volta di un altro parroco, Ser Giunta, sostituito nel 1333 da Ser Donato di Poppo e subito dopo (1334) da “Misser Arrigo di Vanni” che vi rimase almeno fino al 1342.
Intanto questa comunità, al tempo delle riforme amministrative di Siena, era stata inserita (1337) tra quelle appartenenti al Nono “Vicariatus Percene” (Percenna, vicino Buonconvento – dal volume “I Vicariati della Repubblica di Siena” in “Siena e il suo territorio” di M. Ascheri e D. Ciampoli).
I Vicariati furono costituiti dalla repubblica senese affinché avessero giurisdizione su “comune et homines” e San Lazzarello, scritto all’epoca “S.ti Laççarelli”, fu per molto tempo uno tra questi.
Qualche decennio dopo (1377) sappiamo che questo luogo era addirittura fortificato.
Siamo nel periodo nel quale tutto il territorio a sud di Siena venne duramente a contatto con le Compagnie di Ventura che devastarono le campagne, incendiando, rubando e prendendo in ostaggio bestie e uomini.
San Lazzarello risulta negli elenchi dei castelli e delle fortezze senesi a cui si vietava di “accogliere sbanditi” e viene identificato come “fortilitium Sancti Laççarelli” (Consiglio Generale 187, c. 67, anno 1377).
La stessa cosa e lo stesso divieto venne ribadito anche nel documento inviato da Siena del successivo 1379 (Consiglio Generale 189, c. 72).
Dopo aver provato che questo luogo era fortificato, qualche anno più tardi i documenti ci indicano anche la presenza di una torre difensiva a conferma dell’importanza che San Lazzarello doveva avere per la difesa dei suoi abitanti ed anche della repubblica senese.
Da una delibera del 1402 infatti (Consiglio Generale 200, c.146 del 24/12/1402) Siena chiede assicurazioni sulla custodia della Torre di San Lazzarello, così come fa con altri luoghi difensivi della zona.
Nel 1442 la chiesa non è più indicata come parrocchia, ma doveva comunque aver mantenuto una certa importanza se ne era rettore Messer Antonio del fu Baccio, canonico senese. La rinunziò solo nel 1497 in favore di Messer Domenico Alberti, cappellano del Duomo di Siena che vi rimase fino alla morte avvenuta l’8 marzo del 1513.
Nel 1489 il nostro “comunello” era passato sotto la giurisdizione del “Vicariato di Buonconvento”, insieme a tutta la zona circostante.
Nel 1532 (dal volume di M. Ginatempo in “Crisi di un territorio”), i comunelli erano soggetti alla cosiddetta “PRESTA DEL SALE”, una tassa straordinaria (ma che venne richiesta in numerose occasioni).
A San Lazzarello furono ben due i soggetti costretti a pagare un totale di 2 staia di sale.
Erano i tempi in cui era prete in questa chiesa Messer Andrea Gabbrielli di Montepulciano che vi rimase dal 1513 al 1537 e fu poi sostituito da Messer Girolamo da Sovana.
A metà del 1500 si perdono le tracce e le notizie di questa chiesa e dei suoi parroci.
Probabilmente tale fatto deve ricondursi alla guerra di Siena (1553-1555) che vide il piccolo comunello soccombere sotto i colpi dell’esercito imperiale e subire una pesante distruzione, come ricordano le cronache del periodo e specificatamente il “Diario di A. Sozzini”.
Siamo nell’anno del Signore 1554 e da questa cronaca (citazione a pagina 301) si evince chiaramente come andarono le cose: (le truppe imperiali) “abbruciorno San Lazzarello, tenuta di casa Tolomei, e simile il suo borgo”.
Ecco perché nel 1598 questa chiesa risultava già annessa alla vicina di San Giovanni decollato di Campriano. Entrambe entrarono a far parte della “pievania” di quella di Corsano.
Nel 1676, nonostante il ridimensionamento, esisteva ancora il nostro piccolo comunello, tanto che fu visitato insieme a tutti gli altri della zona, dall’auditore Bartolomeo Gherardini, per un censimento che fosse utile a fare un quadro più chiaro dei territori amministrati e facenti capo a Siena.
Estratto della Visita fatta dall’ illustrissimo signor Bartolomeo Gherardini Auditore Generale in Siena nel 1676 (ASS, ms. D. 83, cc.15ss):
“Il Comune di S. Lazzerello che consiste in poderi numero 2 et in essi vi sono Anime 25, de quali maschi 17, femmine 8, da comunione 9, che non si comunicano 16. Vi si semina grano moggia 8, se ne ricoglie 32. Vino some 700, olio niente. Paga all’ Opera, alla Biccherna, a Conservatori”.
Nel 1692 (ASS fondo Quattro Conservatori 1894, dati relativi all’ anno 1692), la proprietà di San Lazzarello risulta essere dell’Opera del Duomo di Siena, con una rendita di 84 scudi.
Nel 1767, la comunità e la piccola chiesa facevano ancora riferimento alla vicina chiesa di Campriano dove il parroco, Giuseppe Pianigiani, come tutti gli anni redigeva lo “Stato delle Anime”, una sorta di censimenti dei suoi parrocchiani.
Dai suoi dati emerge che la comunità di San Lazzarello era ormai ridotta a tre famiglie, per un totale di 27 persone.
I tre capofamiglia in quell’anno erano:
Marco Tarquini, ammogliato, di professione “mezzaiolo” (mezzadro), di anni 64
(Donna Domenica, moglie, la quale “fila e attende al podere”, di anni 60). Abita con i nipoti Bernardino, Vincenzo, Angelo, Giuseppe, Francesco, il cugino Giovan Battista ed i suoi figli, quasi tutti ammogliati.
Pavolo Savelli, di anni 46, ammogliato con Chiara Stella (44), di professione mezzaiolo, con i figli Rosa, Angelo, Teresa, Domenico e Niccolò.
Ansano Nardi, di anni 36, ammogliato con Orsola, di professione “attende al podere” ed abita con la sola figlia Bartolomea di anni 12.
Questi erano i ventisette abitanti di San Lazzarello che, nonostante la scarsissima popolazione, amministrativamente continuava ad essere un comunello.
Nel 1777, con Regolamento Granducale del 2 Giugno dello stesso anno, furono aggregati alla Comunità di Buonconvento moltissimi “Comunelli”, tra i quali il nostro.
Nel 1809, con la nascita del Comune di Monteroni d’Arbia, l’area nella quale si trovava San Lazzarello fu oggetto di disputa tra Monteroni e Murlo ed alla fine, mentre Campriano passò con Murlo, San Lazzarello rimase nel territorio monteronese.
