SIENA. Come suggerisce inequivocabilmente il toponimo, San Donnino fu una antichissima chiesa posta su di un poggio ai piedi della quale scorre da una parte il Torrente Sorra e dall’ altra il Torrente Fusola suo tributario. Alla sua storia fu legato inevitabilmente anche il destino del podere ad essa annesso che, con lo stesso nome, ha vinto la sua battaglia contro il tempo giungendo fino ai nostri giorni e diventando, dopo un attento e sorprendente restauro, un noto agriturismo. Il podere, che ancora oggi mostra i segni architettonici medievali, come le cosiddette “scarpe” in entrambi i lati ed antichi archi caratteristici, nasconde al suo interno qualche sorpresa. La chiesa di San Donnino era ritenuta dagli anziani del luogo, ubicata ad un centinaio di metri dal podere, su di un poggettino su cui sappiamo essere stato certamente un piccolo cimitero e dove sono visibili ancora le tracce murarie di una piccola cappella. Questa chiesetta, o piccolo oratorio, fu creduta in tempi più moderni, essere quella antica e più importante di cui i documenti medievali accennano numerose volte. Questa pure era l’ opinione di Don Merlotti, autorevole conoscitore della storia delle parrocchie suburbane, che lo scrisse nel 1881. Potrebbe invece, la chiesa suddetta, con qualche probabilità, essere nel tempo stata inglobata dal Podere stesso, visto che nei lavori di restauro del predetto sono emersi elementi architettonici come preselle e giganteschi archi che potrebbero avvalorare questa nuova ipotesi.
LA STORIA
Nel 1071 (Legato Bichi Borghesi, Agosto. Ind. 9. D. 0,61 0,26) ne diventa proprietario il Monastero di Montecelso per una donazione di tale Bernardo del fu Gherardo alla sua “Abbadessa”. Le monache diventano così proprietarie sia della chiesa che delle sue pertinenze presso il fiume “Surra”.
Nel 1079 anche Guazio del fu Baroncello dona al monastero di S. Maria a Casciano, alcuni beni tra i quali delle pertinenze che possedeva a San Donnino.
Nel 1193, l’Ospedale di Siena, tramite Incontrato di Giovanni Incontrato, riceve in donazione alcuni terreni in questa località. Nello stesso atto, egli dona anche il giuspatronato che aveva relativo alla chiesa di S. Donnino alla chiesa medesima. Nel giro di breve questo personaggio diventerà il Rettore dello stesso ente ospedaliero oggetto della donazione.
Nel 1210 si parla di San Donnino come “Distretto” e sempre nello stesso anno tale Vivolo e suo figlio Geranio vendono alcuni pezzi di terra al nuovo Rettore del Santa Maria della Scala (Vinceguerra).
Altre pergamene (1212, 1213, 1219,1253) parlano di San Donnino come luogo abitato.
Nella Tavola delle Possessioni del 1318 (TP 77, c.22r), la Chiesa di S. Donnino risulta essere di proprietà della vicina Pieve di Corsano e quindi dei Canonici del Duomo.
Ma S. Donnino è’ addirittura sede di comunità poiché nel 1334 è tenuta a pagare a Siena la sua parte del “pallio” per Santa Maria d’Agosto ed a corrispondere per quell’anno “1 cero di peso libre 2 et once 2 di cera per i fiori”
Nel 1350 il Pievano di Corsano, Don Deo di Francesco Malavolti, canonico senese, dà in affitto per tre anni la Pieve stessa ed i suoi beni a Don Giovanni de’ Sinigaldi di Arezzo, medico e cappellano del Papa ed in quell’ anno Pievano della Pieve di Toiano nella diocesi di Volterra. Il prezzo stabilito che il nuovo Pievano pagherà, in censo o pensione, sarà di ottanta fiorini d’oro annui da corrispondere ogni festa di Tutti i Santi. Quindi, assegna ad esso tutte le terre, possessioni, poderi, case, vigne, e decime con ogni altro provento, compresa la chiesa di San Donnino con i terreni da essa posseduti appartenente direttamente alla Pieve di Corsano ed alla sua mensa. Don Giovanni però, si assume l’ onere di mantenere Cappellani e “Cherici” in ambedue le chiese (Corsano e San Donnino), per assolvere “bene” il servizio spirituale dei due popoli.
Nel 1437 la chiesa appartiene ancora ai canonici della Cattedrale di Siena. Gli stessi canonici, in quell’anno, avevano commissionato a Jacopo della Quercia un bassorilievo raffigurante “La Madonna col Bambino”, S.Antonio Abate e il Cardinale Casini. A causa dei lavori di modifica fatti alla cattedrale di Siena tra il 1475 e il 1513, quando cioè il Pinturicchio fece demolire l’ altare del Duomo per collegare la cattedrale alla libreria Piccolomini, l’opera fu rimossa, trasferita e collocata nella chiesa di San Donnino, che era, come abbiamo detto, degli stessi canonici.
Nel 1584 era già in cattive condizioni economiche in quanto la messa vi veniva celebrata solo nei giorni festivi dal pievano di Corsano (prima Clemente e poi Emilio Ugurgieri) e quindi non aveva più un parroco fisso, così come risulta anche da un visita del Cardinale Tarugi nel 1598. Ulteriori visite apostoliche del 1602 (sempre Tarugi) e 1604 (Rev. Marzocchi), confermano le precarie condiziobne dell’edificio religioso. Nel 1692 il Podere accanto alla chiesa risulta appartenere al Cavalier Buonsignori, ma la chiesetta appartiene ancora alla Mensa di Siena.
Nel 1815 Niccolò Buonsignori chiede l’ acquisto della chiesetta in quanto confinante e proprietario del podere accanto alla suddetta. La richiesta viene inoltrata al Vescovo tramite il Pievano di Corsano, ma la proprietà interessa nello stesso tempo anche la famiglia Sansedoni, come si vede dalla missiva inviata da Corsano il 14/Aprile 1815 alla Cancelleria del Vescovo di Siena scritta dall’ allora pievano G. Cortecci.
Nel 1972 (da “Corriere della Sera” 27/09/1972, articolo di C.Brandi”), San Donnino ritorna alla ribalta della cronaca nazionale in quanto il bassorilievo di Jacopo della Quercia, finito in una collezione privata, viene definitivamente collocato al Museo dell’ Opera del Duomo di Siena.
Sembra infatti che la lunetta di Jacopo della Quercia fosse, agli inizi del secolo, ancora nella cappelletta vicino al podere, ma successivamente rubata e poi ritrovata molti decenni dopo in una collezione privata. Finalmente nel 1972 l’opera ritornò a Siena.